Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1981
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478
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478
Libri e periodici
Nel secondo tomo della serie Belcredi una considerevole parte delle sedute è naturalmente dedicata alla guerra contro la Prussia e alle trattative per rarmistizio. Durante la guerra vengono prevalentemente discussi gli affari correnti, materie come la sorveglianza delle ferrovie, il funzionamento del telegrafo, il finanziamento delle operazioni belliche. Anche dalle sedute ministeriali emerge però, come osserva Engel-Janosi, la fondamentale debolezza dell'Austria nel '66: di fronte a Bismarck, risoluto e ben consapevole dei suoi obiettivi, sta una classe dirigente austriaca quanto mai incerta e esitante. Tra gli esempi più significativi di questo disorientamento austriaco sono le patetiche parole con le quali Francesco Giuseppe raccomanda ai ministri il mantenimento del segreto sul trattato con la Francia per la cessione del Veneto: L'esercito in Italia deve combattere per qualcosa che neppure il suo più eroico coraggio potrebbe più salvare . In un'atmosfera carica di tensione si svolgono le sedute, immediatamente successive alla battaglia di Sadowa, del 4 e del 9 luglio 1866, dai cui protocolli risulta che la classe politica austriaca temeva l'occupazione di Vienna. (Bretlner-Messler rileva con giustificato rammarico la perdita della minuta del protocollo del 4 luglio, che avrebbe potuto rendere con ancora maggiore immediatezza il senso di smarrimento dei ministri alla notizia della sconfitta).
Per quanto riguarda i rapporti con l'Ungheria, dai protocolli emerge l'indebolimento della posizione di Belcredi di fronte all'ascesa di Beusl, che nella seduta del 1 febbraio 1867 dimostra di avere tutto il sostegno dell'imperatore per la sua tesi favorevole ad un rapido Ausglecch. (L'orientamento di apertura verso l'Ungheria trapela anche da una seduta dedicata al sovvenzionamento della ferrovia di Alfold: contro la tesi del ministro delle finanze Larisch, che considera inconcepibile il finanziamento pubblico per una ferrovia situata in un paese che rifiuta di pagare le imposte, prevale la voce di coloro che auspicano un gesto distensivo).
Di particolare interesse per il lettore italiano è il protocollo, già pubblicato da Angelo Filipuzzi, della seduta del 12 novembre 1866, nel corso della quale l'imperatore espone i famosi propositi snazionalizzatoti nei confronti degli italiani rimasti in Austria dopo la guerra del '66. La documentazione qui presentata non offre elementi nuovi per un'interpretazione delle reali intenzioni dell'imperatore. I temi trattati nella seduta hanno un seguito in alcune misure governative, ma d'altra parte si assiste anche a provvedimenti di clemenza nei confronti di ' agitatori ' italiani.
Fonte che non offre novità sostanziali sui più importanti nodi storici della monarchia austriaca, i protocolli sono però ricchi di dati che integrano la nostra conoscenza di questi grandi problemi e soprattutto di preziosi dettagli sul funzionamento del sistema burocratico, amministrativo e finanziario asburgico. Anche le personalità di alcuni ministri, come Thun e Komers, assumono una fisionomia più precisa e meglio definita dopo la lettura dei verbali del consiglio dei ministri. I saggi introduttivi e tutto l'apparato critico agevolano l'inquadramento storico dei documenti, la cui edizione vale la pena ripeterlo è curata con scrupolo esemplare.
ANGELO ARA
BIANCAMARIA FBABOTTA, Carlo Cattaneo; Lugano, Edizioni Ticino Nostro, 1971, in 8, pp. 446. L. 3.000.
Per dare una immagine del posto occupato da Cattaneo nella storia della nostra cultura, basti rammentare il giudizio di Roberto Ardigò che quasi contemporaneamente alla dura critica gentiliana degli inizi del nostro secolo, tendente a presentare lo scrittore milanese privo di mentalità filosofica poneva il nostro autore a compimento della scuola romagnosiana e tuttavia privo, egli stesso, di seguaci che ne continuassero le idee.
Sostenitore instancabile dei diritti della ragione, Cattaneo prese su di sé, infatti, l'onere di continuare una corrente di pensiero ben oltre i limiti storici entro i quali aveva goduto degli interessi e del riconoscimento generali; isolato, in parte, nella sua stessa epoca, nella quale lottò, insieme ad una ristretta frangia della nostra cultura, per l'affermazione di un pensiero laico, critico e libero da ogni dogmatismo, gli toccò la sorte di