Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1981
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Libri e periodici
era Mazzini ed a luì, nell'unica lettera direttagli che sia giunta fino a noi, faceva osservare 1*1 settembre 1854 che il momento favorevole per insorgere deve esser dimostrato al Paese, non imposto; deve l'azione essere il risultato della volontà comune, non un atto di obbedienza alla voce di uno o più capi; e deve tradursi in un fatto serio, imponente, capace di inspirar fiducia a tutti, non in piccoli movimenti sconnessi e isolati . Proprio come il Macchi delle Armi e le idee,*) alla strategia mazziniana dell'azione ad ogni costo Mazzoni contrapponeva quella della preparazione, una preparazione non estesa però a tutte le forze politiche attive (coi possibilisti non accettava compromessi di sorta) ma limitata ai soli veri repubblicani e finalizzata alla creazione di un ristretto gruppo dirigente, una a piccola falange compatta ed intelligente (p. 230), la sola capace di imporre quel progetto che venendo da lui, ex triumviro della Toscana rivoluzionaria, non poteva non prevedere che la soluzione della questione istituzionale fosse demandata ad una assemblea costituente nazionale.
Semmai ci sarebbe da rilevare che questa sua proposta di formare una élite tendeva più che altro a circoscrivere entro termini più sopportabili il ruolo egemone autoconferitosi da Mazzini e a porre in discussione alcune sue istanze (specie quella religiosa) non da tutti condivise. La sua convergenza sulle tesi dei dissidenti non si spingeva oltre questi punti particolari e soprattutto si diversificava nell'obiettivo, che per Mazzoni era quello di dare una direzione collegiale alle lotte laddove i dissidenti predicavano il federalismo e, come sostiene Adami, puntavano scopertamente alla liquidazione del m azzini anesimo con il dichiarato intento di sostituirsi a Mazzini... (p. 108).
Ma lo studio di Adami non è tutto in questa analisi: dall'esame attento della corrispondenza con Atto Vannuccii G-. B. Gironi, Jacopo Martellila in parte edita a suo tempo da Francesco Rosso ma in parte sparsa negli archivi di mezza Toscana o in quello del Museo centrale o nel milanese Museo del Risorgimento2) viene fuori il Mazzoni degli anni giovanili e della prima maturità, quello che conclude il primo ciclo della sua esistenza con la milizia giornalistica nella redazione dell'Alba e quindi con la partecipazione al triumvirato con Montanelli e Guerrazzi. Nella ricostruzione di questo periodo Adami si serve di Mazzoni come di un osservatorio per l'esplorazione di una realtà più vasta, tanto che, come sottolinea Luigi Lotti nella sua Prefazione, questo saggio si configura come a un autentico contributo storiografico alla comprensione delle vicende toscane nel Risorgimento (p. XXV).
Del periodo dell'esilio parigino (e, dal 1858 in poi, spagnolo) ho già detto: è il cuore di questa ricerca, e non solo materialmente, perché a me sembra che il Mazzoni che ai primi di agosto del '59 torna in Toscana e prende a muoversi negli ambienti dei delusi del federalismo e critica Mazzini per l'ossequio strumentale da questi reso alla (.'unzione unitaria della monarchia (ma proprio lui, Mazzoni, si troverà dopo poco a collaborare alla Nuova Europa, un periodico finanziato coi fondi governativi) e più tardi farà il suo ingresso nella Fratellanza bakuniniana con il ruolo di esaminatore degli adepti, a me sembra, dicevo, che questo Mazzoni abbia perso, rispetto all'antico, qualcosa del suo smalto, anche in considerazione del fatto che, dopo tutto quel suo ingenuo sforzo di voler stare più a sinistra di tutti, il vecchio repubblicano andrà a sedere nella più monarchica delle istituzioni dello Stato, il Senato. Dove terminerà i suoi giorni come muto spettatore di un'attività per cui non lo avresti mai detto preparato; e muto del resto era rimasto durante le tre legislature che dal '70 al '76 lo avevano visto partecipare ai lavori della Camera con un'aria vagamente disgustata alla quale finisce per credere anche Adami quando, per difenderne a tutti i costi la coerenza e ribattere a chi in passato aveva ironizzato sulla sua riluttanza a prender la parola, sostiene che. il suo silenzio [...] era dovuto ad una scelta consapevole, come a significare il suo netto rifiuto nei confronti del sistema angusto e conservatore che si era imposto al governo del paese (p. 53): che è un modo piuttosto
t) Torino, Tip. Subalpina di G. Pelazza, 1855.
3 Adami parla di Carte Mazzoni per tutti i fondi da lui consultati: in realtà le sole carte che si possono indicare col nome dell'ex triumviro sono quelle depositate nella Forteguerriana di Pistoia.