Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1981
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487
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Libri e periodici 487
significato di un convegno dedicato ad una figura centrale nella vita religiosa, ecclesiastica e civile del Mantovano nell'Ottocento. Ad una nostra relazione generale sui caratteri e sull'evoluzione della società nel secolo XIX (scrìtta con l'intento di delineare lo sfondo ed il clima degli eventi che sconvolsero uomini e tempi) fanno seguito alcuni importanti contributi sui Quali ci sembra opportuno soffermare l'attenzione non solo per l'interesse di nuovi apporti documentari, ma soprattutto per l'insieme di rapporti e nessi che vengono precisati tra mons. Martini, Roberto Ardigò ed altri uomini di cultura e di religione della penisola. Se don Pecorari, ad es., ricerca le radici culturali e gli orientamenti teologico-ecclesiali del clero mantovano, e don Giglioli illustra la vita religiosa a Mantova, e Traniello si sofferma sulla spiritualità di mons. Martini, altri studiosi parlano di clero e ordinazioni, di clero intransigente e liberale, di conciliatoristi lombardi ecc.; a nostro avviso la relazione di Giovanni Landucci merita particolare interesse per la ricchezza dei riferimenti, l'ampiezza della documentazione, il gusto analitico nell'esame dei singoli problemi affrontati, nel delineare i rapporti tra mons. Martini e Roberto Ardigò. Seguendo la vita e gli scritti di alcune figure del clero mantovano (dal Pezza-Rossa al Tazzoli, dal Bosio all'Avignone, dal vescovo Corti al Paglia), il Landucci riesce a delineare il clima spirituale esistente nella diocesi durante il trentennio dal 1840 in avanti, a illustrare degnamente l'operosa carità di mons. Martini, la formazione e la conversione di Ardigò dal platonismo giovanile al positivismo, le crisi del clero mantovano; seguendo tutta la trafila dello studio e dell'insegnamento dell'Ardigò dagli anni del seminario fino alla cattedra di Filosofìa, alla collaborazione ad importanti riviste italiane e straniere, alla corrispondenza con Villari, all'uscita dalla Chiesa, il Landucci ricostruisce non solo l'itinerario spirituale e culturale dell'Ardigò, ma coglie con documentata e finissima analisi psicologica i rapporti tra un uomo eccezionalmente ed eroicamente buono (mons. L. Martini) e l'ingegno più bello del clero mantovano (Ardigò), in un dialogo continuo tra due anime elette.
RENATO GIUSTI
AUGUSTA MOLINARI, ROBERTO SINIGAGLIA, S. M. Stepnjàk Kravcinskij, Un rivoluzionario russo tra populismo e terrorismo (Miscellanea storica ligure, Università di Genova, Istituto di Storia Moderna e Contemporanea, nn. 1-2, a. XI (1979); Firenze, La Nuova Italia, 1979, in 8, pp. 375. S.p.
I saggi della Molinari e di Sinigaglia, rispettivamente S. M. Stepnjàk Kravcinskij; un rivoluzionario russo tra gli internazionalisti italiani (pp. 1-152) e S. M, Stepnjàk Kravcinskij nella Russia prerivoluzionaria (pp. 153-375), appartengono a pieno tìtolo a quel filone di studi sull'esperienza del populismo e dei populisti russi sistematicamente trattata, in Italia, da Franco Venturi1) e più in generale a quello dei rapporti italo-russi lo studio dei quali ha trovato nuovo impulso in recenti lavori.2)
Kravcinskij (Novyi Starodub 1851-Londra 1895) completò gli studi presso l'Accademia militare Aleksandroskaja di Mosca e quella di Artiglieria di Pietroburgo nel 1870. In questo ambiente si avvicinò ai problemi sociali della Russia e a quelli più generali della rivoluzione. Accettò le posizioni di Bakunin circa l'individuazione della classe dei contadini poveri come soggetto rivoluzionario per eccellenza, della propaganda con i fatti, del rapporto avanguardia-massa nel processo rivoluzionario. Come molti altri populisti K, riteneva essere la presenza di leaders forti ed energici a determinare l'avvio dei rivolgimenti necessari per qualsiasi cambiamento sociale. Con questo spìrito entrò a far parte del gruppo dei Cajkovcy del quale facevano parte, tra gli altri, G. A. Lopatin, F. V. Vol-konskij, P. A. Kropotkìn, S. Perovskaja. Ne divenne, in breve tempo, uno dei più attivi propagandisti (1872-1873) e ne segui il destino, comune a larga parte dei populisti, e cioè
1) FRANCO VENTURI, Il populismo russo, Torino, 1952, 2* ed., Torino, 1972.
2) Cfr. ANGELO TAMRORRA, Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917', Roma-Bari, 1977; ANTONELLO VENTURI, Rivoluzionari russi in Italia. 1917-1921, Milano, 1979.