Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1981
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pagina
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491
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Libri e periodici
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sullo responsabilità delle vicende di fine secolo, vicende ricche di ripercussioni e di aperte conseguenze. Ricorda, e il ricordo non è inutile, le a forme violente e non di rado aberranti in cui la protesta sociale si era andata manifestando su scala internazionale durante l'ultimo decennio del secolo e ridimensiona le accuse mosse all'esecutivo in occasione del ed. ostruzionismo parlamentare dell'estrema sinistra.
Ora, per passare dal problema politico generale a quelli particolari, personali e di schieramento, accorte e mai sbilanciate risultano le pagine su Sonnino, nel quale vengono rilevati, accanto alla vaghezza di certe esposizioni, la puntualità, la sensibilità e il rigore, sui cattolici nel loro dimoile accostamento allo Stato e sui socialisti, visti tanto nella generosità degli slanci e degli impegni quanto nella frenante consistenza dei loro scrupoli ideologici. A Giolitti è riservato naturalmente uno spazio proporzionato al peso della figura, ma l'analisi della sua personalità, del suo programma e del suo potere si svolge lontana da abbaglianti apologie o da irritanti censure. Almeno in questo volume, definito dall'autore introduttivo, il giudizio sembra tenuto su limiti di uno sobria sufficienza, in cui innegabilmente le luci prevalgono, pur attenuate, sulle ombre ed i pregi fanno mettere da un canto, ma non fanno dimenticare i difetti. 11 tema politico è, però, composto (senza esserne determinato) anche dai temi economici, quelli dell'industria e dell'agricoltura e quello tutto italiano, con una componente sociale almeno di pari peso, della ce questione meridionale .
Viene largamente esaudito l'intento, manifestato in ripetute occasioni, di puntualizzare, rivedere, rettificare se non addirittura ribaltare i molti, troppi clichés di maniera sostenuti a più riprese su un periodo, reso estremamente fluido dagli ammodernamenti industriali e dalle conseguenti scosse subite dal paese nella sua economìa. Le preoccupazioni, le perplessità, le polemiche affermazioni sullo sfruttamento capitalistico, sull'enormità dei profitti e sul disquilibrio sociale, stridente e traumatizzante, non sono respinte in una acritica e grigia lode ce temporis acti , ma discusse e talora accettate e più spesso ridimensionate con motivazioni, nella massima parte dei casi adeguate e corrette, in cui la sociologia si coniuga, senza soffocarla, con la realtà storica.
L'analisi di Aquarone, in verità, si fa davvero stringente, nel momento in cui definisce la funzione dello Stato nell'economia su queste basi: esso non è una entità individuale dalla personalità ben definita e coerente nel tempo, dotata di una volontà univoca e chiaramente precisata in tutti i suoi elementi ed obiettivi; ma un fascio inestricabile di istituzioni e di uomini, di ordinamenti legislativi e procedure burocratiche, strumento di dominio delle classi dirigenti su quelle subalterne, ma anche luogo di mediazione di forze sociali ed interessi, distinti e contraddittori. La sua volontà , come i risultati della sua azione, non sono e non possono mai essere del tutto lineari e perfettamente complementari .
Il problema dell'agricoltura è esaminato al riparo da comode e fuorvienti formule ideologiche, ferma comunque la considerazione sulla frattura tra le strutture delle due aree nazionali, basate nel Nord sulla azienda razionale, nel Sud su oc un sistema che aveva la sua vera cellula nell'uomo singolo, contadino senza terra o piccolo proprietario che fosse . In tre frasi può essere colto, nei suoi connotati salienti, il giudizio di Aquarone stilla a questione meridionale e sul a meridionalismo . Chiave di un discorso, fatto in ripetute occasioni per costruire dopo aver confutato, è la spiegazione sulla generale inferiorità economico-sociale del Mezzogirono . Essa costituiva un fenomeno ben più profondamente radicato e complesso del semplice ritardo nel processo di industrializzazione, e in questo fenomeno si esprimeva l'intera realtà meridionale nella integrazione a processo circolare di tutti i suoi sspetti strettamente correlati .
D'altro verso, rammenta Aquarone per ribattere un tasto su cui si è insistito in questi anni, a nel suo complesso... lo sviluppo economico del Nord era funzione dell'andamento generale dell'economia internazionale, della domanda ed offerta di capitali e di merci provenienti sia dall'estero che dalle stesse regioni settentrionali, ben più che di un preteso sfruttamento sistematico del Sud secondo un modèllo * coloniale ' .
L'affermazione sulla cultura meridionalistica è amara, ma appunto perché tale, a maggior ragione non può essere taciuta oggi, di fronte ad un Mezzogiorno, intatto e cristallizzato nei suoi limiti sempre più cronici e nelle disfunzioni mutate solo formalmente.