Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1981>   pagina <493>
immagine non disponibile

Libri e periodici 493
complessa realtà storica, senza cercare di sminuirne il ruolo da una parte o di cercarne impietosamente le carenze, le presunte miopie politiche, il perché di quelle che si consi­deravano continue sconfitte del movimento. Alla base di questa particolare posizione dei socialisti c'è, per Ugolini, la realtà di un partito che si trovò sempre oc ad essere Volterò pars rispetto alla forza al potere (p. 11), agli inizi della sua esistenza quale antagonista della borghesia egemone, poi quale primo obiettivo polemico della borghesia super partes del periodo giolittiano, in seguito come nemico principale del fascismo e, negli anni cin­quanta, quale oppositore del partito cattolico.
Oggi, in una diversa realtà nazionale ed internazionale, i socialisti cominciano a guardare alla loro storia in un'ottica completamente nuova, finalmente consapevoli di aver sempre svolto un ruolo non trascurabile legato a quello di tutte le altre forze in gioco e non scindibile per un esame isolato, che non è sicuramente storico e forse neppure politico (p. 12).
ANNA MARIA ISASTIA
ALBERTO M. GBISALBERTI, Ricordi di uno storico allora studente in grigioverde (Guerra 1915-18); Roma, Fondazione <cM. Besso , 1981, in 8, pp. XLT-313. F.c.
Questi ricordi sono un libro di notevole interesse storico non soltanto per il contri­buto di notizie e di informazioni intorno alla vita di trincea, ma anche, e oserei dire soprat­tutto, per la luce che essi gettano in modo assai originale sulla esperienza di guerra di un uomo (giovane) di cultura. La storiografia sulla grande guerra ha annoverato numerosi la­vori intorno alla vicenda degli esponenti della cultura nazionale che presero parte diretta ai combattimenti : gli stessi intellettuali protagonisti sopravvissuti hanno molto spesso raccontato la a loro guerra. Ma, se si eccettuano rari casi, la documentazione a nostra disposizione e pertanto poi la storiografia ci ha presentato prevalentemente la vita in grigioverde di letterati, gli intellettuali per così dire professionisti o per essere in argomento in servizio effettivo, mentre ha lasciato più in ombra quei numerosi intellettuali non professionisti, di complemento, che hanno peraltro costituito non piccola parte della forza militare e morale dei quadri del nostro esercito combattente.
Questo libro giunge pertanto assai opportunamente ad offrirci una preziosa testimo­nianza di un uomo di cultura, poi entrato in servizio permanente effettivo quale professore universitario e quale storico, ma allora semplice, se pur vivace e promettente, militante volontario della cultura. A me pare anche tempestivo poiché le sue pagine riportano, a chi ben le medita, la nostra riflessione storica intorno a quel nodo essenziale della nostra Italia contemporanea, dopo tante e preziose analisi sul dissenso e sulla opposizione alla guerra, ad interrogarci sul tipo di motivazioni morali e culturali che sorressero lo sforzo inaudito di una generazione, la quale nella guerra credette, pur non concedendo un totale consenso, la visse e la condusse non dall'alto a buon fine. H Pentacoenobium. cosi vivacemente descritto questa specie di club di sfida al nemico ed a se stessi non fu una pianticella isolata, sbucata fuori stagione tra la neve dello Sleme: forse non ve ne furono altre identiche, ma quanto dell'impegno etico di quei cinque e più giovani ufficiali dovette manifestarsi in gruppi spontanei e fuggevoli, individui isolati, ma parte­cipi di analogo spirito. Certo, lo sapevamo e non solo dal libro dell'Omodeo che moltissimi ufficiali portavano in trincea insieme con un senso speciale di patriottismo anche i segni e gli strumenti tangibili della loro cultura: innumerevoli tascabili, classici della letteratura, della storia, della poesia del nostro paese, hanno accompagnato le soste for­zate e sorretto l'animo nelle azioni belliche dei nostri ufficiali. Lo sapevamo, così come sapevamo, forse un po' meno, che altrettanto avveniva dall'altra parte, fra gli austriaci, come testimoniano i libri trovati in tasca a prigionieri o a caduti avversari.
Certo non si può a questo riguardo parlare di una lotta fra due culture, di due borghesie contrapposte: forse, per quanto ci spetta, non abbiamo a sufficienza valutato il peso, nei drammi della storia italiana, del ricorso alle radici culturali della nostra tradizione.