Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1981>   pagina <495>
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Libri e periodici
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gli austrìaci (impietosamente ma solo di passata additati come gli autre... chiami) quanto piuttosto per l'Italia.
Lo straordinario di questo libro è poi rappresentato dal fatto che il legame col Risor­gimento e con le proprie radici culturali passa attraverso la figura del padre, di GibigL Gibigì è protagonista al pari dei commilitoni, anzi più di essi: benché la corrispondenza tra figlio e padre sia pressoché tutta in un senso dal fronte a casa , è tale lo stile di essa, il riflesso di un rapporto vitale e culturale fra i due, che anche il padre è in grigioverde. Certo non è fatto consueto che le memorie di guerra celebrino il protagonismo di un familiare: eppure è fatto che sotto il profilo storiografico apre un altro punto di osservazione, quello del peso o se si vuole del ruolo delle famiglie nel comportamento di guerra. Qualche cosa in questa direzione è stato scritto per la parte del dissenso (intorno ai movimenti antibellici o pacifisti all'interno, a manifestazioni di donne, all'influsso della corrispondenza da casa), pressoché ignorata invece, salvo alcune grandi eccezioni (i Garrone) è la relazione fra il patriottismo quotidiano delle famiglie e l'esperienza del fronte. In particolare la figura del padre è connessione con ima cultura, una tradizione ed insieme una verità di vita: Ghisalberti senior si propone qui come personaggio singolo ma anche come simbolo che induce a riflettere criticamente. Non è più come un testo di scuola, un libro di impegno politico, una pagina letteraria, fonti che hanno scosso i sentimenti e sorretto parte degli interventisti; è mi sia consentito un testo di vita che supera di gran lunga lo stesso ambito culturale per segnalare altre radici del rapporto fronte-patria.
Pur nel ritegno verso gli aspetti crudeli della lotta, anche sull'andamento delle ope­razioni questi ricordi portano una testimonianza precisa. Dei tre fronti Sleme-Mrzli, Alti­piani, Carso, soprattutto i primi due sono a mio giudizio significativi in queste pagine. Infatti per il tratto a Sud del M. Nero e oltre Isonzo, poche sono le memorie di guerra italiane nelle quali gli aspetti quotidiani emergano con chiarezza: pare quasi che quel tratto disgraziato, che poi l'avanzata austro-tedesca nel '17 taglierà fuori, abbia avuto cattiva sorte anche nei ricordi. Qui invece l'andamento geografico, la speciale situazione delle linee, la fragilità di un abbarricarsi ad una montagna non parte di un sistema, con alle spalle un fiume in profondo, la stranezza dell'orizzonte bellico, tutto è filtrato ma ben rap­presentato dalle piccole azioni, dalle sede del Pentacoenobium, e dalla morte apparente­mente non brutale ma terribilmente traditrice. Lo Sleme-Mrzli richiese (e qui è assai chiaro) un grande sforzo di giustificazione di quella guerra: risposte difficili e di natura diversa dai terribili perché del Carso, ove tuttavia minore spazio vi era per il ragionamento.
Trasferito con mezzi oc propri per arginare l'offensiva austriaca dal Trentino, il reggimento dell'autore partecipa alla resistenza efficace: le notazioni sono rapide ma chiare; interessante la solidità delle truppe nonostante l'improvvisa dislocazione. Emerge tutta la forza del quotidiano nel conflitto. E dalle grandi vicende (compresi i grandi drammi di debolezze di capi e gregari su quel fronte) siamo collocati qui in mezzo a uno sforzo di volontà compiuto con tranquillità: forse anche Lussu non avrebbe disdegnato di apprezzare pagine come queste. Ci sono fili comuni.
Ma il volume lascia intravedere soprattutto una storia personale che si intreccia quasi naturalmente a quella guerra: torna prepotente oggi in queste pagine l'esigenza della biografia che umanizzi e riassuma nel concreto le linee portanti dei grandi eventi personali e nazionali. Questo è così anche un contributo metodologico per attraversare, aiutati dai fili conduttori delle storie personali, la grande vicenda di una generazione dell'Italia contem­poranea: gli eventi dei sopravvissuti e dei caduti intorno all'autore sono come tanti righi paralleli più o meno protratti, ma il cui disegno globale può essere colto nell'insieme e proprio nelle piccole cose disegnate nei tratti più minuti. Se c'è un auspicio da esprimere é che l'autore passi a narrarci l'impatto della sua cultura, allora di complemento, con la tecnica delle armi più moderne (e del movimento) e comunque che i lettori intanto sap­piano leggere in questo libro tutta una storia ben oltre le trincee e quegli anni. Così almeno l'ho letta io.
ALBERTO MONTICONE