Rassegna storica del Risorgimento

MOSCATI RUGGERO
anno <1982>   pagina <3>
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RUGGERO MOSCATI
(1908-1981)
La passione storica fu nativa in Ruggero Moscati. Si rivelò in lui già quando era ancora giovanissimo; e lo portò a manifestarla non solo nella ricerca, ma già nella pubblicazione di una rivista, la Rassegna Storica Napoletana, che ebbe qualche anno di vita, fra il 1936 e il 1943, fortunata e non trascurabile. Era, quella iniziativa, un segno rivelatore di esigenze che il debuttante Moscati evi­dentemente non sentiva soddisfatte dall'autorevolissimo Archivio Storico per le Provincie Napoletane, cattedrale prestigiosa e praticamente indiscussa della storiografia meridionale, e sul Mezzogiorno. Quali esigenze? Certo, non solo quelle di un involontario e ingenuo protagonismo: nota che simpaticamente e m vario modo in Moscati si ritrovava, ma che, insomma, non ne caratterizzava la personalità in maniera essenziale. Né soltanto quelle della passione di orga­nizzatore di cultura, che egli esplicò anche nei suoi ultimi anni con la sua seconda e maggiore rivista, quella Clio che tanto amava e curava, dopo aver esplicato più volte in congressi e convegni messi su con meridionale e familiare semplicità. La presentazione della rivista le chiariva esprimendo il proposito di dar luogo ad una rivista per giovani studiosi, che potesse avere accanto vàVAr­chivio il ruolo che aveva avuto ai suoi tempi Napoli nobilissima presso un pub­blico colto > più vasto di quello degli studiosi, ed auspicando per la nuova ini­ziativa lo stesso augurio con cui il buono e grande don Bartolommeo Capasso dalle pagine dell''Archivio Storico Napoletano salutava, or sono quarantanni, l'opera dei giovani della Napoli nobilissima . Erano, cioè, in fondo le esigenze, insieme, di una palestra per i giovani e di un diverso contatto fra studiosi e pubblico (come, appunto, era stato quello di Napoli nobilissima e di lì a qualche anno sarebbe stato per Chabod e per Morandi quella di Popoli).
Esigenze serie, dunque. Al di là di esse si collocava, tuttavia, il dato nativo della passione di Moscati per la storia, a cui si è accennato, e che non rimase un puro dato psicologico. Vi concorreva, indubbiamente e innanzitutto, il pia­cere della memoria derivante da una curiosità umana e intelligente per le cose del passato, che portava a familiarizzare con esso e a conoscerlo, a riviverlo e a capirlo come parte costitutiva e presente della propria attuale realtà perso­nale e sociale (anche come cultura materiale: era notorio il suo gusto del­l'antiquariato). Non è un caso che i due temi dominanti negli interessi storici di Moscati fossero, sostanzialmente e nel senso profondo del termine, entrambi e davvero autobiografici: la storia, cioè, fondale-borghese del Mezzogiorno e quella dell'Italia liberale. E non è un caso nemmeno che nell'attività dello stu­dioso Moscati il momento della pubblicazione di testi e documenti abbia decisa­mente prevalso, almeno sotto l'aspetto quantitativo, sul momento dell'analisi, della ricostruzione, della riflessione. La stessa, indubbia proiezione civile di questi suoi interessi e dei giudizi a cui essi mettevano capo culminavano, in effetti, nell'indicazione di documenti autorevoli e dirimenti: basta pensare, per tutti, alla struttura di un libro come La fine del Regno di Napoli (Firenze, 1960), dove l'equilibrata ma ferma linea italiana e liberale dell'introdu­zione è, tipicamente, il riscontro dell'ampia antologia di documenti napoletani borbonici del 1859-1860 che vi è presentata.