Rassegna storica del Risorgimento

MOSCATI RUGGERO
anno <1982>   pagina <5>
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Ruggero Moscati (1908-1981) 5
tamentì critici, Gioacchino Volpe, nume dei primi anni dell'Istituto Storico Italiano per l'età moderna e contemporanea, che fu un altro polo, con la Società Napoletana di Storia Patria e con gli Archivi di Stato, della formazione storio­grafica di Moscati. E fu dall'insieme di questi rapporti e di queste influenze che derivò la pratica articolazione degli studi di Moscati: storia della politica estera e delle relazioni internazionali; storia istituzionale e sociale del Mezzo­giorno d'Italia; storia politica del liberalismo italiano, e, specialmente, meri­dionale; storia degli ordinamenti archivistici; storia della tradizione sabauda; storia della tradizione borbonica.
H contributo che da un'attività tanto variamente ispirata è venuto agli studi storici italiani non è stato trascurabile. H Maturi (nella sua rassegna degli studi italiani di storia moderna e contemporanea in 50 anni di vita intellettuale ita­liana, Napoli, 1946) metteva giustamente in rilievo l'influenza del Volpe nel rea­lismo con cui anche Moscati considera i problemi delle relazioni internazionali e ne ravvisava l'impulso che egli ne aveva derivato, fra l'altro, ad una rilettura sempre critica e ad una revisione e correzione, ma non più ad un ostracismo, del vecchio Nicomede Bianchi come testo canonico della storia diplomatica sabauda nel periodo pre-risorgimentale e risorgimentale nonché ad una più equa e serena valutazione dell'opera del Metternich in Italia, come conservatore e non come cieco reazionario, come grande diplomatico e non come genio del male. Si può aggiungere, con altri, che, correlativamente, veniva fuori un Mo­scati storico della decadenza della diplomazia borbonica; o, ancora, un Moscati studioso della politica di Martino I e del reinserimento della Sicilia nell'ambito della Corona d'Aragona. Più delle singole osservazioni che si possono in tal modo avanzare è, però, importante sottolineare come, nel campo degli studi sull'Italia risorgimentale e pre-risorgimentale, pur concorrendo alla esplorazione e alla illustrazione di questioni di assai più vasto ambito sia geografico che cronologico, Moscati si distinse soprattutto per la linea interpretativa e il contri­buto documentario che diede allo studio e alla conoscenza del cosiddetto secondo periodo borbonico nel Mezzogiorno. Fu questo, in effetti, il cuore, per così dire, del suo lavoro e della sua passione storica e il porto a cui più costantemente si volse la navicella della sua ricerca fin dalla relazione al Congresso di Storia del Risorgimento del 1932, in cui il problema di quel periodo fu da lui chiara­mente e intelligentemente posto in relazione al regno di Francesco I e con indi­cazioni ancora oggi non soddisfatte. Col tempo, indubbiamente, venne anche mutando la prospettiva di fondo e, in qualche modo, addirittura l'animus della sua ricostruzione. II che si può forse dire più semplicemente notando che la sua visione da politica strido sensu si fece sempre più etico-politica e, paralle­lamente, mise capo ad una accentuazione della dimensione liberale rispetto a quella risorgimentale. Ad una delle sue smilze e rade raccolte di saggi non a caso avrebbe dato, con chiara consapevolezza di ciò, nel 1967, il titolo Risorgi-mento liberale (Catania): un titolo , scrisse nella prefazione, che nell'ora presente corre il rischio di apparire polemico . Ma egli non aveva remore nel-Fesplicitare di voler così precisare e ribadire sinteticamente l'angolazione... eminentemente moderata da cui considerava e giudicava la vicenda risorgi­mentale.
Si chiariva in tal modo, per quel che era possibile, la tensione latente tra la componente volpiana e quella crociana (sia lecito dirlo, a nostra volta, cosi sinteticamente) della sua formazione più che del suo pensiero storico. Negli scritti suoi degli ultimi venti anni - - e, dunque, in Risorgimento liberale e ne