Rassegna storica del Risorgimento
ASPRONI GIORGIO DIARI
anno
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1982
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pagina
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Giuseppe Monsagrati
Per Asproni dunque quella del parlamentare si rivela alla prova dei fatti una vocazione sentita almeno quanto quella del rivoluzionario, e non per niente nell'imminenza delle elezioni del marzo del 1867 deciderà di raccomandarsi a tutti gli amici s> M) della Sardegna, cosa che in passato mi sembra non avesse mai fatto in modo tanto deciso. Pur non rinunziando definitivamente agli ideali rivoluzionari, Asproni fa in modo che possano convivere con un tipo di lotta legalitaria e venirne come stemperati; e questa è una realtà irrefutabile con la quale deve fare i conti chiunque si sforzi, come è avvenuto di recente, di accreditare, in sede di riflessione pseudo-storica, una tradizione rivoluzionaria sarda che si snoderebbe lungo la direttrice Angioy-Tuveri-Asproni-Gramsci,2l) nella quale direttrice è evidente che i primi tre nomi, in particolare il secondo e il terzo, oltre a vivere in una situazione storica diversa, operano secondo una logica che è non solo sconosciuta ma addirittura antitetica a quella del quarto il quale ne sarebbe l'erede senza averne nemmeno coscienza. Stabilire un nesso di continuità di questo tipo laddove sarebbe forse più corretto scorgere una frattura sarà suggestivo ma, alla prova dei fatti, non contribuisce certo a darci una definizione precisa del pensiero politico di Asproni. Nel suo rapporto con il niazzinianesimo Asproni, come abbiamo visto, può essere molto dialettico ma una lezione l'ha assorbita bene, ed è l'assoluta dedizione all'idea unitaria che per lui è un po' la pietra di paragone per valutare fenomeni come il brigantaggio o la rivolta palermitana del 1866 (che dice ordita da preti e frati 22) o fatta con le giacche di velluto , per la quale non ha mai parole di troppo calda approvazione e che anzi considera come una penitenza 24) inflitta alle popolazioni siciliane per il frettoloso plebiscito del 1860). È vero, ci sono in Asproni, e le abbiamo segnalate, le prese di posizione contro il regime, il Governo, il Parlamento, contro la stessa possibilità di una alternativa di sinistra, e c'è la fiducia nelle capacità rigeneratrici dell'iniziativa popolare, ma c'è pure la cautela tipica di chi vuole vedere ben chiaro nei programmi insurrezionali prima di farsene sostenitore e al momento opportuno, come avverrà coi disordini studenteschi dell'aprile del 1866 a Napoli, preferisce calmare le ire giovanili e assumere il ruolo di mediatore tra protesta ed autorità costituite. Riferito a lui, il termine rivoluzionario va dunque inteso nel suo significato ottocentesco e nelle connotazioni che aveva assunto in Italia, ossia nel valore che può avere per uno che considera verità pura il concetto a suo tempo espresso da altri nel modo che segue: La rivoluzione è invincibile. Non la fa Cavour, non la
Cogliati, 1907, p. 452. L'atteggiamento di Asproni in materia di libertà religiosa è stato esaminato da GIOVANNI SPADOLINI, // pensiero politico di Giorgio Asproni, in Archivio Trimestrale, a. V (1979), pp. 497-498.
20) Diario politico, p. 414.
20 È questa la tesi di un conferenziere, Umberto Cardia, intervenuto alla presentazione che del Diario politico e stata fatta a Roma per iniziativa della Camera dei Deputati. Di questo intervento non e ancora disponibile il testo scritto.
22) Diario politico, p. 330.
23) Ivi, p. 320. ) Ivi, p. 355.
25) L'ipotesi di un avvento della Sinistra costituzionale al potere è da lui considerata et una sventura per il paese (ivi, p. 433). Per Asproni è la stessa immoralità del regime monarchico, che governa il paese con le repressioni e la corruzione, ad assicurarne pros sima la fine.