Rassegna storica del Risorgimento

ASPRONI GIORGIO DIARI
anno <1982>   pagina <20>
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Giuseppe Monsagratl
ali episcopato che non solo non ebbe seguito ma che, dati i suoi trascorsi è pro­babile che nemmeno si ponesse neanche da parte di un Governo scomunicato, la lettera dell'arcivescovo di Cagliari va tenuta in qualche considerazione per quella indiscrezione che compare nel commento del presule: e dico ciò non per mettere in discussione i meriti politici e morali di Asproni che sono rico­nosciuti da tutti i suoi contemporanei, amici di partito o avversari che fossero, ma perché ritengo che una conferma di tale notizia da parte di qualche volen­teroso esploratore dei fondi del Ministero dei Culti potrebbe porre in una luce diversa il rapporto tra l'ex canonico e la classe dirigente del Regno e convali­dare quelle sensazioni che sembrano affiorare qua e là tra le righe del Diario.
Documenti del Vaticano a parte, quello che ci racconta di sé Asproni è comunque sufficiente a farci concludere che egli si muove nel solco della tradi­zione, con tutti quei caratteri che contraddistinguono il democratico italiano della prima e della seconda generazione dell'Ottocento e con una non eccelsa apertura verso le novità. Per questo motivo Asproni, mentre si dilunga su tutte le diatribe e i personalismi che affliggono la Sinistra, sembra non prestare una attenzione costante a quei mutamenti che si profilano all'orizzonte della vita del paese, sia che si tratti delle organizzazioni operaie e cospirative controllate da Mazzini, sia che si tratti del nascente movimento bakuninista. Anzi è caratte­ristico che le idee di Bakunin gli appaiano giuste in parte, e in parte strava­ganti e gli confermino la sentenza di chi definisce il mondo una gabbia di matti >;3n né può essere diversamente, dal momento che per Asproni il pro­blema più urgente da risolvere è quello istituzionale, ragion per cui, a chi gli chiede come comportasi nel caso che Gambuzzi riesca a far maturare i tempi per l'insurrezione, risponde che se proclamavano la repubblica bisognava secondare il moto; se no, no :32' una risposta troppo netta, quasi precipitosa, che rivela, oltre che un dissenso di fondo, una certa freddezza verso metodi ed ideologie coi quali non c'è né possibilità né volontà di intendersi.
Proprio nei confronti di Gambuzzi, che con Fanelli e Friscia rappresenta il prototipo del socialismo meridionale italiano, l'incomprensione o, per meglio dire, la diffidenza di Asproni sono tali da farglielo ritenere un intrigante spe­culatore politico, strumento del deputato Lazzaro che a sua volta è ruffiano di Silvio Spaventa .33' Il Sardo non ha simpatia per gli uomini nuovi e, con quel suo modo di pronunziare giudizi taglienti senza concedere attenuanti o servirsi di perifrasi, dà sfogo ad un temperamento istintivo che difficilmente corregge la prima impressione. Bakunin lo colpisce più che altro per il nome che porta; ma chiunque altro voglia rompere con la tradizione o almeno metterla in discus­sione parla un linguaggio diverso dal suo e merita di essere disprezzato: così è per Fanelli, anima miserabile 34> di cui a più riprese sono messi in risalto i tanti deliri e tante stranezze della sua mente malata; 35) così è per Friscia, il medico democratico che in anni recenti era stato uno dei più ascoltati inter­locutori di Asproni e che, ora che fa lo sdegnoso e si tiene in disparte,36'
* Diario politico, p. 304.
31) Ivi, p. 366.
32> Ivi, p. 301.
33) Ivi, p. 83.
34) Ivi, p. 563.
35) Ivi, p. 412. ) Ivi, p. 544.
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