Rassegna storica del Risorgimento
ELEZIONI COMUNALI MILANO 1914; PARTITI POLTICI MILANO 1914
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1982
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Maurizio Punzo
rale.I6J L'estensione stessa raggiunta da queste agitazioni17) aveva messo in luce un grave ritardo da parte della Camera del lavoro nelTadeguare la propria strategia rivendicativa alle profonde trasformazioni avvenute negli ultimi anni nell'economia milanese, le quali avevano fatto emergere nei suoi stabilimenti la nuova figura dell'operaio comune, dalle caratteristiche molto diverse da quelle del vecchio operaio di mestiere, su cui si basava l'organizzazione e la politica sindacale della Camera del lavoro.,8>
La sostanziale sconfìtta degli scioperi guidati dai sindacalisti rivoluzionari ed il fatto che quelle vertenze fossero state composte con la mediazione di esponenti dei tradizionali partiti della sinistra milanese, socialisti, radicali e repubblicani 19> aveva certo ridimensionato il peso ed il ruolo dell'Unione sindacale, ma la sua presenza continuava a costituire un elemento di turbamento dell'intero vita politica della città. La stessa Camera del lavoro, sotto la guida oscillante del suo segretario Adelino Marchetti,20) ondeggiava tra una posizione di netta
1 Sugli scioperi milanesi del 1913 si veda: Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Ufficio del Lavoro, Statistica degli scioperi avvenuti in Italia nell'anno 1913, Roma, 1916, pp. 124-160; ADOLFO PEPE, Storia della CGdL cit., pp. 184 sgg.; In., Lotta di classe e crisi industriale in Italia. La svolta del 1913, Milano, 1978, pp. 125- 135 e 161-205; LUCIANO DAVITE, / lavoratori meccanici e mettatturgici in Lombardia dalVUnità alla prima guerra mondiale, in Classe, febbraio 1972, pp. 423-444; LORENZO GESTRI, Agosto 1913. L'Unione sindacale italiana e lo sciopero generale, in Ricerche storiche, gennaio-giugno 1976, pp. 3-80.
17) Nel primo trimestre del 1913 si ebbero a Milano 20 scioperi, con 2.058 scioperanti {Bollettino dell'Ufficio del Lavoro, maggio 1913, p. 429). Nel secondo trimestre, per effetto degli scioperi metallurgici, gli scioperi furono 39, con 55.211 scioperanti (di cui 15 scioperi, con 49.946 scioperanti, nelle industrie siderurgiche, metallurgiche e meccaniche). L'alto numero di scioperanti a Milano modificava la tendenza generale del 1913, che vedeva un calo rispetto all'anno precedente, sia del numero degli scioperi, sia di quello degli scioperanti (Bollettino dell'Ufficio del Lavoro, agosto 1913, pp. 120-123). Lo stessa si deve rilevare per il terzo trimestre del 1913, per effetto degli scioperi mettallurgici e di quelli delle altre categorie per solidarietà con i lavoratori dlle fabbriche di materiale mobile ferroviario. Si ebbero infatti a Milano 28 scioperi, con ben 134.762 scioperanti (Bollettino dell'Ufficio del Lavoro, novembre 1913, pp. 385-387). Nel quarto trimestre dello stesso anno il numero degli scioperi, ma soprattutto quello degli scioperanti, diminuì drasticamente; furono, infatti, rispettivamente, 17 e 1.394 (Bollettino dell'Ufficio del Lavoro, febbraio-marzo 1914, p. 19).
18) Si vedano a questo proposito le indicazioni contenute nel saggio di MAURIZIO ANTONIO LI, Sindacalismo rivoluzionario e modelli organizzativi: dal progetto industriale di Filippo CorridonL ai sindacati nazionali d'industria (1911-1914), in Ricerche Storiche, n. 1. 1975, pp. 147-177.
19> Claudio Treves si era infatti offerto come mediatore per risolvere la vertenza dei metallurgici e degli automobilisti ed il suo intervento era stato risolutivo. Eugenio Chiesa ed il direttore del Secolo Giuseppe Pontremoli avevano invece svolto un importante ruolo di mediazione per risolvere la vertenza del materiale mobile ferroviario (Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Statistica degli scioperi cit., pp. 159 sgg.).
20) Quando era stato eletto segretario della Camera del lavoro nell'ottobre 1912, Adelino Marchetti, impiegato amministrativo presso la Società Umanitaria, vantava una ormai lunga milizia socialista, essendosi iscritto al partito fin dal 1904, quando si era trasferito definitivamente a Milano, subito addimostrando tendenze riformiste e criteri temperativi, caratteristiche queste ch'egli tuttora conserva , come scriveva il questore Cosentino al prefetto Panizzardi al momento della sua elezione, aggiungendo che egli godeva di influenza e stima fra i suoi a correligionari (Archivio di Stato di Milano, Prefettura di Milano. Gabinetto (1901-1939), cart. 1045, lettera del questore al prefetto in data 19 ottobre 1912).