Rassegna storica del Risorgimento

ELEZIONI COMUNALI MILANO 1914; PARTITI POLTICI MILANO 1914
anno <1982>   pagina <35>
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Barharossa a palazzo Marino 35
2. Le elezioni politiche del 1913.
Restava un'incognita il peso che avrebbe avuto sulle elezioni politiche del 1913 l'astensionismo elettorale dell'Unione sindacale milanese. Il malcontento che gli scioperi guidati quell'anno dai sindacalisti avevano rivelato nei confronti della Camera del lavoro avrebbe potuto trasformarsi infatti in un'astensione ai danni dei candidati socialisti da parte soprattutto dell'elettorato operaio chia­mato per la prima volta alle urne. Era però anche possibile che, al contrario, il coinvolgimento nella lotta sindacale di strati operai non toccati fino a quel mo­mento dall'organizzazione li spingesse anche a votare per il partito socialista, diretto dalla frazione rivoluzionaria e che, tramite YAvantil ed il suo direttore aveva assunto a Milano un atteggiamento non pregiudizialmente contrario agli scioperi proclamati dall'Unione sindacale. Era però prevedibile che dati i sostanziali insuccessi dell'azione dell'Unione sindacale milanese e la labilità della sua organizzazione28* il voto ai candidati socialisti sarebbe stato maggiormente influenzato da altri fattori, come l'opposizione alla guerra di Libia, la lotta alla disoccupazione, l'opposizione alla politica amministrativa moderata e, natural­mente, l'allargamento del suffragio a strati di lavoratori già da tempo raggiunti dalla propaganda della Sezione socialista e della Camera del lavoro. Irrilevante sarebbe poi stata per i socialisti ufficiali la presenza del partito socialista rifor­mista di Bissolati, che non aveva a Milano una base di massa, né l'adesione di personalità di rilievo, e non poteva ambire a nessuna affermazione consistente,W)
tivamente dimettersi ai primi di settembre dopo che un giurì, composto da Sarteschi, Veratti e Turati lo riconobbe colpevole di aver fatto stampare, nel maggio precedente, in occasione delle elezioni per il rinnovo delle cariche della Camera del lavoro, un falso mani­festo massonico a sostegno di alcuni candidati della lista da lui avversata, onde screditarli presso gli elettori, essendo stata appena votata dal congresso di Ancona l'espulsione dal par­tito socialista dei massoni {Ivi, lettere del questore al prefetto in data 11, 19, 20-8 e 3-9-1914). Alle nuove elezioni per il rinnovo della commissione esecutiva della Camera del lavoro Marchetti si presentò in lista con Corridoni, nel tentativo di rifare Punita proletaria riportando i sindacalisti nella Camera del lavoro, ma fu sconfitto.
23) Al congresso delTU.S.I. figuravano a Milano 17.367 soci dell'organizzazione sin­dacalista, su un totale di 98.037. Su entrambe queste cifre esprimeva ampi dubbi il que­store: a Della consistenza effettiva che l'Unione Sindacale abbia a disporre di tante forze organizzate io mi permetto fondatamente di dubitare basandomi sui dati di Milano, che se possono avere corrisposto al vero nei momenti di agitazione per miglioramenti economici, però in prosieguo il numero degli iscrìtti, ad agitazioni finite, è poi rimasto solo di nome (Archivio di Stato di Milano, fondo cit., cart. 1043, lettera riservatissima-urgentis-sima del questore al prefetto in data 17-12-1913). Un documento della Società Democratica lombarda stilato in occasione delle elezioni del 1913 attribuiva ai sindacalisti soltanto 100 soci (Musco del Risorgimento di Milano, Archivio Marcora, cart. 76, plico 227, Notizie sui Collegi Politici di Milano, s.d., ma 1913). L'annuario del Comune di Milano attribuiva invece all'Unione milanese, per il 1914, 8.409 soci, contro i 22.566 della Camera del lavoro e i 2.500 della cattolica Lega del lavoro (Comune di Milano, Annuario Storico-Statistico
1914 cit., p. cxm).
29) Scriveva a proposito del partito socialista riformista la già citata relazione dei democratici sulle elezioni politiche, dopo aver parlato della forte, preponderante influenza che avrebbe avuto il partito socialista rivoluzionario : a In non buona condizione trovasi e si troverà invece il partito socialista riformista. Questo sente di essere stato troppo otti­mista e di essersi a Milano tenuto troppo lontano dalla massa operaia. Se come valore per­sonale non è debole, lo è invece per numero di aderenze, lo è per aver voluto vivere fuori