Rassegna storica del Risorgimento
ELEZIONI COMUNALI MILANO 1914; PARTITI POLTICI MILANO 1914
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1982
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Maurizio Punzo
per i liberali era stato, nelle elezioni politiche, più l'insuccesso del loro partito che l'avanzata socialista, il problema maggiore, su cui tutta la stampa liberale concordava, era quello di procedere ad una profonda riorganizzazione, uscendo dal chiuso delle vecchie associazioni per dar vita ad un partito liberale più moderno ed in grado di stabilire un dialogo continuo con l'elettorato.
L'astensionismo, rimasto alto nel 1913 non ostante l'aumento del numero dei votanti, danneggiava certamente meno i partiti organizzati, quali il socialista ed il cattolico, di quelli d'opinione, come il liberale ed il radicale, il cui successo risultava notevolmente ridimensionato facendo riferimento al numero di voti ottenuti anziché a quello dei deputati eletti. L'ineguale ripartizione dei votanti tra i quattro Collegi interni, dove prevalevano i ceti borghesi, e quelli esterni, abitati soprattutto dagli operai, faceva inoltre si che ci volesse il triplo di voti per eleggere Treves e Turati di quanti ne servivano per mandare alla Camera dei deputati liberali e radicali.58* Nelle elezioni comunali invece l'elettorato socialista del V e VI Collegio avrebbe contato come quello degli altri. Se quindi il partito liberale, insieme con i suoi alleati, non fosse riuscito a portare alle urne alcune migliaia di elettori in più, la vittoria sarebbe spettata ai socialisti anche se questi si fossero limitati a mantenere le posizioni raggiunte nel 1913. L'organizzazione diveniva quindi per i liberali una questione di vita o di morte. Riprendendo le proposte avanzate dalla Perseveranza subito dopo i ballottaggi,59) il Corriere della Sera chiese che si procedesse celermente alla costituzione di un'associazione a base larghissima, che sapesse mostrare vitalità nella propaganda dei principi liberali e nell'organizzazione elettorale ed alla quale potesse dedicare tutte le proprie energie un direttore o segretario generale. Nel formulare tali proposte Luigi Albertini aveva già in mente, con ogni probabilità, il proprio candidato alla direzione della nuova associazione, il senatore marchese Ettore Ponti, il Sindaco che si era dimesso nel 1909 per gravi contrasti con l'ala più conservatrice del partito, quella guidata da Emanuele Greppi.61'
Ponti fu infatti nominato in aprile presidente della nuova Associazione liberale e la sua elezione rappresentò nello stesso tempo l'atto conclusivo del processo di riorganizzazione del liberalismo milanese e la rivincito dell'ala più progressista del partito su quella più conservatrice, diretta responsabile della scon-
W La Perseveranza, 3 novembre 1913, Alla riscossa ; La Sera, 3 novembre 1913, a Dopo le elezioni politiche. La grande lezione .
CT) I radicali infatti, che avevano ottenuto la vittoria in due Collegi, avevano riportato meno di un terzo dei voti dei liberali, i quali avevano eletto un solo deputato.
5*) Il 26 ottobre Turati fu eletto al V Collegio con 13.418 voti e Treves al VI con 10.208, mentre ne bastarono 3.946 per eleggere De Capitani al I, nel ballottaggio del 2 novembre. La stessa considerazione vale per gli altri tre Collegi interni, compreso naturalmente il III, nel quale venne eletto Ma (Ti oli. È da notare che l'incremento degli elettori rispetto al 1909 fu assai maggiore nei due Collegi esterni.
W La Perseveranza, 3 novembre 1913, Alla riscossa, cit.
0 Corriere della Sera, 7 novembre 1913, Per una nuova grande Associazione liberale .
6,> Ponti si era dimesso nell'aprile del 1909 in seguito ad un incidente con il radicale Sinigaglia, che a giudizio del Sindaco aveva offeso la memoria di suo padre, accusandolo di essere un austriacante (Atti del Comune di Milano, 1908-1909, voi. I, Atti del Consiglio comunale, sedute straordinarie del 27 e del 28 aprile 1909, pp. 658-685). Si trattava di un episodio facilmente superabile. Il non averlo fatto testimoniava del desiderio di Ponti, da tempo in disaccordo con la maggioranza del suo partito, di ritirarsi.