Rassegna storica del Risorgimento

ELEZIONI COMUNALI MILANO 1914; PARTITI POLTICI MILANO 1914
anno <1982>   pagina <50>
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Maurizio Punzo
di sé alcuno strascico, data la loro estrema lontananza dai reali problemi di Milano, Per i rivoluzionari il successo era stato, in definitiva, molto relativo, poiché la vera battaglia con i riformisti, che poi lo scoppio della guerra impedì, sarebbe iniziata solo dopo la decadenza di Cipriani da deputato. L'elezione del VI Collegio aveva però mostrato quanto i settori più combattivi del partito liberale, guidati dal Corriere della Sera, fossero portati ad ignorare, nel loro desiderio di prendersei una rivincita sui socialisti, le reali posizioni e gli auten­tici rapporti di forza esistenti nel partito avversario e, più in generale, nella sinistra milanese.
La lunga vertenza apertasi alle Officine Meccaniche, già Miani e Silvestri, negli stessi giorni in cui si concludeva la vicenda del VI Collegio ne fu un ulteriore conferma. Lo scontro tra operai e direzione della Miani e Silvestri, una delle fabbriche che erano state in prima linea negli scioperi del 1913 ì fu originato da un episodio di sabotaggio, negato però dai sindacalisti, e dimostrò subito di avere caratteristiche assai diverse dagli scioperi dell'anno precedente. Questa volta fu infatti la direzione dell'azienda ad assumere immediatamente l'iniziativa, effettuando la serrata ed esigendo dagli operai, per rientrare in fabbrica, la firma individuale ad un documento in cui era contenuto l'impegno a non rimanere nelle officine durante gli scioperi ed era esplicitamente ripudiato il ricorso al sabotaggio come forma di lotta operaia.98) L'Unione sindacale tentò di impedire che questa dichiarazione venisse firmata, ma con scarsissimo suc­cesso, poiché la maggioranza degli operai preferì aderire all'imposizione pa­dronale, ottenendo così la ripresa del lavoro. "J Fallì a questo punto anche il tentativo di proclamare lo sciopero, anche per la presenza massiccia della forza pubblica, che impedì la formazione dei picchetti 10) e quindi l'intera vertenza si concluse con una pesante sconfitta per i sindacalisti rivoluzionari, che non tentarono neppure di mobilitare, come l'anno precedente, l'intera classe ope­raia milanese o almeno il settore mettalurgico e meccanico e rimasero anzi in netta minoranza anche tra le maestranze delle Officine Meccaniche. Corridoni
Scrivendo a Giolitti Panizzardi definitiva gli operai delle Officine Meccaniche Miani e Silvestri fra i più turbolenti delle maestranze di questa città (Archivio di Stato di Milano, fondo cit., cart. 307, espresso dal prefetto al ministro dell'interno, in data 10-1-1914).
") L'episodio che portò alla serrata fu un litigio tra l'operaio Pavesi e il capo d'arte dei fucinatori, che il primo minacciò con un bastone, venendo immediatamente licenziato. I fucinatori scesero subito in sciopero, ma non tutti abbandonarono lo stabilimento. Vi furono incendi e distruzioni, di qui la decisione della direzione di proclamare la serrata. Corridoni negò che vi fosse stato sabotaggio (Avanti!, 31 gennaio 1914, <c La serrata alle Officine Miani e Silvestri. Una lettera di Corridoni . Diverso il parere del questore, per il quale viceversa il sabotaggio c'era stato (Archivio di Stato di Miliario, fondo cit,, cart. 307, lettera del questore al prefetto in data 5-2-1914).
98) Una copia della dichiarazione si trova in: Archivio di Stato di Milano, fondo cit* cart. 307.
") Il 12 febbraio, si ebbe la riapertura delle Officine Meccaniche, poiché erano state nel frattempo già firmate dagli operai molte dichiarazioni, ed entrarono 648 operai (/vi, telegramma del prefetto al ministro dell'interno in data 12-2-1914), Nei giorni suc­cessivi l'afflusso andò via via intensificandosi, fino a giungere alla piena normalità.
100) Rinforzi di carabinieri per evitare l'estensione delle agitazioni e, ripreso il lavoro, per impedire i picchetti furono ripetutamente chiesti al comando militare da parte del questore (Ibidem).