Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE CENTENARIO; ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA
anno
<
1982
>
pagina
<
73
>
LIBRI E PERIODICI
ISA ANGRISANI GUERRINI, Quinet e l'Italia. Prefazione di ALESSANDRO GALANTE GARRONE (Centre d'Etudes Franco-I talien, Université de Turin et de Savoie. Textes et études, Domaine francais, 4); Genève-Paris, Edilions Slatkine, 1981, in 8, pp. XVI-232. S.p.
Il tema enunciato nel titolo di questo agile e nello stesso tempo densissimo lavoro è dei più affascinanti, e solo stupisce che, a non tener conto di altri precedenti contributi più o meno occasionali, si sia dovuto attendere l'anno di grazia 1981 per vederlo trattato con la perizia e la profondità che merita. Lo rileva Alessandro Galante Garrone in una prefazione rispetto alla quale sarebbe molto diffìcile dire di più e di meglio, prefazione in cui, al di là del giusto risalto dato al valore di questa ricerca, sono rapidamente delineate le principali coordinate del pensiero storiografico e politico (l'accostamento dei due aggettivi non è casuale) di Edgar Quinet ed è enucleata quella che dalle Revolution* d'Italie (1848-'52) fino alla République (1872) è un po' la sua idea fissa: l'idea che la politica egoista e rapace della classe borghese al potere [in Francia], una politica non aliena da sopraffazioni e violenze e perfino da metodi di repressione terroristica, a spese delle grandi masse del popolo, avrebbe potuto alla fine ritorcersi contro di essa (p. XI): conseguenza di questa riflessione è una conclusione polemica verso il solito tentativo di conferire una patente di gauckiste e teorico della lotta di classe a tutti gli esponenti della migliore cultura liberal-democratica dell'Ottocento, tentativo messo in atto *) anche nei confronti di Quinet allo scopo di arricchire con un altro volto il suo la galleria dei ritratti dei padri fondatori del pensiero rivoluzionario contemporaneo; al contrario per Galante Garrone gli attacchi alla borghesia, di cui nella Francia di Luigi Filippo quello di Quinet era uno dei tanti esempi, nonostante il loro sapore indubbiamente classista , non sempre avevano ascendenze socialiste e babuviste ma provenivano anche, e forse in maggior misura, da vasti settori dell'opinione democratico-borghese (p. X).
II lavoro della Angrisani Guerrini è ottimamente in linea con la prefazione dì Galante Garrone che, insieme con il Garosci di un lontano corso universitario torinese, è l'ispiratore più sicuro di queste pagine. Prima di arrivare al nucleo della sua indagine, costituito da un esame molto particolareggiato dei quattro libri delle Révolutions d'Italie l'Autrice segue lo storico francese nei primi passi del suo itinerario spirituale, marcati dalle iniziali incertezze esistenziali che erano frutto del vuoto e della solitudine comuni a tanti elementi della generazione formatasi dopo il crollo di Napoleone e del suo mito, quando, come Quinet stesso ricorda in un passo della Histoire de rn.es idées,2) tramontato il passato si viveva come sospesi nell'attesa e nel presentimento di un'epoca nuova e di nuovi metodi. A questa fase tiene dietro quella in cui si situa la conoscenza diretta dell'Italia, dapprima osservata con lo sguardo del turista romantico e poi interiorizzata, grazie alla lettura di Sismondi e Madame de Stael e soprattutto grazie alle proprie esperienze personali, attraverso un'analisi in cui l'attenzione si sposta dalla semplice osservazione dei tesori d'arte al problema della decadenza della penisola ed alla definizione delle cause politiche della mancata indipendenza.
La ricerca di tali cause, mentre da un lato orientava Quinet verso un rifiuto totale di quella civiltà germanica che in gioventù l'aveva attratto e che ora gli si ripresentava quasi esclusivamente con i tratti e le fisionomie degli Austriaci oppressori intravisti a Ve-
') Da ROBERTO VIAHISIO, Edgar Quinet e il Quarantotto francese, 1846-1848, in II pensiero politico, a. X (1977), pp. 202-224.
2) Citato da ADOLFO OMODEO, Studi sull'età della Restaurazione, La cultura francese nell'età della Restaurazione. Aspetti del cattolicesimo della Restaurazione. Prefazione di ALESSANDRO GALANTE GARRONE, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 1970, pp. 31-32.