Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE CENTENARIO; ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA
anno <1982>   pagina <82>
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82 Libri e periodici
Questa nuova edizione del lavoro di O'CIery, la cui traduzione è stata curata da Gioacchino Scognamiglio, si conclude con una vasta bibliografia e un indice dei nomi, con relative notizie biografiche, a cura di Fiammetta Sebastiani Arno.
ANTONELLO BIAGINI
DORA MARUCCO, Mutualismo e sistema politico: il caso italiano 1862-1904 (Istituto di Scienze Politiche G. Solari , Università di Torino); Milano, Franco Angeli Editore, 1981, in 8, pp. 222. L. 8.000.
L'A. dichiara esplicitamente nelle pagine introduttive di aver voluto escludere dalla propria tematica il criterio narrativo e descrittivo adottato dalle più recenti opere sull'argo­mento, quale quella delTIvone, per privilegiare il momento dell'interpretazione, ricercare cioè quale importanza il mutualismo abbia rivestito agli occhi della classe dirigente liberale (e diciamo più propriamente pregiolittiana, giacché non è un caso che col nuovo secolo le statistiche sul mutualismo ai arrestino, chiaro segno di emarginazione, o quanto meno di subordinazione, rispetto alle nuove forme d'organizzazione e di resistenza all'interno del mondo del lavoro). ,
A questo fine, peraltro, l'ottica istituzionale che l'A. presceglie, e che si concre­tizza nell'esame specifico e dettagliato del problema del riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso, prima e dopo la legge Grimaldi del 1886, argomento che oc­cupa una buona metà della trattazione, ove se ne escludano l'introduzione e l'appendice, quest'ottica, dicevamo, non appare la più indicata, e comunque non è quella foriera dei risultati migliori.
Ad un'apertura, infatti, largamente ed intelligentemente centrata sui servizi di sta­tistica e sulla loro specializzazione nel campo della previdenza e del lavoro, un'autentica gloria italiana, va detto senza il minimo pizzico di retorica, con i nomi di Correnti, Maestri e Bodio a campeggiarvi prestigiosamente (è incredibile la penuria di studi sui due ultimi: l'A. vi compie qualche interessante sondaggio, ma chiaramente insufficiente e sle­gato) non corrisponde un solido ed adeguato inquadramento della questione per tutto il decennio che segue l'avvento della Sinistra al potere.
L'A. non si dà cura di datare e spiegare i diversi progetti di legge, Maiorana Cala-tabiano 1877, Miceli 1880, Berti 1883, nell'ambito della politica generale e dell'atmosfera culturale e di pubblica opinione a cui essi si richiamano, li vede e li valuta come espres­sione di una classe dirigente borghese indifferenziatamente intesa, senza definire la matrice moderata o progressista (non parliamo di connotati regionali o di sfumature interne alla Sinistra, che pure in quegli anni sono tutt'altro che da sottovalutare!), senza darsi cura della presenza d'un JNicotera o delle esigenze di un difficile indomani elettorale e del clima del grande dibattito sul trasformismo, i quali elementi tutti, per rimanere soltanto agli esempi citati, ispirano o addirittura condizionano la proposta governativa ed il suo iter parlamentare in un senso piuttosto che nell'altro.
Si dirà che all'elaborazione di questi progetti e della relativa discussione contribui­scono uomini delle più svariate provenienze politiche, dall'inevitabile Luzzatti al moderato milanese Fano ed al progressista veneto Morpurgo: ma proprio questo diverso atteggiarsi, raggruppandosi o separandosi, rispetto a grandi suggestioni riformistiche che vengono d'oltralpe, Disraeli o Bismarck, il bonapartismo ed il socialismo della cattedra, proprio questo costituisce il fascino e la difficoltà ad un tempo di una ricerca del genere.
Il progetto Maiorana non può scompagnarsi da quello Coppino sull'istruzione elemen­tare che gli h contemporaneo e che tratteggia un ruolo dello Stato nei confronti della società che non è precisamente quello vagheggiato dal rigido liberismo dottrinario alla Ferrara dell'economista siciliano, il ruolo del Miceli e degli altri calabresi e lucani che gli sono succeduti nel controllo di un dicastero fondamentale in campo economico come l'Agri­coltura dell'epoca è tutto da precisare per la storia politica e culturale della classe dirigente meridionale, progressista (Grimaldi e Locava) o moderata (Chirairri), il progetto Berti, a parte gli antecedenti particolarissimi di un intellettuale di quella statura, donde un iter