Rassegna storica del Risorgimento

LACROIX FRAN?OIS JOSEPH PAMPHILE; REPUBBLICA NAPOLETANA 1799
anno <1982>   pagina <131>
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FONTI E MEMORIE
LA POLITICA DEL DIRETTORIO
E LA REPUBBLICA NAPOLETANA
IN UN MÉMOIRE DEL GENERALE LACROIX
Di tutte le repubbliche giacobine fiorite in Italia nel Triennio rivolu­zionario, quella Napoletana è l'ultima in ordine di tempo, di più breve durata rispetto alle altre e che più delle altre nel suo regime costituzionale, nei suoi ordi­namenti interni si discosta dal modello della costituzione dell'Anno III. Mentre nella Cisalpina e nella Romana la costituzione venne imposta dal generale Bona-parte, da un lato, e dal generale Berthier, dall'altro, nella Repubblica Napole­tana, invece, la costituzione fu elaborata dai giacobini napoletani stessi, senza l'intervento di legislatori francesi e con l'introduzione in essa di istituti mai sperimentati in Francia, più consoni agli interessi ed al carattere dello Stato nazionale, derivanti dalla tradizione giuridica del paese. Comparativamente, anche la meno studiata nei suoi ordinamenti, nelle sue strutture socio-economiche, nelle sue vicende militari e politiche, nelle ripercussioni esterne che ebbe e nelle reazioni che suscitò.
Sulla Repubblica Napoletana, nei suoi molteplici aspetti politici, militari, diplomatici, economici, ecc., la storiografia nazionale, che ha lavorato essenzial­mente sui fondi documentari degli archivi meridionali, è ricca di apporti di un grande interesse, ma parziali, particolari, settoriali. Grava ancora su di essa il peso della tradizione e dell'interpretazione cuochiana, che va corretta e ridimen­sionata. Poco conosciuti, invece, sono gli apporti fondamentali degli archivi fran­cesi, non solo delle Archives Nationales , ma degli Esteri, della Guerra, della Biblioteca Mazarino, del fondo personale del generale Murat, le carte Reubell, Merlin de Donai, la Revellière-Lépeaux, Daunou, ecc., i papiers dei generali Joubert e Championnet, di Marc Antoine Jullien (che si conservano parte a Pa­rigi e parte a Mosca), ecc. Non che alcuni fondi non siano stali qua e là sondati, ma si tratta di lavori frammentari, incompleti, che non affrontano il problema nella sua globalità. D'altra parte gli studi francesi sull'argomento (sia che si tratti di ricerca particolare, sia che abbiano un più ampio respiro storico o facciano parte di più vaste trattazioni) rispondono a stimoli culturali che divergono profonda­mente dai nostri.
Sotto questo aspetto i documenti degli archivi francesi parlano a noi con un linguaggio che gli storici d'oltr'Alpe non sempre riescono a penetrare. Di qui la necessità di una sistematica e approfondita disamina di questi fondi di grande interesse storico: un'indagine che abbiamo cominciato a fare per un lavoro d'insieme sulla Repubblica Napoletana, ormai in fase avanzata. I nostri storici, come il Palmarocchi, il Franchetti, ecc., hanno fermato la loro attenzione per lo più sui documenti dell'archivio degli Esteri; e lo stesso hanno fatto gli studiosi francesi, ad eccezione del Godechot, che si è spinto più oltre nelle sue ricerche documentarie. Ma, per noi, c'è una fonte molto importante, alla quale, soltanto negli ultimi anni, gli studiosi francesi si sono interessati. Alludiamo, in modo particolare all'Archivio del Ministero della Guerra (Armée d'Italie, de Naples,