Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
anno
<
1982
>
pagina
<
159
>
Garibaldi e VEuropa
159
gli impulsi alla liberazione sono specialmente diretti contro le potenze della Santa Alleanza e che il processo generale è pensato soprattutto nei termini delle realizzazioni nazionali in cui 8*incarna. Avviene così eh sia soprattutto il principio nazionale a suggellare e ad ispirare di sé quei complessi e vari fenomeni rivoluzionari che si presentano essenzialmente rivolti a rovesciare a favore delle nazionalità oppresse, il sistema creato dal Congresso di Vienna. Come avviene nella storia, è l'empiria dell'esito finale, ribaltando l'originario indifferenziato cosmopolitismo che coincide con la stessa umanità, a caratterizzare l'intero processo. L'impulso iniziale prima si attenua e poi passa in second'ordine. Avviene infine un fenomeno ancora più caratteristico, cioè la perdita della memoria storica della genesi e dei percorsi di questo processo. Infatti i problemi della liberazione dei popoli e della costruzione di una nuova umanità vengono progressivamente considerati non più nel loro contesto originario, dal quale pure hanno preso le mosse, bensì secondo l'ottica sempre più esclusiva dei singoli canali nazionali in cui tale processo generale sfocia e si concreta. Avviene così che non soltanto i protagonisti di questo movimento, ma anche molto spesso i suoi storici smarriscano le dimensioni universali del problema per fermarsi esclusivamente a quelle particolari. Ma queste dimensioni particolari, se ne costituiscono la necessaria e concreta specificazione, ne costituiscono anche quelle barriere tanto e costantemente aborrite dal nizzardo.
IL parallelismo di Mazzini e Garibaldi si spiega con il fatto che attingono alle medesime fonti: e la loro divaricazione, prima lenta per il prevalere di motivi personalistici, poi sempre più accelerata fino a divenire inconciliabile ed irreversibile per l'opposta presa di posizione riguardo all'Internazionale e alla Comune (1871-1872), si spiega pure con il divergente esito delle comune premesse ideali: a differenza del nizzardo, il genovese non rientra più, dopo le esperienze nazionali, in quella dimensione internazionale che per Garibaldi costituisce l'elemento portante delle sue scelte. In sostanza, l'eroe dei due mondi non considera l'istituzione di Londra come qualche cosa di nuovo e di deviarne rispetto a ciò che aveva sempre creduto, bensì come la più recente incarnazione di quegli ideali cosmopolitici che hanno sempre presieduto al suo pensiero e alla sua azione, mentre il suo grande rivale respinge l'Internazionale di Londra non soltanto per i suoi contenuti classistici (in questo non diverge da Garibaldi), ma soprattutto perché ha ormai compiuto la rimozione ideale della componente cosmopolitica alle origini della sua scelta. Mazzini, pertanto, sì differenzia da Garibaldi proprio perché non ammette ulteriori sviluppi oltre il principio nazionale, che resta per lui la chiave ordinatrice e legittimatrice della realtà, non avendo per il genovese il principio dell'emancipazione sociale rilevanza autonoma rispetto a quello dell'emancipazione nazionale. Il nizzardo, pertanto, tenta di resistere su una trincea nella quale, per l'ultima volta, è possibile una fusione del principio nazionale e di quello sociale come elementi di un'unica realtà rivoluzionaria. Dopo di lui, le due vie divergeranno radicalmente, come è del resto evidente nella storia del partito democratico non soltanto in Italia, ma anche in Europa. È una crisi (nel suo significato proprio di trasformazione, passaggio) che coinvolge sia i seguaci di Mazzini che quelli di Garibaldi.
La dimensione cosmopolitica del pensiero e dell'azione di Garibaldi non tarda però a concentrarsi a favore di quel popolo che più di ogni altro ha sofferto e sta tuttora soffrendo per oppressioni interne ed esterne, cioè il popolo italiano. Poco dopo rincontro con i sansimoniani il nizzardo, attraverso la misteriosa figura del Credente (che altri poi non è, come poi è stato rivelato, che il suo