Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
anno <1982>   pagina <162>
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Danilo Veneruso
cui continua a credere acquisisce coll'andar del tempo e della polemica anti­cattolica i caratteri di un sempre più vago deismo, ai limiti con la semplice identificazione delle leggi naturali, e il Cristo salvatore dell'umanità assume più la veste di un superguerriero vindice terribile delle libertà dei popoli che del misericordioso sacerdote di tutta l'umanità proprio della figurazione ortodossa. Ma non. rinuncerà mai alla romantica tentazione, anch'essa mutuata dalla tradi­zione sansimoniana-lamennesiana, di contrapporre al falso cristianesimo della rinnegata chiesa cattolica la vera religione degli autentici fedeli di Cristo, la quale dovrà essere adottata ed assunta al ruolo di religione universale.I0)
10> Nel citato discorso del 31 ottobre 1860 agli ungheresi (cr. A. BIZZONI, op. cit., pp. 391-392) esprime in termini classicamente sansimoniani la sua concezione sulla reli­gione: oc È il papa-re che ritarda il momento della completa liberazione d'Italia. Il solo, il vero ostacolo è questo. Io sono cristiano e parlo a cristiani: sono buon cristiano e parlo a buoni cristiani. Io amo e venero la religione di Cristo, perché Cristo venne per sottrarre l'umanità alla schiavitù, per cui Dio non l'ha creata. Ma il papa, che vuole schiavi gli uomini... disconosce Cristo, mentisce alla sua religione. Nessuno fraintenda le mie parola, nessuno confonda il papismo col cristianesimo, la religione della libertà con la politica avara e sanguinosa della schiavitù . Significativo lo slogan finale: a. Viva Vittorio Ema­nuele! Viva l'Italia! Viva il Cristianesimo! . In un messaggio alle donne italiane inviato da Caprera il 16 giugno 1861, Garibaldi esprime l'auspicio che l'umana fami­glia, secondo la legge di Cristo, conti fra i suoi figli non altro che fratelli e sorelle (cfr. G. GARIBALDI, Epistolario, con documenti e lettere inedite (1836-1882), raccolto e anno­tato da ENRICO EMILIO XIMENES, I, Milano, Alfredo Brigola e C, 1885, pp. 162-163). Per costruire questa grande famiglia in cui di nuovo l'umanità coincida con il cristiane­simo, occorre, per l'Eroe dei Due Mondi, che la vera Chiesa si ribelli al papato tradi­tore della causa dei popoli: così scrive da Caprera ai sacerdoti italiani il 6 marzo 1862: oc Io sono convinto che voi non potete strappare i cardinali dalla pardizione. Ma se lo potete, fatelo. Se no, gridate ai quattro venti della terra: che non volete solidarietà coi malvagi, che siete italiani, che volete imitare almeno il sacerdozio dell'Ungheria, della Polonia, della Grecia, della China, dei selvaggi dell'America, ove il sacerdote non rinnega la sua culla, i suoi concittadini, ma combatte alla fronte di quelli per l'indipendenza del suo paese (ivi, pp. 180-181). E nell'indirizzo di risposta agli operai di Parigi del 14 ottobre 1861, Garibaldi precisa ancora il suo pensiero: <c Oui! Les nations veulent s'en-tendre et veulent la fra terni té de tous: les despotes ne la veulent. Loi sacre, irrevocable, emanation divine du Christ, elle est dans la conscience de tout le monde: elle est au sommet des aspirations des races souffrantes: et l'egoysme hypocrite des fausses grandeurs mon-daines la boude de dessous sa cape de plomb et suscite par la mensogne et la corruption tonte espèce d'obstacle à son accomplissement. Nous demandons du travail, du pain et de l'amour mutuai. On nous répond: fusils de précision, bombes et vaisseaux cuirassés . La conclusione è pertanto obbligata: Le jour n'est pas loin où le complice des tyrans, le pretre de Rome, sera obligé de cherchcr un refuge loin de la terre qu'il a desolée (cfr. G. GARIBALDI, Scritti, cit., I, pp. 406-408). Anche a alle coraggiose donne boeme Garibaldi afferma da Caprera, il 25 settembre 1861, che e il giorno in cui, col vostro esempio sublime, sparisca l'antagonismo delle razze, fomentato da loro, per far luogo alla concordia, in quel giorno sarà un fatto il risorgimento dell'uomo secondo la legge di Dio (ivi, pp. 408-409). Di fronte alla defezione della chiesa di Roma, la democrazia è destinata a prenderne il posto: così scrive or alla democrazia spagnola il 1 maggio 1863: e Gloria a te, democrazia, porzione vergine delle nazioni, custode vigile del Vangelo, organo eletto del processo umano, animato sempre per combattere a prò dell'oppresso il prepo­tente ... Dalla tua parte sta l'intervento della diplomazia dell'anima, il mutuo soccorso, l'amore del prossimo! (ivi, pp. 194*195). Nelle meditazioni del Varignano, dopo Aspro­monte, egli identifica la eausa dell'unità mondiale con la nuova chiesa dell'umanità, inter­pretata secondo i canoni sansimoniani-lamennesianl: oc ebrea l'unità religiosa, al di sopra di tutti vi è l'unità in Dio che, ridotti i preti, i ministri, i dervisci alla loro vera