Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
anno <1982>   pagina <163>
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Garibaldi e l'Europa 163
Nella semplicità e nell'eccessivo schematismo della sua impostazione men­tale, 1* eroe dei due mondi condivide con entusiasmo la tesi manichea-agostì* mana del male chiaramente e nettamente distinto dal bene, per cui questo è dal primo naturalmente separabile. In siffatta concezione dove la città di Dio vive separata e in assoluta antitesi con la città di Satana, è chiaro che il posto che tocca al papa non può che essere quello del male, di cui anzi è concepito come il diabolico principe.ll) Garibaldi, nella forma immanente e terrena con
espressione di impostori, può convenire universalmente (cfr. G. GARIBALDI, Scritti, cit., HI, pp. 412-415). L'odio contro il papato traditore lo orienta verso quei popoli che primi, in un passato anche lontano, hanno levato la bandiera della ribellione contro di esso. Cosò, scrivendo al colonnello inglese Chambers per accettare la nomina a presidente onorario della Lega riformista il 20 maggio 1867, il nizzardo leva le sue lodi all'Inghil­terra: Secoli fa, anche la vostra gagliarda e valorosa popolazione rovesciò il tabernacolo d'idolatria e menzogna che tiene ancora inceppata l'energia di questo bel paese. Noi segui­remo arditamente la vostra mossa coraggiosa e, in luogo dell'impunità, dell'irreligione, della miseria e della tirannia sostituiremo la vera religione di Dio, padre e salvatore di tutti, e la vera fratellanza delle nazioni (cfr. G. GARIBALDI, Epistolario, cit., I, p. 297). Lo stesso merito attribuisce alla Svizzera nel discorso che tiene a Ginevra in occasione del Congresso della pace nel settembre 1867: Qui i vostri antenati ebbero animo di assalire tra i primi codesta pestilenziale istituzione che si chiama il papato. A voi, citta­dini di Ginevra, che vibraste i primi colpi alla Roma papale, non è più l'iniziativa che io domando: ma vi domando di compir l'opera dei vostri padri, quando noi recheremo gli ultimi colpi al mostro (ivi, I, pp. 608-610). Nell'ultimo decennio della sua vita, acce­cato dalla irosa prevenzione contro il papato e la Chiesa cattolica, recide del tutto l'ultimo esile filo che ancora pur lo lega alla concezione trascendente della religione, sia pure interpretata ereticamente. Se in uno scritto di quegli anni risponde ancora affermativa­mente olla domanda se sia necessaria una religione , in quanto la vera religione, il vero cristianesimo è necessario! Quel cristianesimo predicato da Cristo e dai suoi apostoli che aveva per base e per dogma l'eguaglianza degli uomini e per morale: " Fate ad altri ciò che per voi bramate! ", divina emanazione scolpita dal Creatore nel cuore della minima delle sue creature , pur sempre denuncia e condanna il cristianesimo della bottega, quello che vuole accanto al boia l'inferno per spaventare la povera gente e venderla oggi agli aristocrati, domani agli austriaci, dopo ai moscoviti scismatici od ai turchi (cfr. Un ricordo agli italiani, ivi, H, pp. 565-568). Ancora più crudo e intransigente un suo giudizio quasi coevo sull'origine della religione : La piccolezza e la fragilità dell'uomo, paragonata alla grandezza della terra e all'immensità dei pianeti, delle stelle, dello spazio, dell'infinito, fecero supporre all'uomo esseri superiori e servi ai furbi tale credenza di base ove edificar favole per ingannare il povero popolo : se Cristo, Mosé, Confucio, Maometto parlarono di rivelazione fecero mole perché te nulla si sa dell'Onnipotente e chi ardisce penetrare nel recondito dell'Infinito? La religione che si costituisce sulla coscienza, sulla voce del cuore del virtuoso, cioè fare il bene a tutti se possibile, questa e la vera religione. II resto è bugia. H prete è bugia! (ivi, III, pp. 569-570).
il) Xfcl discorso già citato agli ungheresi del 31 ottobre 1860, Garibaldi considera con simpatia la credenza dell'India, dove si ce riconoscono e si adorano due geni: quello del bene e quello del male (cfr. A. BIZZONI, op. ci*., II, pp. 391-392). E tenta poi l'ap­plicazione alla storia di questo principio manicheo: ce L'impero turco, la monarchia fran­cese, la monarchia costituzionale di Spagna e la repubblica di Rosos in Buenos Ayres, con piccolissime eccezioni, hanno sempre rappresentato il male. La repubblica svizzera e la monarchia inglese rappresentano il bene, non il bene perfetto, perché questo pare non conciliarsi con la natura umano, ma quel tanto di bene che tiene l'individuo nella sua dignità e che lo mette in caso di dire: il governo è cosa mia, non io cosa del governo. In un singolo stato, poi, è rappresentato il bene da coloro che hanno il coraggio e l'abnega­zione di dedicarsi alla causa del loro paese senza motivi interessati. Rappresentano il male coloro che non mirano ad altro che a conseguire vantaggi propri, sacrificando il bene