Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
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1982
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Danilo Veneruso
cui traduce la visione teologica e metafisica della tradizione agostiniana, non arriva alla comprensione e al possesso della parabola della stretta compenetrazione del grano e del loglio, il cui significato ideale e storico gli è completamente estraneo: per lui i conti politici si fanno subito o mai più, e il Dio che non paga il sabato non parla al suo spirito. Da questo punto di vista, non è in grado di percepire la verità, estranea completamente alla sua mentalità, che i principi politici sono dialettici e che, portati alle loro logiche conseguenze, facilmente si convertono nei loro contrari: questo sospetto non può neppure sfiorare chi pone il fine di ogni azione nobile e disinteressata nella realizzazione del principio della liberazione dei popoli come fonte di fraternità dei popoli. Questa incomprensione, o se vogliamo mancanza di senso dialettico, lo salva e lo danna insieme: lo salva perché gli permette di credere al suo ideale come principio e filo rosso direttivo di tutta la sua vita e di non vedere tutte le conseguenze storiche della permutazione dialettica di ciò in cui crede; ma lo danna anche perché consente ad una cultura politica ormai lontana dalle sue premesse ideali non percepibili dalle generazioni successive di irretire attorno al vecchio e glorioso generale le trame di un equivoco politico e storico insieme, che senza soluzione di continuità salda Garibaldi ai garibaldini, unisce l'ideale nazionale della sua giovinezza pensato come momento del processo generale di liberazione dell'umanità agli ulteriori sviluppi del principio di nazionalità, di cui, morto Garibaldi e affievolita l'ispirazione della democrazia, il garibaldinismo è un elemento portante.
È questo equivoco di fondo che rende il nizzardo refrattario alla comprensione della portata storica delle critiche che il papa rivolge al principio nazionale: per Garibaldi, più. che un errore è un'empietà affermare come esso, se non equilibrato da altri elementi, possa portare a risultati ben diversi da quelli della fraternità tra i popoli.12) Anche per Garibaldi, come per Mazzini, il moderno processo rivoluzionario assume il volto nazionale: solo che nell'eroe dei due mondi è più sicuro il concetto che questo processo non si esaurisce nel-l'empiricità dei fatti nazionali nei quali pur si distingue realizzandosi, ed è più chiara la convinzione che ognuno di questi momenti si riflette e si giustifica nell'apporto universale di fraternità alla comune umanità. Sono pertanto le grandi nazioni vindici della libertà propria ed altrui, come la Francia, l'Inghilterra, la Svizzera, gli Stati Uniti d'America, il Belgio, a porsi alla testa del grande processo nazionale che sconvolge e rinnova radicalmente l'Europa per isolare e schiacciare gli avanzi del dispotismo, gli anacronistici Stati supernazionali, che per ini sono soprattutto antinazionali, dell'Austria e della Turchia.u> Un'ulte-
generale, ed a questa classe appartengono i sovrani del bugiardo diritto divino, che considerano la vita ed i beni della nazione come loro appannaggio. Ed il bene lo rappresenta l'onesto operaio, il marino, il contadino che vivono nella famiglia col frutto del sudore riolla loro fronte onorata e che sono nella società la parte produttiva e civilizzatrice, mentre l'altra ne è il cancro roditore, la prostituzione e l'immoralità (cfr. G. GARIBALDI, Scritti, cit., Ili, pp. 382-383).
12) NellV ottalogo che egli propone al Congresso della pace di Ginevra nel settembre 1867 mette al penultimo punto, prima di proporre l'adozione della religione di Dio , il programma di dichiarare decaduto il papato, essendo la più nociva delle sette (cfr. G. GARIBALDI, Scritti cit., pp. 410-412).
)31 Nel memorandum rivolto alle potenze europee per invitarle a promuovere l'unità europea, il 23 ottobre 1860 esclude volontariamente l'Austria e l'Impero ottomano, dannati, per il bene degli sventurati popoli che opprimono, a crollare (cfr. G. GARIBALDI,