Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
anno <1982>   pagina <164>
immagine non disponibile

164
Danilo Veneruso
cui traduce la visione teologica e metafisica della tradizione agostiniana, non arriva alla comprensione e al possesso della parabola della stretta compenetrazione del grano e del loglio, il cui significato ideale e storico gli è completamente estraneo: per lui i conti politici si fanno subito o mai più, e il Dio che non paga il sabato non parla al suo spirito. Da questo punto di vista, non è in grado di percepire la verità, estranea completamente alla sua mentalità, che i principi politici sono dialettici e che, portati alle loro logiche conseguenze, facilmente si convertono nei loro contrari: questo sospetto non può neppure sfiorare chi pone il fine di ogni azione nobile e disinteressata nella realizzazione del principio della liberazione dei popoli come fonte di fraternità dei popoli. Questa incomprensione, o se vogliamo mancanza di senso dialettico, lo salva e lo danna insieme: lo salva perché gli permette di credere al suo ideale come principio e filo rosso direttivo di tutta la sua vita e di non vedere tutte le con­seguenze storiche della permutazione dialettica di ciò in cui crede; ma lo danna anche perché consente ad una cultura politica ormai lontana dalle sue premesse ideali non percepibili dalle generazioni successive di irretire attorno al vecchio e glorioso generale le trame di un equivoco politico e storico insieme, che senza soluzione di continuità salda Garibaldi ai garibaldini, unisce l'ideale nazionale della sua giovinezza pensato come momento del processo generale di libera­zione dell'umanità agli ulteriori sviluppi del principio di nazionalità, di cui, morto Garibaldi e affievolita l'ispirazione della democrazia, il garibaldinismo è un elemento portante.
È questo equivoco di fondo che rende il nizzardo refrattario alla compren­sione della portata storica delle critiche che il papa rivolge al principio nazio­nale: per Garibaldi, più. che un errore è un'empietà affermare come esso, se non equilibrato da altri elementi, possa portare a risultati ben diversi da quelli della fraternità tra i popoli.12) Anche per Garibaldi, come per Mazzini, il mo­derno processo rivoluzionario assume il volto nazionale: solo che nell'eroe dei due mondi è più sicuro il concetto che questo processo non si esaurisce nel-l'empiricità dei fatti nazionali nei quali pur si distingue realizzandosi, ed è più chiara la convinzione che ognuno di questi momenti si riflette e si giustifica nel­l'apporto universale di fraternità alla comune umanità. Sono pertanto le grandi nazioni vindici della libertà propria ed altrui, come la Francia, l'Inghilterra, la Svizzera, gli Stati Uniti d'America, il Belgio, a porsi alla testa del grande pro­cesso nazionale che sconvolge e rinnova radicalmente l'Europa per isolare e schiacciare gli avanzi del dispotismo, gli anacronistici Stati supernazionali, che per ini sono soprattutto antinazionali, dell'Austria e della Turchia.u> Un'ulte-
generale, ed a questa classe appartengono i sovrani del bugiardo diritto divino, che con­siderano la vita ed i beni della nazione come loro appannaggio. Ed il bene lo rappresenta l'onesto operaio, il marino, il contadino che vivono nella famiglia col frutto del sudore riolla loro fronte onorata e che sono nella società la parte produttiva e civilizzatrice, mentre l'altra ne è il cancro roditore, la prostituzione e l'immoralità (cfr. G. GARIBALDI, Scritti, cit., Ili, pp. 382-383).
12) NellV ottalogo che egli propone al Congresso della pace di Ginevra nel settembre 1867 mette al penultimo punto, prima di proporre l'adozione della religione di Dio , il programma di dichiarare decaduto il papato, essendo la più nociva delle sette (cfr. G. GARIBALDI, Scritti cit., pp. 410-412).
)31 Nel memorandum rivolto alle potenze europee per invitarle a promuovere l'unità europea, il 23 ottobre 1860 esclude volontariamente l'Austria e l'Impero ottomano, dan­nati, per il bene degli sventurati popoli che opprimono, a crollare (cfr. G. GARIBALDI,