Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
anno <1982>   pagina <168>
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Danilo Veneruso
stessa fecondità del principio nazionale quale fattore di liberazione dei popoli proprio quando esso, attraverso il compromesso istituzionale successivo alla rivoluzione del 1848, si afferma largamente in Europa, soppiantando rapida­mente e poi facendo addirittura scomparire le residue posizioni della Santa Alleanza. Per salvare la validità originaria del principio nazionale e la sua uni­versalità quale principio redentore ed ordinatore della vita dei popoli, il niz­zardo, nel periodo del suo massimo impegno politico-militare, matura un pro­getto capace di riordinare dalle fondamenta i rapporti tra i popoli europei. Infatti, tra Pestate del 1860 e la primavera del 1864, Garibaldi mette la sua im­mensa popolarità conquistata recentemente con la liberazione dell'Italia meri­dionale a servizio di un piano per l'unità polìtica d'Europa. È il progetto di una confederazione europea, com'egli la chiama, ma che in termini moderni avrebbe addirittura i caratteri di una vera e propria federazione, in quanto è espressa­mente previsto il sacrificio di una parte dei poteri sovrani Questo è un aspetto dell' 'azione del Garibaldi tra i più trascurati dalla storiografia risorgimentale, perché, come si è detto più sopra, si è perduta la memoria storica di questo aspetto nella misura in cui si sta affermando, prima come ideale politico, poi come criterio di interpretazione della realtà sociale, il principio nazionale. Infatti gli storici hanno finora relegato questo progetto (quando lo hanno citato) fra gli incidenti di percorso della biografia dell'eroe dei due mondi, tra le supposte aporie del suo carattere inquieto oppure come una deviazione dalla linea principale della sua vita, come tale insignificante e meritevole di essere assegnata quasi all'aneddotica.24)
Viceversa, come abbiamo veduto, il progetto di Garibaldi si inserisce per­fettamente e naturalmente nella linea principale di quel processo per cui egli, a differenza del Mazzini, nasce internazionalista e muore internazionalista pas­sando per l'intero ciclo del principio nazionale. Egli, lungi dall'essere quell'in­guaribile sognatore descritto da tanta parte della storiografia risorgimentale, obbedisce in realtà ai canoni del più ineccepibile realismo politico del momento che, come recente trionfatore del Volturno, intende sfruttare a fondo la seconda ondata del movimento nazionale (dopo la prima del quarantotto) cui attribuisce la sua vittoria, per regolare definitivamente ì rapporti intereuropei con i prin­cipi della libertà, dell'indipendenza, della democrazia, della giustizia sociale.25) A sua volta, questa ondata è interpretata come l'avvisaglia di quella definitiva ondata rivoluzionaria, di quel movimento generale dei popoli che avrebbe spaz­zato via gli ultimi resti della tirannide, consentendo il definitivo ordine, nella pace e nella concordia, delle genti del vecchio continente. Questo movimento, però, è in grado di uscire dai binari della speranza utopistica solo se l'iniziativa delle potenze liberali che nel 1859-60 ha reso possibile la liberazione e l'unifica­zione d'Italia si fosse estesa all'intero continente.
Con il sostegno delle recenti affermazioni politico-militari, il nizzardo av­verte che è necessario battere il ferro finché è caldo. L'eroe dei due mondi in-
23) QEr. I. MONTANELLI - M. NOZZA, op. cit., p. 583; G. FALCO, op. cit.
24) Cr. D. MACK SMITH, op. cit., pp. 132-133.
ZS) Come scrive agli operai di Parigi il 14 ottobre 1861, Garibaldi è ancora con­vinto che a il est un fait quo l'Europe ne presenta jamais le sublime spectacle de rappro-chement humain qu'elle presente aujourd'hui (cfr. G. GARIBALDI, Scrìtti, cit., I, pp. 406-408): il problema è dunque quello di dirìgere oc la lutto supreme des nationalités opprìmées (qui) s'approche , come scrìve al polacco Mieroslowski il 1 maggio 1861 (ivit pp. 394-395).