Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
anno <1982>   pagina <171>
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Garibaldi e l'Europa
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venti equilibratori e conservatori della diplomazia internazionale consolidi e solidifichi resistente nel pericoloso equilibrio di Stati sovrani ed armati. Che il progetto del trionfatore del Volturno rientri proprio in ciò che si aspettano i contemporanei è dimostrato dal fatto che nessuno, specialmente in Europa, si meraviglia dell'iniziativa. Le riserve derivano dal fatto che, per l'opinione pub­blica anche liberale e democratica del tempo, sembra ancora prematura una ipotesi di larga convergenza europea, quando ancora non si sono consolidati gli istituti nazionali. Per Garibaldi, viceversa, questo passaggio dalla nazione all'Europa non è che l'aspetto tanto più audace quanto definitivo delle conquiste della rivoluzione, la forma più moderna e spregiudicata della fedeltà alla causa di emancipazione collettiva e individuale che egli ha sempre servito.27* Nel
Chiama la nazione francese a cooperatrice tua... l'iniziativa che ti appartiene oggi po­trebbe non essere più tua domani. Che Iddio non permetta questo! ... Sorgi dunque, o Britannia! e non perder tempo. Sorgi colla fronte alta e addita alle nazioni la via da per­correre . È ancora al popolo inglese che si rivolge il 4 febbraio 1863 perché chiami a raccolta tutti i popoli liberi a favore della Polonia: Io a te, Britanno, grido in nome di Dio e dei diritti dell'uomo calpestati: chiama a te i popoli ed i milioni ti seguiranno. Imponi, oggi lo puoi, ai perturbatori dell'ordine naturale, tormentatori dell'uomo, che si sono fatti appannaggio delle nazioni (cfr. G. GARIBALDI, Scritti, cit., II, pp. 181-182). Nel discorso di Cronwall del 26 aprile 1864, più volte citato, Garibaldi assegna all'Inghilterra il compito di capeggiare la vera Santa Alleanza dei popoli liberi contro gli oppressori: La voce dell'Inghilterra è ascoltata e temuta. Essa è in gran parte arbitro dei fati di Europa, ma tengo per fermo ch'essa non potrà mai risolvere la questione italiana, come quella di tutte le nazionalità, coll'arte dei Congressi e delle pennute diplomatiche. Ma di fronte al gran principio della solidarietà dei popoli proclamato e sancito dalla coscienza univer­sale, io non posso soltanto parlare d'Italia, tanto più nel momento in cui il vaticinio e la promessa di questa vera Santa Alleanza ricevettero nella stretta di mano che scambiai a Londra co' proscritti d'Europa un suggello incancellabile. Partendomi da questa riva ospi­tale, io non posso più oltre celare il vero segreto del mio cuore: quello di raccomandare alla generosa ed avveduta tra le nazioni la causa dei popoli oppressi. Poiché la loro resur­rezione è certa e il loro trionfo fatale, l'Inghilterra saprà coprirsi del possente usbergo del suo nome e sostenerli all'uopo col temuto ausilio del suo braccio. Essa sa di non esser sola in questa grande missione. Al di là dello stretto vive un altro popolo gigante... La libertà! Ecco il sole che deve fecondare la sincera e formidabile alleanza dei due popoli della civiltà contro la barbarie e per la quale, senza nemmeno sguainare la spada, l'opera grandiosa della pace del mondo sarebbe instaurata . E il 20 maggio 1867 l'Eroe dei due mondi si rivolge al dirigente della Lega riformista colonnello Chambers riconoscendo la funzione direttiva dell'Inghilterra nella liberazione dei popoli oppressi, aggiungendo, a titolo di conclusione: Secoli fa, anche la vostra gagliarda e valorosa popolazione rovesciò il tabernacolo d'idolatrìa e menzogna che tiene ancora inceppata l'energia di questo bel paese. Noi seguiremo arditamente la vostra mossa coraggiosa, e, in luogo dell'impunità, della miseria e della tirannia, sostituiremo la vera religione di Dio, padre e salvatore di tatti, e la vera fratellanza delle nazioni (cfr. G. GAUIBALDI, Epistolario, cit., I, p. 297). Nel 1872, al blocco anglo-francese sembra sostituire il blocco anglo-sassone tra In­ghilterra e Stati uniti: oc II Congresso di Ginevra è composto oggi da rappresentanti degli Stati uniti e dell'Inghilterra: è una maggiore base al Congresso universale codesti valorosi campioni della nobile razza anglosassone. E perché non si accrescerebbe lo stupendo con­sesso coi delegati della libera Elvezia, della Francia, dell'Italia e di quante nazioni abor­rono da macelli umani? (cfr. Lettera al sig. Go'ègg, per estere letta al Congresso di Lugano, del 3 settembre 1872, ivi, II PP- 16-18).
27) Si vedano ad esempio le parole dettate in occasione della morte del colonnello ungherese Tuckery il 7 giugno 1860: La fratellanza dei popoli, cementata col sangue sui campi di battaglia, è imperitura. L'Italia libera è solidaria, responsabile alla faccia del mondo della libertà ungherese... Gli italiani gridano sulla tomba dell'eroico martire