Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
anno <1982>   pagina <172>
immagine non disponibile

172
Danilo Veneruso
memorandum, Garibaldi parte dalla constatazione della gravità dell'attuale crisi dell'Europa, dove sono accampati gli uni contro gli altri enormi eserciti stanziali, serviti da una burocrazia altrettanto avida e oppressiva. Per spezzare questo cerchio involutivo, che minaccia di trasformare i nuovi Stati sorti dal trionfo del principio nazionale in semplici eredi dell'assolutismo sotto altra veste, occorre ricorrere all'audacia, trasformando l'attuale solidarietà tra i popoli liberi in un vincolo politico istituzionale e permanente. Questo processo, audace ma perfettamente in armonia con la sua ispirazione originaria, non potrà essere messo in moto che dall'iniziativa delle due grandi potenze liberali, la Francia e 1 Inghilterra. Un loro pronunciamento può provocare, anche senza ricorso alla spada, una spontanea aggregazione degli altri Stati liberi d'Europa. Garibaldi conclude il memorandum con la speranza che le due potenze liberali d'Europa, in nome della loro origine, sappiano rinunciare alle seduzioni ingannevoli ed effimere della gloria delle conquiste imperiali. 28>
che la causa dell'Ungheria è la loro, e che cambieranco coi loro fratelli sangue per san­gue (cfr. G. GARIBALDI, Scritti, cit., I, p. 263); gli stessi concetti nel citato indirizzo al popolo di Sheffield del 13 luglio 1860 (ivi, pp. 274-275) e nell'indirizzo ai patrioti sviz­zeri del 3 agoso 1860 (ivi, p. 282): Sia d'ora innanzi la fratellanza dei popoli ben più che una vana parola .
2*) È alla portata di tutte le intelligenze che l'Europa è ben lungi di trovarsi in uno stato normale e convenevole alle sue popolazioni. La Francia, che occupa senza con­trasto il primo posto tra le potenze europee, mantiene sotto le armi seicento mila soldati, una delle prime flotte del mondo ed una quantità immensa di impiegati per la sua sicu­rezza interna . Lo stesso si può dire per l'Inghilterra, la Russia e la Prussia, a Gli stati secondari aggiunge il nizzardo non foss'altro che per ispirito di imitazione e per far atto di presenza, sono obbligati, di tenersi proporzionalmente sullo stesso piede. Non parlerò dell'Austria e dell'Impero ottomano, dannati, per il bene degli sventurati popoli che opprimono, a crollare. Uno può alfine chiedersi: perché questo stato agitato e violento dell'Europa? Tutti parlano di civiltà e di progresso... A me sembra invece che, eccettuan­done il lavoro, noi non differiamo molto dai tempi primitivi, quando gli uomini si sbrana­vano fra loro per strapparsi una preda. Noi passiamo la nostra vita a minacciarci continua­mente e reciprocamente, mentre che in Europa la grande maggioranza, non solo delle intelligenze, ma degli uomini di buon senso, comprende perfettamente che potremmo pur passare la povera nostra vita senza questo perpetuo stato di minaccia e di ostilità degli uni contro gli altri, e senza questa necessità che sembra fatalmente imposta ai popoli da qualche nemico segreto ed invisibile dell'umanità di uccidersi con tanta scienza e raffina­tezza. Per esempio, supponiamo che l'Europa formasse un solo stato... A chi l'iniziativa di questa grande opera? Al paese che marcia in avanguardia della rivoluzione , la Fran­cia ... Tuttavia un ostacolo si frappone a questa iniziativa: la rivalità che ha sussistito tra la Francia e l'Inghilterra dal XIV secolo fino ai nostri giorni esiste ancora: ma, oggi noi lo constatiamo a gloria del progresso umano, essa è infinitamente meno intensa di modo che una transazione tra le due più grandi nazioni d'Europa... non può più essere posta tra i sogni e le utopie degli uomini di cuore. Dunque la base di una confederazione europea è naturalmente tracciata dalla Francia e dall'Inghilterra... Che la Francia e l'In­ghilterra si tendano francamente e lealmente hi mano e tutte le altre nazioni seguiranno. Le masse che ora servono nelle armate e nella marina saranno impiegate alla costruzione di istituzioni civili. La guerra non essendo quasi più possibile, gli eserciti diventerebbero inutili. Ma quello che non sarebbe inutile è di mantenere il popolo nelle sue abitudini guerriere e generose, per mezzo di milizie nazionali, le quali sarebbero pronto a reprimere i disordini e qualunque ambizione tentasse di infrangere il patto europeo. Desidero arden­temente che le mie parole pervengano a conoscenza di coloro cui Dio confidò la santa missione di fare il bene, ed essi lo faranno certamente, preferendo ad una grandezza falsa ed effimera la vera grandezza, quella che ha la sua base nell'amore e nella gran* dezza dei popoli (cfr. G. GAHIBALDI, Scritti, cit., I, pp. 338-342).