Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE; UNIFICAZIONE EUROPEA PROGETTO
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1982
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173
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Garibaldi e VEuropa 173
Per quattro anni, l'eroe dei due mondi insiste su questo progetto, che si inserisce nella linea delle grandi speranze dell'inizio del secolo.2" H motivo conduttore della gestione di questo progetto è significativamente e realisticamente segnato dall'ansia di non perdere tempo, in quanto l'occasione che ora si presenta, la possibilità della terza ondata promossa e pilotata dalle potenze potrebbe non presentarsi più:3** così, in un indirizzo rivolto il 1 maggio 1861 al polacco Mieroslawski, si dichiara certo che la lutte suprème des nationalités opprimées s'approche, mais personne ne peut préciser l'heure. Il faut ètre toujours prèts! >.31> Del resto, tutti gli scritti e la corrispondenza epistolare del tempo appaiono finalizzati a questa apertura europea, all'invito ad una solidarietà stretta e totale di tutti gli abitanti del vecchio continente. Così, l'invito rivolto alle donne italiane il 16 giugno 1861 di prestare il loro appoggio a qualsiasi tentativo di migliorare le condizioni di vita delle classi popolari è esteso all'Europa intera,32) e il rimprovero rivolto ai sacerdoti italiani di un'eccessiva timidezza nei confronti dei diritti e delle aspirazioni dei popoli è correlativo ad un confronto del comportamento del tutto diverso di tanti loro confratelli in Polonia, in Belgio e in altri luoghi del vecchio continente.33*
Il celebre proclama con cui l'eroe dei due mondi muove da Palermo verso la conquista di Roma il 31 luglio 1862 si apre addirittura con il nome d'Europa,34* e l'indirizzo di risposta agli operai parigini che gli avevano inviato un
Oui! Les nations veulent s'entendre et veulent la fraternité de tous , così afferma nell'indirizzo citato di risposta agli operai parigini del 14 ottobre 1861, ivi, pp. 406-408.
30) g Chiama a te quanti popoli hanno libero il volere e non tardare un sol giorno! L'iniziativa che ti appartiene oggi potrebbe non essere più tua domani! , così si rivolge alla nazione inglese nel citato indirizzo del 28 settembre 1862.
3 li, pp. 394-395.
32) Alcune signore straniere hanno concepito l'idea ch'io debba trasmettervi l'idea di migliorare la condizione del popolo moralmente e materialmente. La libertà politica, esse dicono, acquistata dalla maggior parte dei popoli della penisola, non basta alle moltitudini: esse debbono assaporare fisicamente i benefici ed attingere quel grado d'istruzione che solo può emanciparle da' pregiudizi degradanti in cui le mantiene la parte corrotta degli uomini. Pane, lavoro, educazione, ecco la meta che per il popolo si prefiggono anime benefattrici. Le classi agiate, altolocate, visitano il tugurio del povero per conoscere le privazioni? Oh, no! Avvicinino ai potenti della terra il povero popolo, lo consolino, lo educhino, lo sollevino: allora sparirà nella società umana quell'abisso immenso che divide il povero dal ricco, che li fa nemici, che fa al bracciante, in molte parti d'Europa, desiderare lo sfacelo della cosa pubblica, la proscrizione del padrone, unico mezzo per poter ottenere un miglioramento in questo mondo, per lui di miserie e di afflizioni. Non otterremo la perfezione, impossibile nella umanità, ma possiamo ottenere, migliorando la condizione del povero e nobilitandolo, che il titolo da noi assunto di popolo libero e civile non sia una menzogna: che l'umana famiglia, secondo la legge di Cristo, conti tra i suoi figli non altro che fratelli e sorelle (cfr. G. GARIBALDI, Epistolario, cit., I, pp. 162-163).
33) CoSì scrive da Caprera il 6 marzo 1862 a ai sacerdoti italiani (cfr. G. GARIBALDI, Epistolario, cit., I, pp. 180-181): Io sono convinto pur troppo che voi non potete strappare i cardinali dalia perdizione. Ma se lo potete, fatelo. Se no, gridate ai quattro venti della terra: che non volete solidarietà coi malvagi, che siete italiani, che volete imitare almeno il sacerdozio dell'Ungheria, della Polonia, della Grecia, della China, dei selvaggi dell'America, dove il sacerdote non rinnega la sua culla, i suoi concittadini, ma combatte alla fronte di quelli per l'indipendenza del suo paese .
34) ,, L'Europa, il mondo, giudicarono ormai la questione romana e votarono contro l'in qualificabile occupazione della capitale italiana dal Bonaparte , cosi inizia il proclamo, in G. GARIBALDI, Epistolario, cit,, I, pp. 199-200.