Rassegna storica del Risorgimento

CAMPI DI CONCENTRAMENTO GERMANIA
anno <1982>   pagina <390>
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Vittorio E. Giuntélla
La dizione di versi si affidava alla superstite memoria di pochi eletti, men­tre i passi di Berchet e di Giusti, che ho sopra citati, li ricavavamo dai libri, che ciascuno si era tirati dietro dai fronti di guerra alle zone di occupazione. Non era più di moda, come ai tempi di Giosuè Borsi, avere nel taschino dell'uni­forme il Dante minuscolo hoepliano , ma dagli ancor più minuscoli volumetti dei classici Barbera ai volumi più impegnativi (dal punto di vista del formato e del peso) i nostri campi potevano vantare vere bibliotechine, disperse nel pa­trimonio dei singoli, ma disponibili per tutti. Non si creda che fosse agevole e sicuro conservare libri e salvarli nelle molte perquisizioni subite. Quel che ora mi sorprende e, retrospettivamente, ammiro era la cura che gente affamata, allo stremo dello sforzo, dispiegava per salvare un libro. In uno dei trasferimenti a piedi (e quella volta eravamo a Tannenberg, proprio nei pressi del ma­stodontico e lugubre mausoleo di Hindenburg) stavo per gettar via una cassetta di legno con la mia libreria , perché proprio non ce la facevo più. Un com­pagno mi chiese che cosa contenesse e quando seppe che erano libri mi aiutò a portarla. L'altro pericolo, ben più grave, erano le perquisizioni della Gestapo. Proprio al termine di quel viaggio, iniziato nella regione dei laghi Masuri e terminato nella fortezza di Ivangorod presso Deblin, sulla Vistola, la mia li­breria subì una notevole decurtazione. Persi tra l'altro, e me ne dispiace an­cora, un volume nel quale intellettuali francesi parlavano della Germania al tempo della prima guerra mondiale. Gli altri furono disputati uno per uno, con incerta fortuna,12) ma tra i salvati c'era anche il Pensiero politico italiano dal 1700 al 1870 del Salvatorelli, che un più colto poliziotto mi avrebbe certo confiscato e dal quale io e i miei colleghi traemmo alcuni di quei foglietti, dei quali ho parlato.BJ Non possedevo, invece, allora un libro, che nella mia storia personale aveva già avuto un posto importante perché l'avevo letto in seconda elementare, Le Mie prigioni, Silvio Pellico e Massimo d'Azeglio erano gli autori più ambiti nella ideale Biblioteca del lager. Nel primo si cercavano i paragoni con la nostra condizione e quasi tutti concludevano che, almeno quanto al vitto e al rispetto della dignità, si stava meglio allo Spielberg! Dei Miei ricordi azegliani (tanto rari, o forse unici, e tanto desiderati che, per leg­gerli, ci si doveva mettere in una lunga lista d'attesa presso il fortunato posses­sore) piaceva la sua interpretazione moralistica della storia, ma, soprattutto, quella pagina del secondo capitolo, dove Massimo scrive di suo padre che preferì rimanere in quella triste ed amara prigionia, stentando la vita [...1 piuttosto che mancare a ciò ch'egli giudicava suo dovere .14)
Quando dai lager di transito fummo trasferiti, alle soglie dell'inverno, nei
*3) Riuscii a convincere il poliziotto che i due volumi della einaudiana Storia della rivoluzione russa non l'aveva scritti Neville Chambcrlain! La disputa con l'ufficiale della Gestapo, oltre che lunga, a un certo momento rischiò di finire male per me, perché con tracotanza, essendosi stancato dell'esame e dei bolli da mettere sui libri approvati , mi wtOb che la mia cultura non era <r militare , ma letteraria e che era stato un Doktor e non un combattente. Mi limitai a rispondere che per l'appunto ero un intellettuale; in altri campi mi avrebbe costato la vita. Quel che sono riuscito a salvare della mia biblio-techina portatile è ora adorno del gepruft della Gestapo del lager di Deblin. Vi era tra l'altro proprio il Dante minuscolo hoepliano , che sempre ebbi caro e che ora non trovo più. A Deblin, Ari-lager, era l'unica Divina Commedia esistente e questo permise anche in quel campo la fondazione di una a Lee tura Dantis .
W) L. SALVATORELLI, Il pensiero politico italiano dal 1700 al 1870, Torino, 1942.
14> Nell'edizione curata da Alberto M. Ghisalberti (Torino, 1949), a p. 66.