Rassegna storica del Risorgimento

CAMPI DI CONCENTRAMENTO GERMANIA
anno <1982>   pagina <391>
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Il Risorgimento nei Lager 391
tristi campi della Polonia, dove erano passati e morti prima di noi migliaia di russi, anch'essi, come noi, privati di ogni protezione e soccorso della Croce Rossa (le loro tombe comuni costituivano il panorama circostante i reticolati), il con­tatto con i Polacchi ci fece scoprire la terribile condizione di quella nazione oppressa sotto il tallone deU'fierrentJolfc, che non voleva nemmeno sugli autobus la razza inferiore,15* e ci facilitò la comprensione e l'accoglimento di un altro motivo del Risorgimento, quello della tradizionale fratellanza dei due popoli, delle battaglie insieme combattute, in Italia e in Polonia, della comunanza di sofferenze affrontate per la nostra libertà e la vostra . Molti di noi più an­ziani avevano imparato a scuola, prima del fascismo, l'inno di Mameli. I versi che nel lager ci piacevano di più, dicevano : Son giunchi che piegano le spade vendute già l'aquila d'Austria le penne ha perdute il sangue italiano e il sangue polacco beve col cosacco ma il cuor le bruciò . Osammo can­tarli una mattina nel campo di Deblin, mentre eravamo schierati ad aspettare che ci contassero. Li cantammo a sfida perché era l'il novembre, compleanno, o genetliaco , come si diceva allora, di Vittorio Emanuele, e anniversario dell'armistizio alleato del 1918. La coincidenza metteva tutti d'accordo e, per­ciò, il canto risuonò unanime e fu ripetuto. Quel che non tutti ricordavano era la faccenda dei cosacchi alleati dell'Austria. Non sì coglieva chiaramente l'allu­sione, ma come l'aquila d'Austria che si era tramutata nell'aquila nazista, così i più credevano, non ostante l'evidenza grammaticale, di rendere omaggio anche al sangue dei russi versato insieme a quello dei polacchi e degli italiani. Qual­cuno pensava, invece, alla alleanza del 1939 e alla spartizione della Polonia e, perciò, andava bene lo stesso. Era chiaro a tutti, anche se non ricordavamo le date e confondevamo gli episodi, il ricordo delie lotte comuni di italiani e po­lacchi e questo cementava ancora una volta i perseguitati ora separati da un re­ticolato, in una battaglia, che sentivamo comune.,6) Quel che allora ignoravamo (e che ora ci commuove) è che anche nell'inno nazionale polacco si ricordano le battaglie combattute sul suolo italiano agli albori del Risorgimento: Avanti! Avanti 1 Dabrowski, dall'Italia alla Polonia .
I contatti diretti con i polacchi non erano, in verità, molti; ma li ave­vamo visti, uomini e donne e bambini, con rischio di morte, portare fino ai nostri carri piombati pane ed acqua, Gleba... Voda . Alcuni più audaci si spingevano fin presso i reticolati per lanciare il pane furtivamente, quando la sentinella guardava in altra direzione. E con il pane venivano gli incitamenti e la solidarietà di lotta, che si esprimeva anche in forme ingenue. Nel campo di Thorn (Thorun) una Domenica della fine di settembre del '43 un gruppo di ragazze polacche venne davanti ai reticolati e all'improvviso si levarono le note verdiane del Nabucco .17) Altra risonanza immediata, perché anche noi piangevamo lungo i fiumi della Babilonia nazista e sospiravamo verso la patria e si bella e perduta , lontana, laggiù in un punto a sud-ovest La fortuna del celebre coro del Nabucco , così come dell'altro dei Lombardi , era anche
,5> Ricordo lo sconcerto, che avemmo quando vedemmo scrìtto su alcuni autobus: Nur fur Polen .
16) Tornato per la quarta volta in Polonia nel 1980 visitai il cimitero militare di Varsavia dove sono sepolti ì combattenti della legione polacca che combatté in Italia nel 1849 e quelli dell'insurrezione di Varsavia del 1863, alla quale presero parte anche gari­baldini italiani.
17) Lo ricorda Gianni Oberto in Aspetti religiosi della Resistenza, Torino, 1972,
p. 115.