Rassegna storica del Risorgimento

CAMPI DI CONCENTRAMENTO GERMANIA
anno <1982>   pagina <392>
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Vittorio E. Giuntella
dovuto al fatto che dall'infanzia la nostra generazione l'aveva nell'orecchio e sulle labbra. Ma qui, tra i reticolati, come capivamo meglio e più immediato-mente la pena della deportazione degli ebrei (dopo la prima distruzione di Ge­rusalemme e nel 1943) e della nostra,18) così coglievamo l'appartenenza di Verdi all'età del Risorgimento e il contributo che le sue note avevano dato alla rivo-luzione italiana, scaldando gli animi contro lo straniero occupante il nostro suolo: Verdi pure morto da tanti anni, pure assunto a classico internazionale, era sempre un... nemico dei tedeschi. Nemico per tutto quello che, di italiano, Verdi rappresentava e riassumeva; nemico perché Verdi rappresentava il con­trapposto di Wagner. Doppiamente nemico dunque; e doppiamente incaponiti noi a voler eseguire quei due pezzi oltremodo cari, oltremodo rispondenti al nostro stato d'animo .19)
Mi sono lasciato trascinare dalle reminiscenze ed è bene che torni ad in­dossare l'abito severo dello studioso, che non dimentica di essere stato diretto partecipe degli eventi, di cui vuol parlare, ma, al tempo stesso non ignora le esi­genze critiche della ricerca storica. Anzitutto ci si deve domandare in che mi­sura un ricordo vitale del Risorgimento fosse condiviso oltre la cerchia limi­tata degli ufficiali e dei soldati, che avevano dimestichezza e passione per la storia patria. Ho accennato al ricorso anche ai motivi risorgimentali da parte dei gruppi, che dirigevano nei campi la resistenza contro le adesioni richieste dai tedeschi. Evidentemente questi motivi risorgimentali potevano fare presa in un ambito più circoscritto. Si inserivano, cioè, in un sistema di argomentazioni più largo, quali quelle della fedeltà e dell'onore militare e, più in generale, in un insieme di esigenze politiche ed etiche di maggiore immediatezza: impossibilità storica di ricominciare un'esperienza, quella del fascismo, definitivamente con­clusa con una catastrofe militare già prima che l'armistizio la suggellasse; di­sgusto per l'antisemitismo nazista (delle cui tragiche conseguenze avevamo te­stimonianza diretta a fianco dei nostri campi) e della sua scimmiottatura musso-liniana; immoralità dell'alleanza con i nazisti e rifiuto di continuare la loro guerra, che già aveva arrecato al paese troppe distruzioni e lutti; un'alleanza, che, del resto, i nazisti avevano per primi messa da parte nella tragica ritirata di Russia abbandonando gli italiani al loro tragico destino. Più immediata e quo­tidianamente sofferta era la reazione al duro e immeritato trattamento, in spre­gio delle convenzioni internazionali, inflitto ai militari italiani deportati in Germania. Quanto al tradimento qualcuno ribatteva quel singolare rove­sciamento delle alleanze , che i tedeschi della Sassonia e del Wiirttemberg fecero davanti al cimitero di Lipsia nella battaglia dell'ottobre 1813. Se si esamina la letteratura memorialistica si avverte chiaramente che le umiliazioni e i pati­menti subiti ebbero la loro parte nella reazione dei militari italiani, i quali, benché separati e dispersi (gli ufficiali furono inviati per punizione nei lon-
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18J Nel campo di Deblin Ari-Lager vi erano anche ebree superstiti del ghetto di Var­savia.
19) L. PASA, Tappe di un calvario, Vicenza, 19542, p. 108. Don Pasa ricorda che, per sfuggire alla censura, nel programma il coro Va pensiero era attribuito al maestro... Nabucco e l'altro 0 Signor, che dal tetto natio al maestro... Lombardi. Cosi i signori tedeschi vennero serviti; e cosi noi cantammo in massa quei due pezzi ohe mai ci erano sembrati tanto profondi, commoventi, strazianti, e insieme pieni di fiduciosa speranza (ibidem). Si veda per episodi analoghi: V. GRANIEIU, Inferno e lager, Bcvagna, 1961, p. 60 e G. CAROCCI, op, eit,, p. 46. Anche nel citato Diario clandestino di Guareschi si parla della grande potenza rievocativa dei versi e delle note del Nabucco (pp. 67-68).