Rassegna storica del Risorgimento
CAMPI DI CONCENTRAMENTO GERMANIA
anno
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1982
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pagina
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395
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Il Risorgimento nei Lager 395
questo libro bisognava prenotarsi presso chi lo possedeva) venivano dalle encicliche di Gregorio XVI e di Pio IX, anche se le ambascie si calmavano alla lettura di quelle sulla libertà e la tolleranza di Leone XIII e, soprattutto, da quel poco che si citava dello scritto di xnons. Dupanloup BU una corretta interpretazione del Sillabo. Il fatto è che, dopo la parentesi ventennale, della quale noi scontavamo gli amari frutti, il Risorgimento appariva non solo come l'unificazione della patria, ma come la conquista dello Stato di diritto.25* Nell'analisi, che si faceva della catastrofe dell'8 settembre e della quale si sapevano nel campo per il frammischiamento degli internati gli episodi nei diversi luoghi dove erano forze militari italiane, dalla Francia al Dodecanneso, dalle basi navali eulFAtlantico a Danzica, si vedeva chiaramente che era stato l'episodio finale dello Stato di partito , che aveva misconosciuto le libertà statutarie, il principio della sovranità popolare, la rappresentanza parlamentare. Si conosceva la verità amara delle parole di Leopardi : Una nazione serva al di dentro non ha vero amor di patria, o solamente inattivo e debole, perché l'individuo non fa parte della nazione se non materialmente .26) Nel nostro affannato interrogarci sulle origini storiche del disastro urgeva la domanda: il Ventennio era stato una parentesi, in un progressivo cammino luminoso, iniziato con il Cavour e la sua battaglia per una monarchia parlamentare, o la conseguenza del modo con il quale si erano gettate le fondamenta della nostra collettività nazionale? Del dibattito sulla collocazione del fascismo nella storia d'Italia, che avrebbe in seguito diviso gli storici, noi avvertivamo confusamente l'importanza per l'imminente futuro del nostro Paese, ma non eravamo in grado di coglierne le giustificazioni particolari. Prevaleva nella porzione intellettualmente più preparata degli ufficiali una conoscenza abbastanza diretta degli scritti di Croce e qualcuno aveva letto il suo manifesto in risposta agli intellettuali fascisti. Ma anche la più parte di coloro, che crociani non erano e non volevano diventarlo, condividevano allora l'opinione che, a sanare le piaghe della nazione bastasse riprendere il cammino interrotto nel 1922. Vi erano, però, delle minoranze cattoliche, o marxiste, molto ristrette, e soprattutto le seconde, salvo eccezioni, poco preparate ideologicamente, che criticavano lo Stato liberale prefascista. Vero è che tra i cattolici, anche per la presenza di intellettuali di grande rilievo e di forte rigore morale, come Lazzari e Golzio, e per il proporzionalmente rilevante numero di internati, che venivano dalla Federazione universitaria cattolica ed avevano una formazione montiniana , erano assai scarse le simpatie per gli intransigenti e maggiori quelle per i cattolici liberali e conciliatoristi dell'Ottocento, da Balbo a Tommaseo, a Manzoni.27) Tra i marxisti non appariva
dell'Italia e al quale si guardava con fiducia e con attesa e di cui si lodava la fermezza del rifiuto a riconoscere la R.S.I., rappresentasse un elemento di sicurezza nella ricostruzione e una difesa contro gli appetiti dei vincitori. Debbo anche precisare che ciò non implicava nostalgie neoguelfc, neppure tra i cattolici, anche perché pochi conoscevano Gioberti e nessuno l'amava. Mi si obietterà che, mentre riscopro tanti e diversi stimoli, non riesco a dare una linea interpretativa unitaria. La complessità delle opinioni era una realtà, nei nostri campi, t la sola unità la si ritrovava nell'intransigenza verso i nazisti, anche se non tutti si rendevano conto dell'estensione delle motivazioni etico-politiche.
25) Vedasi in proposito D. ADE, op. cit., p. 125.
26) G. LEOPABDL, Zibaldone, a cura di F. FLORA, Milano, 1937, I, 880, p. 587. trascritta e diffusa.
27) Si badi, però, ohe non ti andava molto al di là della luminosità dei nomi e la ripetuta lettura dei Promessi sposi, un libro, anche questo, presente e ricercato nei campi, dove sono vissuto.