Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; VOLONTARIATO
anno <1982>   pagina <411>
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Garibaldi e U volontariato
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forze che potevano sostenerlo e di neutralizzare le altre, specie i separatisti sici­liani e i contadini reazionari. Il primo nucleo di limitata consistenza, con i successi conseguiti avvalendosi dell'apporto delle bande di Corrao e di Rosalino Pilo e dell'insurrezione di Palermo, rese possibile l'afflusso di consistenti forze volontarie provenienti dal santuario esterno, dando vita all'Esercito Meri­dionale, più appendice dell'Esercito sabaudo che strumento militare per la con­dotta di una vera e propria guerra di popolo. Quest'ultima avrebbe provocato una contrapposizione con la dinastia piemontese, se non addirittura una guerra civile. E in effetti si giunse quasi alla guerra civile, ad un Aspromonte antici­pato, poiché Cavour giudicava inaccettabile per la solidità della dinastia sabauda lasciare ai garibaldini l'intero merito di avere unito le Due Sicilie al resto dell'Italia.18) Cavour, dopo l'opposizione iniziale alla Spedizione dei Mille, l'aveva sostenuta poi indirettamente, consentendo l'invio di rinforzi di uomini e materiali in Sicilia. Cercò poi di precedere Garibaldi a Napoli con una sua insurrezione guidata dal Ministro dell'Interno di Francesco II, Liborio Romano. Fallito anche questo tentativo, Cavour cercò di indebolire l'esercito meridionale, bloccando l'afflusso di volontari e di rifornimenti, chiamando alle armi nel­l'esercito regolare i garibaldini soggetti alla leva e suscitando la presa di potere da parte dei moderati nelle aree interne del Meridione. Questi ultimi crearono propri reparti armati, denominati Legioni , che spesso non collaborarono con Garibaldi, sostenuto invece dalle unità formate dai democratici, che presero il nome di Cacciatori . H contrasto fra moderati e democratici e il fatto che questi ultimi divennero rapidamente soggetti all'egemonia dei primi per fron­teggiare le rivolte contadine, costituirono un potentissimo freno alla spinta offensiva dell'esercito meridionale.
Essa si esaurì sul Volturno non solo per mancanza di effettivi, dell'arti­glieria d'assedio, necessaria per conquistare la piazzaforte di Capua, e dei mate­riali da ponte per superare il fiume, ma anche e forse soprattutto per i con­trasti politici esistenti nella direzione dell'impresa. Solo dopo Teano la situa­zione di stallo fu superata con l'afflusso delle forze piemontesi e con il completo successo del partito moderato. Troppo completo forse, poiché esso lo spinse a stravincere, sciogliendo rapidamente, anziché assimilarlo progressivamente, l'eser­cito meridionale garibaldino, sebbene esso, soprattutto dopo la partenza di Ga­ribaldi, non potesse più costituire un serio pericolo per il predominio sabaudo.
L'azione di Garibaldi, comunque, si ispirò costantemente nel corso di tutta l'impresa a tale visione generale. Dopo lo sbarco a Marsala, Garibaldi non pensò neppure per un istante a con giungersi con le bande, né a suscitare una vera e propria guerra di popolo. Mirò invece ad assorbirle, ma per far questo gli era necessario vincere. Pertanto attaccò subito, con tutte le sue forze, e vera­mente alla disperata , le unità borboniche a Calatafimi. Sapeva di dover otte­nere un rapido successo, non solo per acquisire l'appoggio dell'insurrezione e per amplificarla, ma anche per conquistarne un completo controllo. Dopo la conquista di Palermo e l'afflusso di consistenti contingenti dal nord, Garibaldi sciolse le bande e proclamò la coscrizione generale per inquadrare i siciliani nelle sue forze. Quando la flotta borbonica passò a Garibaldi egli la consegnò
18) Vedi la lettera di Cavour a Nigra del 22 settembre 1860: Si Garibaldi persevero dans la vie funeste ou il est engagé, dans quinze jours nous irons rétabUr l'ordre à Naples et à Palerme, fallut-il poto* cela jeter tous les garibaldiens à la mer , in II Carteg­gio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, a cura della R. Commissione editrice, voi. IV: La liberazione del Mezzogiorno, Bologna, Zanichelli, 1929, p. 221.