Rassegna storica del Risorgimento
MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
anno
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1982
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pagina
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420
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CLERO E SOCIETÀ CIVILE A PARMA DOPO L'UNITÀ
(1861-1866)
Sul movimento cattolico a Parma dopo l'unità, ed in particolare sui rapporti tra l'autorità civile e quella religiosa, non mancano contributi certo utili, ma troppo spesso di carattere cronachistico; sintesi affrettate che non analizzano in tutta la sua rilevanza un aspetto senza dubbio importante del delicato e contrastato processo unitario. I lavori del Pelosi tratteggiano, più che approfondire, nelle grandi linee momenti di tensione creati dall'estensione delle leggi piemontesi agli antichi Stati annessi col '59-'60. Il problema della convivenza tra clero e rappresentanti del governo non è di facile soluzione, e non certo soltanto per un contrasto di posizioni temporaliste ed antitemporaliste: i motivi religiosi sono senza dubbio tra i più rilevanti e tra i meno considerati.1}
L'argomento è stato trattato parecchi anni fa da Aldo Berselli, e qualche tempo dopo Rodolfo Fantini ha studiato l'impatto del clero bolognese nella nuova realtà politica italiana. Quello di Bologna è un campione tutt'altro che raro che illumina una fase di profonde dilacerazioni tra Stato e Chiesa.2)
A Parma la figura del vescovo Felice Cantimorri, frate francescano, è stata sbrigativamente catalogata certo non senza valide ragioni tra quelle dei prelati ottusamente intransigenti e reazionari, rigidamente ancorati alla difesa del potere temporale, ed è considerata responsabile maggiore, o addirittura unica, di una colossale frattura nell'ambito del clero. Anche i biografi cattolici non spendono molte parole per tentare di comprenderne la logica, sottolineandone la durezza del carattere che ne farebbero un Franzoni in sedicesimo, e per di più di modesta levatura e scarsa capacità. Mediocre cultura ma estrema chiarezza e coerenza sono gli aspetti più evidenti della personalità del vescovo, che trae dal Vangelo le sue discusse scelte. I lavoretti di carattere encomiastico su Cantimorri non reggono al tempo, e non recano alcun serio contributo ad un'analisi più attenta dell'operato dell'uomo e del sacerdote.3)
Le non copiose carte Cantimorri conservate presso l'Archivio della Curia di Parma sono state viste ma certo non sufficientemente meditate.
1) CELSO PELOSI, Note ed appunti sul movimento cattolico a Parma (1859-1931), Parma, 1962; CELSO PELOSI, Mons. Felice Cantimorri e il suo tempo, in Archivia Storico delle Provincie Parmensi, 1967, pp. 371-381.
3 ALDO BERSELLI, Alle origini del movimento cattolico intransigente, estr. da Quaderni di storia e cultura sociale, Livorno, 19S5; RODOLFO FANTINI, II clero bolognese nel 1859-1869, in Clero e partiti a Bologna dopo l'Unità, Bologna, 1968, pp. 1-63. A Bologna la situazione è più tesa, almeno in origine, ohe a Panna: nell'estate 1859 35 sono i preti puniti, 6 gli esiliati, 5 i carcerati, 24 i diffidati. Dopo la morte di mons. Viale Prelà verranno successivamente arrestati mons. Ratta e il vicario mons. Antonio Canzi.
3> Di aperto tono agiografico l'opera di mons. MARTINO MARTINI, Vita di mons. Felice Cantimorri, Parma, 1895.