Rassegna storica del Risorgimento

MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
anno <1982>   pagina <421>
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Clero e società civile a Parma
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Lurto clamoroso tra la gerarchia ecclesiastica e l'autorità politica nasce non tanto e non solo dal temporalismo, ma da motivi prevalentemente religiosi che il Vescovo affronta forse con atteggiamenti troppo aggressivi: dal lato opposto lungi dal tenersi in ima posizione di distacco sui problemi interni del clero, si attua una rigorosa prassi giurisdizionalistica che nega a Cantimorri poteri da secoli riconosciuti ai suoi predecessori e persino decisioni di natura disciplinare in campo religioso. Discorso non nuovo, certo, e realtà comune per molte regioni recentemente annesse: politica non di separazione, ma di libera Chiesa in libero Stato che non contribuisce alla pace tra le due parti e crea dolorosi casi di coscienza soprattutto in quella parte del clero liberale che di­pende per il proprio lavoro dallo Stato, e sotto l'aspetto religioso dal vescovo.
Il clero intransigente in sostanza tutti coloro che obbediscono al proprio pastore non va superficialmente liquidato con un giudizio negativo senza un'analisi attenta della fede che lo ispira e dell'operato sovente altamente apprez­zabile sul piano della carità cristiana in una realtà sociale particolarmente dif­ficile. Il sacerdote non si erge solo in difesa di consuetudini o di privilegi, e quella del temporalismo è solo una questione tra le tante. La sua presenza tra gli umili e i diseredati soprattutto tra i contadini del circondario di Borgo-taro, considerato un feudo dei neri lo rende partecipe dei molti problemi di vita e di sopravvivenza di popolazioni a cui l'unità ha recato più pesi che van­taggi: imposta fondiaria e di ricchezza mobile, sul bestiame, e poi sul macinato; leva militare.
In molti piccoli centri il parroco è il solo punto di riferimento, ed è evi­dente che la politica anticlericale spesso dura e sospettosa del governo non contribuisce ad appianare i contrasti, ma aggrava le tensioni. La legge del domi­cilio coatto per i sospetti , del '66, per quanto di breve durata, darà ampia dimostrazione dei criteri con cui l'autorità civile agisce. Chi non simpatizza : diviene automaticamente meritevole di esilio.
Mons. Cantimorri, si è detto, è un duro scarsamente compreso nella sua scelta di rifiuto di ogni compromesso che porrebbe in disagio la sua coscienza. Ma è bene considerare brevemente quali ripercussioni abbia sulla vita religiosa della diocesi il mutamento politico avvenuto con l'unità per capire come e perché colui che si dichiara essenzialmente un sacerdote operi certe scelte sbrigativamente incomprese.
Con l'annessione del Ducato di Parma al regno di Vittorio Emanuele II non sembrano emergere, almeno nei primi tempi, rilevanti motivi di contrasto tra il clero e i nuovi padroni. Monsignor Cantimorri, di cui sono note la forma­zione e le intime convinzioni,41 conserva nei momenti del trapasso di poteri un atteggiamento cauto e riservato. Egli è come ama affermare ripetuta­mente un ministro di Dio estraneo alla politica in quanto tale, ove non
urti con principi che un vescovo è in dovere di difendere. Tuttavia non manca
*> Nato a Russi nel 1810 e morto nel 1869, il Cantimorri era stato compagno di studi nel Seminario di Faenza ed amico personale di Pio IX.