Rassegna storica del Risorgimento

MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
anno <1982>   pagina <422>
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Bianca Montale
di rilevare come il nuovo corso liberale e costituzionale porti a conseguenze negative sul piano della religione e della morale.5* La stampa libera (la nuova Gazzetta di Parma ed il Patriota, di tendenze liberal-democratiche) non solo manifesta atteggiamenti anticlericali e attacca il vescovo come nostalgico del­l'assolutismo, ma scrive troppe cose erronee in materia di dogma e di fede, per cui il pastore non può non levare la sua voce.
Inizia una lunga serie di lettere pastorali di natura essenzialmente reli­giosa, che per la verità non possono, né vogliono offrire spunti di originalità riferendosi costantemente al Vangelo e alle Sacre Scritture, di cui sono una sintesi o spesso un collage. La lettera circolare dell'8 dicembre 1859 riafferma il dovere del vescovo di custodire il sacro deposito della fede e combattere l'errore. Questa zizzania viene col nuovo corso diffusa pubblicamente, senza alcun ritegno . Si sono sparsi nel pubblico e si fan circolare dei libercoli espressamente diretti contro le verità della nostra sacrosanta religione cattolica: libercoli di protestanti che tentano di valersi delle commozioni politiche su­scitate negli animi per allontanarli della (sic) divina religione di Cristo... . Cantimorri ritiene che ciò sia fatto per intenti politici, dal momento che il cattolicesimo è giudicato ostile al liberalismo. E precisa i punti su cui si sente in obbligo di levar la voce: contro le antiche calunnie di idolatria, la diffusione di Bibbie non commentate da cattolici, il negare dignità al sacrificio della Santa Messa, il negar valore alla confessione auricolare, il negare l'esistenza del pur­gatorio, il non riconoscere l'autorità pontificia in campo religioso. La condanna per certe tesi è esplicita e più che comprensibile.
Ma l'avvio di queste prese di posizione, che continueranno negli anni, è solo mi aspetto di una battaglia senza compromessi, dopo il plebiscito, contro gli interventi dello Stato negli affari della diocesi, o ritenuti tali: il prelato giudica ingiusta ed arbitraria l'estensione della legge sui conventi agli ex Stati parmensi, inizia lunghe ed insolute dispute di competenza sui benefici ecclesia-stici vacanti e sulle pretese dell'autorità civile di decretare o di consentire tutta una serie di nomine e di presenze nelle amministrazioni delle opere pie, dei conventi, delle confraternite, delle fabbricerie. Gli opposti punti di vista sono subito chiari: da un lato lo Stato considera il clero usufruttuario, e non pro­prietario dei beni di qualsiasi natura di cui dispone (basti pensare alle intermi­nabili dispute sul taglio degli alberi); dall'altro il vescovo nega allo Stato ogni ingerenza nei problemi della diocesi, ed ordina perentoriamente al clero di osservare, anche in questioni che possono avere attinenza con vicende temporali, un codice di comportamento da lui stabilito. Non v'è dubbio che la rigida posi­zione di Cantimorri sia essenzialmente pastorale prima che politica: il suo diario, che parte dal 1862, non fa alcun riferimento a vicende diverse da quelle religiose, ma mostra incessante attenzione per l'attività dei sacerdoti e per que­stioni dottrinali, e preoccupazioni per la condotta pubblica e privata dei sui* goti parroci.
Tra costoro parecchi non nascondono forse anche perché consapevoli
5) In una minuta del vescovo che si trovo tra le carte Cantimom nell'Archìvio della Curia di Parma (A.C.P.) dell'aprile 1860, relativa al contegno di don Annibale Pioli, C. lamenta che il Patriota ha definito il dogma sterile credenza e che la stampa con empie affermazioni offende la sensibilità dei cattolici. Altra nota di protesta al prefetto in Archivio di Stato di Parma (A.S.P.) Gabinetto di Prefettura, pacco 4, lettera in data 7 aprile 1860.