Rassegna storica del Risorgimento
MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
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1982
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Clero e società civile a Parma
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del modo di pensare del loro superiore aperte simpatie per l'antico regime: Borgotaro, Bedonia, Berceto sono tra i centri giudicati punti di forza dell'intran-sigentismo clericale. In quest'ultimo paese il prevosto, don Pioli, nel maggio 1860 recita, nella celebrazione della Messa, l'oremus per l'imperatore Francesco Giuseppe anziché per Vittorio Emanuele, scusandosi poi col dire che la preghiera era divenuta una consuetudine dai tempi del Sacro Romano Impero. 6> Un parroco di Borgotaro, don Caprara, e il vicario di Borgo San Donnino ma-nifestano idee non dissimili: si tratta solo di un campione, dal momento che l'archivio di Parma, tra le carte di prefettura, comprende numerosissimi elenchi di sacerdoti schedati come retrivi.
Nel '60 non è ancora esteso a Parma il codice sardo, per cui i rapporti tra clero e società civile sono disuguali, a seconda del momento e delle circostanze. Non per questo le autorità politiche sono disattente.
Una circolare da Modena di Carlo Mayr sollecita a controllare le pastorali e la predicazione; da Reggio Prospero Pirondi chiede nota esatta dei preti, frati, canonici e vescovi della provincia di Parma, e dei beni che posseggono. 7)
Sulla questione dei Te Deurn gli atteggiamenti sono discordi: nella maggior parte dei casi c'è un rifiuto da parte dei sacerdoti; in altri (specie a Parma, Tizzano, Colorno, Fornovo) esistono preti liberali . 8>
Il 4 maggio 1860, immediatamente prima della venuta di Vittorio Emanuele II a Parma, mons. Cantimorri, amico personale di Pio IX ed alieno da compromessi nei riguardi di chi ha usurpato al Papa parte del suo regno, comunica alla prefettura di allontanarsi temporaneamente dalla città. Senza dubbio rifiuta al nuovo re un'accoglienza cordiale, e al tempo stesso vuole evitare le ire dei liberali parmigiani nei riguardi dei quali la situazione è da tempo tesa. H 7 aprile precedente il vescovo aveva inviato al prefetto un'energica protesta contro l'eccessivo linguaggio della Gazzetta di Parma piena di strafalcioni dottrinali e d'insulti irreligiosi e contro libercolacci e fogli volanti zeppi di errori e di insulti contro la religione e i suoi ministri , rifacendosi all'articolo 1 dello statuto : Chi colpisce la religione provoca immoralità aveva concluso.
Cantimorri nella sua difesa dinanzi al Consiglio di Stato, nel giugno '63, dirà casuale e imprevista la sua uscita dallo Stato, protratta per essere stato incaricato dell'esecuzione del concordato tra il Portogallo e la S. Sede. Altrove invece affermerà di non essere rientrato subito a Parma per timore di arresto
*> Questa lettera pastorale, come le seguenti, è pubblicata in un opuscolo dal titolo Lettere di mons. Felice Cantimorri, Parma, 1889, da me consultato presso l'archivio della Curia. Anche il Diario, come gran parte delle lettere, è conservato presso lo stesso
archivio
Sul caso Pioli il quale scrive al vescovo di aver letto sul messale Voremus prò imperatore nostro e per nessun altro , vedi A.C.P. (le carte non sono ordinate né numerate) e A.S.T. pacco 4 Rapporto prefettìzio del 20 aprile sulle scuse di don Pioli per
Voremus.
7) A.SJP. pacco 5, Lettera di Mayr del 18 febbraio 1860 e Pirondi del 20 luglio
1860,
8> Rapporti sul clero, A.S.P., cart. 4 Colorno 15 marzo, Borgotaro 24 e 27 maggio,
Borgo S. Donnino 26 maggio, Berceto 4 giugno, Parma 19 luglio 1860.
9) guiia partenza di C. da Parma, A.S.P. pacco 4, lettera al prefetto 4 maggio 1860.
Lettera di protesta del 7 aprile ibidem.