Rassegna storica del Risorgimento

MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
anno <1982>   pagina <426>
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Bianca Montale
Cantimorri Ha espresso con estrema chiarezza, nella sua lettera di biasimo, la sua posizione da cui non si allontanerà mai, malgrado le polemiche, le accuse, il domicilio coatto; ritiene di adempiere ad un obbligo che gli è imposto dal suo ministero, a cui non potrebbe sottrarsi per non tradire la propria co­scienza di pastore. Dopo questa presa di posizione, la corrispondenza con To­rino prosegue, questa volta con Minghetti, a cui il vescovo esprime timori di rappresaglie in caso di un suo ritorno a Parma. Non mi so far ragione gli risponde il ministro il 21 agosto 1861 del timore da Lei espresso quanto al nuovo scandalo, che la presenza di Lei potrebbe eccitare in Parma, constandomi ch'Ella se ne allontanò di suo proprio moto senza che fosse accaduto alcun fatto, che Le desse argomento di dubitare della propria sicurezza e libertà nell'eser­cizio del suo ministero . Minghetti prosegue con tono lievemente ironico di­cendo che Cantimorri, se rientrerà, troverà nelle leggi le guarentigie di cui go­dono quei vescovi i quali non si sono posti in aperta ostilità col governo na­zionale e le sue leggi; e gli suggerisce prenda consiglio dalla sua prudenza. Il 4 settembre il prelato gli scrive che ha deciso di tornare a Parma.18*
Ai primi di ottobre riprende il suo posto a capo della diocesi, e si defi­nisce conciliante nelle relazioni col governo in tutto ciò che non si oppone alle leggi di Dio e della Chiesa . Da questo momento è in contatto epistolare col cardinale Antonelli, il quale si mostra lieto delle notizie giunte da Parma: esultanza della popolazione, buona disposizione del clero, calma; Cantimorri potrà con la sua dolcezza d'animo disingannare e ridurre i pochi traviati a savio consiglio .19)
I rapporti con il rappresentante del governo già agli inizi non sono buoni: ad una istanza del vescovo a Torino per ottenere di visitare Fontanellato e Noceto il prefetto esprime parere negativo: la cosa è inopportuna, in momenti in cui il clero incita alla diserzione; il prelato potrebbe poi forse ricevere qualche affronto dai suoi nemici; egli con la sua condotta si è mostrato in questi giorni specialmente avverso a quella parte del clero che pensa ed opera liberalmente .M)
II temporalismo di mons. Felice Cantimorri è ben noto, e non rappresenta certo un fatto insolito: è sufficiente un confronto con le posizioni della gerarchia ecclesiastica a Bologna per stabilire un parallelo. Ma questo elemento, che fa definire i cattolici da parte della stampa liberale nemici della patria e della civiltà , avversi alle leggi, suscitatori di discredito per le istituzioni, istigatori alla diserzione e all'evasione fiscale non è il solo a provocare diffidenze, scontri e talora lotta aperta. Le autorità civili appoggiano ovunque (nelle parrocchie, nella concessione di benefìci vacanti, nelle cariche e negli impieghi di varia natura, soprattutto scolastici) sacerdoti liberali e quindi disobbedienti al vescovo, per cui nella maggior parte dei casi non si riesce a trovare un modus vivendi tra le due parti. Sacerdoti talora non del tutto degni per costumi ed ortodossia pastorale godono dei favori prefettìzi, e d'altro lato preti apertamente retrivi, anche se inefficienti o peggio, sono difesi dalla Curia. In molte parrocchie si apre una spaccatura profonda tra clero legato al vescovo e clero disubbi-
18) XI carteggio in A.C.P., C.C.
W> A.C.P., C.C., 15 novembre 1861.
2) AP. pacco 7; nota ministeriale, Torino 29 aprilo 1862 e Gamba, 1 maggio 1862. Le autorità fanno intendere a C. di non essere in grado di difenderlo da eventuali insulti.