Rassegna storica del Risorgimento
MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
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1982
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433
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Clero e società civile a Parma 433
Parma e meno grave, ma il Umore di una condanna rende assai cauto il clero liberale, che è comunque largamente minoritario, e che è accusato da Canti-morri, in caso di intervento a messe da campo, di scandalo ai fedeli. Esistono due casi limite, quelli dei parroci sospesi Cristoforo Gallinari ( vecchio fanatico, delirante per le politiche novità, e questo ab antiquo ) e Luigi Freschi (fino al '58 conservatore) che dichiarano di non sottomettersi. Cantarelli e Fan-toni si scusano dicendo di andare alle funzioni soltanto come impiegati . Cantimorri annota che la difficoltà dell'assoluzione di codesti disgraziati sacerdoti non viene da parte del Superiore, ma da loro stessi . Tra le sue carte è lo schema di una formula di ritrattazione e di aderenza alle dichiarazioni della S. Sede e specialmente quelle che riguardano il dominio temporale del S. Pontefice, alle quali ha fatto eco l'intero episcopato cattolico.
Chiusura assoluta con la convinzione di tradire la propria coscienza di fronte a fatti gravi non condannandoli doverosamente.3
A questo punto la consistenza di coloro che si oppongono più o meno apertamente a mons. Cantimorri si può dedurre sommando coloro che sono stati riprovati tra il '60 e il '63 con alcuni religiosi promotori dell'Unione ecclesiastica già citata. Tra costoro, alcuni già incorsi nelle ire del vescovo: i canonici Tamagni, Frati, Gardoni; i sacerdoti Pietro Perutelli, Pasquale Cortesi, Carlo Cantarelli, Giovanni Cella, Luigi Paini, Giuseppe Bozzini, e il fondatore abate Luigi Capello; degni sacerdoti per il prefetto. In tutto 15 sacerdoti figurano nel gruppo di azionisti, con esponenti liberali come Francesco Scaramuzza, Piroli, Gobbi Belcredi.
Dalle carte della prefettura e dall'archivio Cantimorri emerge nn numero assai limitato di nomi: ma è abbastanza evidente che una parte del clero liberale non ritiene opportuno manifestare i propri sentimenti.
La polemica continua a proposito dell'orazione prò rege che viene omessa, secondo il prefetto, nella maggior parte delle chiese di questa diocesi . Né ciò avviene soltanto in questa diocesi retta dal troppo noto mons. Cantimorri prosegue Verga ma eziandio in tutte le altre in cui seggono prelati (e sono i più) avversi all'attuale ordine di cose . H rapporto precisa che l'oremus era cessato sin dal 1860, e si era lasciato cadere ogni proposito di chiamare in colpa i preti che avessero tralasciato il nome dell'augusto sovrano nelle riferite preci... .
Ora il problema si pone perché un sindaco ha rifiutato al parroco la congrua in seguito al rifiuto dell'orazione: il governo prescrive di lasciar correre, a meno che Voremus non venga recitato per altri.38)
Un controllo attento e preciso è svolto dall'autorità civile sui periodici cattolici e sulle organizzazioni laicali che, dirette da mons. Cantimorri. destano viva preoccupazione per la loro consistenza e i loro mezzi. Un rapporto del 24 maggio 1864 è dedicato al periodico Messaggiere del S. Cuore diretto da don Enrico Baroni, devotissimo al vescovo.
36) A.C.P., C.C. Cantimorri ad Antonelli, 8 giugno 1864.
37) AJ3.P., p. 20, rapp. Verga 1 giugno 1863. Tra i sacerdoti azionisti, Birri, Boni, Visconti, Pietro Ferrari, Barbieri, Salinari, Vescovini, Sta in, fatto che l'autorità ecclesiastica non vede di buon occhio la risoluzione presa dai suddetti, sebbene non osi apertamente osteggiarla scrive Capello al prefetto il 19 dicembre 1862. Ma qualche mese più tardi la curia sconfesserà l'iniziativa.
38) Sull'orazione prò rege, circolare ministeriale del 24 marzo 1863 e rapp. Verga del 31 marzo 1864 sul parroco Pietro Pini cui è Btata sospesa la congrua. A.S.P., p. 20.