Rassegna storica del Risorgimento

MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
anno <1982>   pagina <439>
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Clero e società civile a Parma
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giovargli, nel suggerire una pacificazione. È difficile vivere al Vicario, sarà difficile un ritorno del vescovo dal domicilio coatto se l'attrito non sarà composto. Chiede anche di essere esonerato dalla carica. Ma Cantimorri rimane irremo­vibile: Certamente l'ufficio di V.S. in tali circostanze è un gravissimo peso, io ben lo veggo. Ma siccome la necessità della Diocesi è ben anche più grave, cosi io confido che Ella ascolterà la voce della Chiesa in tanta urgenza. Altri contrasti nascono per le conferme governative alle nomine fatte dalla curia par­mense: Spero nel Sacro Cuore di Gesù a cui ivi si processa speciale divo­zione replica il prelato.52*
Il prefetto Verga, in contatto col vicario per la chiusura di chiese, la vendita di beni ecclesiastici, i problemi del collegio delle Orsoline e delle Scuole Pie sembra ora soddisfatto: Dopo l'allontanamento di raons. Cantimorri e del suo Vicario Generale il clero si mostra ispirato a sentimenti di patrio affetto scrive.
Da Cuneo, il vescovo rivolge il 2 luglio una significativa lettera pastorale al clero e al popolo della sua diocesi, in cui dà notizia del suo allontanamento forzato e giustifica il proprio operato : ... il vostro Vescovo non ha ordito trame, non ha preso parte a cospirazioni politiche, non ha dato il suo nome a complotti stretti contro le autorità costituite, non ha coltivato corrispondenze con persone avversanti il governo: insomma non ha commesso cosa alcuna che possa farlo arrossire al vostro cospetto, lo dichiaro a voi ed a chiunque che sono stato sempre alieno dall'occuparmi delle cose politiche; e che l'intendimento del mio operare, da che venni in mezzo a voi è stato sempre e solo quello cui ha assegnato Gesù Cristo a' suoi ministri; cioè di condurre le anime a sé affidate alla salute. ... . Dichiara di essersi solo opposto alla diffusione delle dottrine e delle massime ree contro la religione ; di aver giudicato doversi nel suo ministero spirituale Oboedire Deo magis quam hominìbus (Act. 5) e di temere Iddio prima e più che gli uomini . Sono ben conscio a me stesso pro­segue che coll'aver dato a Dio quello che era di Dio io non ho negato a Cesare quello che era di Cesare ed invoca preghiere, digiuni e lacrime affinché Dio liberi i suoi figli dal peccato.53*
Il governo dopo la fine della guerra desidera comportarsi con modera­zione per non inasprire i rapporti già tesi nei riguardi del clero, per far cessare il turbamento delle timorate coscienze .
Per questo abbrevia il domicilio coatto di alcuni religiosi (Benassi, Pio-selli) che a settembre tornano liberi, e chiede poi se non sia opportuno far rientrare il vescovo di Parma, e restituirgli anche in segno di pacificazione la parte della mensa vescovile sottrattagli.
La risposta di Verga è recisa: considerando che quel prelato è l'anima della reazione clericale, che ritornando darebbe nuovo coraggio alla medesima e ripristinerebbe la consueta pressione sulla migliore e più numerosa parte del clero che desidera di pensare ed agire italianamente; che la popolazione desi­dera il continuato allontanamento di monsignore... si mantiene ferma la pro­posta di domicilio coatto. H prefetto indica sovente come volontà della popola­zione la propria, o quanto meno quella dell'elite liberale che conta a Parma.
Tuttavia il governo il 31 ottobre delibera il rilascio di Cantimorri, che farà ritorno in curia il 6 novembre. Verga insiste lo stesso giorno perché sia mantenuto il sequestro di parte della mensa vescovile: Sono passati tre anni,
52) Lettera del 20 luglio 1866.
53) A.C.P.. C.C.