Rassegna storica del Risorgimento

MOVIMENTO CATTOLICO PARMA 1861-1866; PARMA STORIA 1861-1866
anno <1982>   pagina <441>
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Clero e società civile a Parma
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Questa rapida sintesi che non presenta rilevanti elementi di novità com­pleta il profilo di un vescovo noto, e aspramente contestato e discusso, per la sua rigorosa e polemica intransigenza. Uomo di limitata cultura ma di fede ferma e di rara coerenza, egli vede nel liberalismo non solo la negazione del temporalismo papale, ma anche gravi pericoli per la fede e i valori morali di cui si sente depositario.
Resta da vedere se la durezza di certi atteggiamenti sia conseguenza della confusione su piano religioso e morale causata dalla stampa libera, o se la vio­lenza oltre i limiti del buon gusto dei fogli parmigiani nasca dalla convinzione che il vescovo e i cattolici obbedienti siano nemici della patria e della civiltà. In ogni caso, nel '59-'60 per un anno una prova di convivenza c'è stata, con risultati, secondo il prelato, di deviazioni dottrinali e cedimenti.
Il rifiuto di riconoscere le leggi Siccardi e Rattazzi, e la volontà di infor­marsi alle sole norme della Chiesa lo pongono inevitabilmente in guerra non solo con la stampa, gran parte dell'opinione pubblica cittadina (nei paesi l'ambiente è diverso) e le autorità civili, ma anche con quei sacerdoti, alla Tamagni e Gardoni, che ritengono di poter conciliare religione e civiltà.
C'è nella durezza del vescovo la convinzione di tradire la propria co­scienza ed un preciso dovere morale scendendo a compromessi: questo lo rende per lunghi anni segno di contraddizione. La sua posizione, almeno di fronte agli espropri dei beni ecclesiastici e i conflitti di giurisdizione, è senza via d'uscita perché lo Stato non può non fare osservare le proprie leggi.
Tutto sommato, il governo, pur condannando con multe e domicilio coatto mona. Cantimorri, mostra una sostanziale moderazione. È un tentativo di non approfondire il solco tra clero e autorità civile in un momento delicato di ma­lessere economico e sociale, in cui il clero nemico può aggravare sensibilmente i problemi.
Felice Cantimorri rimane come un campione emblematico, e non certo isolato, di quei prelati che a costo di pagare di persona, e con risultati discutibili e discussi, riaffermano fino in fondo coerentemente la validità delle loro scelte e la fedeltà al proprio impegno pastorale.
BIANCA MONTALE