Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO MASSIMO TAPPARELLI D' BIBLIOGRAFIA; AZEGLIO MASSIMO TAP
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1982
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Georges Virlogeux
pubblicate da Pietro Fea, mentre 24 compaiono nei Ricordi di Marco Minghetti nel 1889, e 20 nel Carteggio di Michelangelo Castelli curato da Luigi Chiala.
In questi anni tra il 1866 e il 1890, quasi la metà delle lettere dell'Azeglio pubblicate fino ad oggi sono rese di pubblico dominio. Da questa operazione editoriale emerge un'immagine dell'uomo e della società conforme a un modello relativamente edulcorato rispetto alla realtà, quale emerge a sua volta dalla totalità dell'epistolario edito e inedito. Attraverso ottiche parziali e riduttive, si idealizza l'uomo, o meglio il galantuomo risorgimentale, virtuoso, alleggerito del peso del proprio corpo, proteso verso l'attuarsi di virtù generose a prò del prossimo e della patria. Ora, fatto il debito conto dell'irrigidimento dell'Azeglio su posizioni di retroguardia e delle remore di cui perciò si carica il suo discorso degli anni tardi, l'epistolario reale svolge insieme una funzione organica e dissacrante. Quelle verità e quei motivi divergenti dal modello ideale andavano obliterati. Che l'Azeglio vedesse nell'arte pittorica una fonte di sostentamento per uno che come lui non aveva più patrimonio, non collima né con la necessaria dignità convenzionale dell'arte, né con il necessario disinteressamento convenzionale del cavaliere della prima passione nazionale . Nello stesso modo si cercano invano nelle lettere a Torelli pubblicate dal Paoli le frequenti dichiarazioni dell'Azeglio azionista della Compagnia degli Omnibus. Né si trovano facilmente nelle lettere pubblicate dal Bianchi, dal Paoli, dal Ricci, dal Tommasi, dal Briano, tutte quelle testimonianze che permettono di costruire una rappresentazione fedele della mentalità dell'epoca. Valga a dare un'idea giusta e sintetica dei criteri informatori delle varie edizioni di quel perìodo questa premessa, forse anch'essa un po' dimenticata oggi, di Gustavo Tommasoni, editore delle lettere a suo padre Tommaso: Questa raccolta di lettere inedite di Massimo d'Azeglio dirette al Tommasoni, potrebbe sembrare, a prima giunta, superflua, perché forse troppe, come dice il Tabarrini, furono le lettere private di lui che si divulgarono dopo la sua morte. [...] Gli epistolari di uomini insigni, in voga ai nostri tempi, sono presso alcuni con ragione caduti in discredito per l'abuso invalso di pubblicare cose del tutto inutili, quelle che, nelle ordinarie abitudini della vita, ciascun galantuomo suole scrivere allorché ha bisogno di conoscere a quanto ammonti un conto di spese, quando potrà essere in assetto un mobile ordinato, o che so io. In uno di essi ho letto perfino un ordine al fattore d'un podere perché faccia accomodare la tramoggia ove si mette il grano raccolto di sull'aia a macinare. Chi divulga queste quisquilie fa veramente opera superflua e inutile, se non dannosa .19) Né il Tommasoni avrebbe tutti i torti, e la sua dichiarazione offrirebbe minore interesse se, qualche pagina prima, egli non avesse contrapposto alle sudicerie in prosa e in rima della sua generazione (quella del verismo , del positivismo e dei documenti umani ), la tanta altezza di magnanimità della forte generazione precedente. Contro le suggestioni positivistiche si alleano forti istanze letterarie, morali e storiografiche tendenti ad imbalsamare, per dirla col Manzoni, le imprese de' qualificati personaggi.
Contro questa tendenza reagisce per primo, non senza animosità e acidità,20 Luigi Carlo Bollea, integrando con gli autografi di Saiuzzo le lettere a Emanuele pubblicate dal Bianchi. Integrazioni spregiudicate , secondo A. M. Ghì-
19) G. TOMMASONI, Lettere inedite di Massimo d'Azeglio e F. Giialterio a Tommaso Tommasoni, Roma, Forzani e C, 1885, p. 117.
20) A. M. GHISALBBRTI, Un epistolario, cit., p, 394.