Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO MASSIMO TAPPARELLI D' BIBLIOGRAFIA; AZEGLIO MASSIMO TAP
anno <1982>   pagina <447>
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Le lèttere edite di M. d'Azeglio 447
salberti,2l> ma che hanno il merito di recuperare tra l'altro un filone non tra-scurabile dell'epistolografìa azegliana,n) e di dame perciò un'immagine più fedele. Bollea apre così un secondo periodo, assai fecondo, e di maggior rigore filologico, di pubblicazioni azegliane, che va dagli anni '10 agli anni '30, in cui si illustrano insieme a lui, due tra i massimi biografi o curatori del nostro: Nunzio Vaccalluzzo e Marcus de Rubris. Bollea, che nel 1916 pubbli ca quelle integrazioni di cui s'è detto, ora insieme a numerosi frammenti e a qualche let­tera a Carlo Guasco di Castelletto, a Camilla Romagnano e a Emanuele, pubblica nel 1919 la sua Silloge contenente 56 lettere a vari, tra cui primo Salvatore Pes di Villamarina (35 lettere), e Marco Minghetti, Cesare Balbo, Carlo di Persano, Cavour, per non citare che i più grandi Vaccalluzzo dal canto suo ne pubblica 35, di cui 21 a Luisa Blondel scartate dal Carcano, nel '21, e 20, tra cui 5 a Gioberti, nel '25. Ne aveva pubblicate 8 a Costanza Trotti Arconati nel '18. Tra coloro che sottolineano l'interesse dell'epistolario azegliano egli è tra i primi a caldeggiarne la pubblicazione. Un serio passo in avanti fanno fare a tale operazione i numerosi contributi di Marcus de Rubris. Instancabile fruga-tore dei fondi azegliani conservati a Firenze, filologo onesto, grande (troppo?) ammiratore del suo eroe, conia per lui quei titoli altisonanti per cui Gramsci avrà poi a parlare di fame usurpate e profonde nelle sue pubblicazioni gran copia di brani di lettere. I gruppi più cospicui di lettere intere da lui edite sono le 44 a Leopoldo Galeotti (sulle 48 conservate alla Riccardìana), nel 1928, le 143 a Teresa Targioni Tozzetti (sulle 199 conservate nelle carte Tabarrini dell'Archivio di Stato), nel 1930, accanto a gruppi minori a Vieusseux, Felice Le Mounier, R. Lambruschini, e altri.
Dello stesso periodo è la pubblicazione di Adolfo Colombo dei Carteggi e documenti diplomatici di Emanuele d'Azeglio, apparsi nel 1920 e contenenti 16 lettere, mentre lo stesso anno compare l'articolo di A. Ponza di San Martino sulla pace di Milano, che ne contiene un identico numero.
Alla metà degli anni '30, Mario Puccioni pubblica le 57 lettere a Giovan Battista Giorgini e così si arriva all'ultimo periodo, dal '42 ai nostri giorni, in cui spicca la figura di colui che a Massimo d'Azeglio ha dedicato tanta cura, ordinandone e sfruttandone al massimo l'epistolario pur senza giungere alla pubblicazione definitiva. Nel 1942 e nel 1946, Alberto M. Ghisalberti illustrava le sue Lezioni di storia del Risorgimento con varie serie di lettere tratte dal fondo ormai conservato presso il Museo Centrale del Risorgimento.OJ Un altro gruppo di lettere fu da lui pubblicato nel suo volume Massimo d'Azeglio un
21) A. M. GHISALBERTI, Massimo d'Azeglio un moderato realizzatore, Roma, Ed. dell'Ateneo, 1953, p. 17.
22) il fifone licenzioso si esprime lìberamente in molte lettere ad amici tra i quali il confidente Emanuele, il figliastro Stefano Pacelli, il compare Michelangelo Pa-cetti, Giovanni Monti, Giuseppe Sartori, Cencio Ricasoli.
23) 23 nel 1942 ma ritenute quasi inedite Tanno successivo, <t data la loro ufficiale clandestinità (A. M. G., Un epistolario, cit., p. 406) e 34 nel 1946. Possono ancora ri­tenersi quasi inedite data la difficile reperibilità di queste dispense universitarie che accogliamo, ben inteso, nella bibliografia. Sul fondo azegliano del Vittoriano, ofr. E. MORELLI, I fondi archivistici del Museo Centrale del Risorgimento. VII - La raccolta azegliano, in Rassegna storica del Risorgimento, a. XXVI (1939), pp. 351-353. Sulla situa­zione degli autografi delle lettere di M. d'Azeglio, ofr. G. VIRLOCEUX, La correspondance de Massimo d'Azeglio, in Rassegna Storica del Risorgimento, a. LXVIII (1981), pp. 332-346.