Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO MASSIMO TAPPARELLI D' BIBLIOGRAFIA; AZEGLIO MASSIMO TAP
anno <1982>   pagina <472>
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Libri e periodici
chi le possiede, la quantità del materiale reperito dalla Gorra deve aver stimolato 1 editore a contenere in un solo volume l'epistolario nieviano, determinando tagli e limi* fazioni. Ma torniamo all'opera presente, degna di ogni elogio.
In questa sede, più del letterato che proprio nell'epistolario fa le prime prove ai scrittura nella corrispondenza con Matilde Ferrari interessa la personalità vigo­rosa e risentita del volontario garibaldino, dello scrittore politico, del Vice intendente in Sicilia in momenti drammatici della vita italiana durante i quali emergono la serietà del suo impegno civile, la correttezza del suo agire amministrativo, la moralità di fondo del suo temperamento; se, attraverso il suo epistolario, si può seguire la collaborazione del Nievo alle riviste lombarde o venete durante il decennio di preparazione secondo una linea di giornalismo ce militante e di partecipazione politica per quanto possibile in quel periodo, non aìV Alchimista frodano (pur importante per la pubblicazione dei versi nieviani) dobbiamo rifarci, quanto piuttosto alla Lucciola mantovana diretta dal Boldrini, all'Uomo di pietra, al Pungolo, al Caffé ecc. che pubblicano molteplici, interes­santi scritti. Basterà ricordare, ad es., il gruppo delle Dipinture morali in cui sono tra­sfusi1' i convincimenti politico-sociali del Nievo nell'ambito di un corretto e concreto liberalismo che vuol superare il contrasto città-campagna, diminuire la condizione di roz­zezza o povertà del contado, respingere le accuse rivolte alla classe compagnuola della quale vengono invece esaltati i pregi, la pazienza, l'operosità; al mondo del contado, di cui aveva esperienza diretta, e non solo letteraria attraverso la Sand, la Percoto o il Tenca, egli si avvicinava con la volontà di intendere, con lo schietto desiderio di giovare. E a quel mondo di umili tornava con insistenza in varie occasioni, sospinto anche da motivazioni meno contingenti: l'interesse da letterario diveniva umano ed andava acqui­stando colorazioni etico-politiche, attraverso questo angolo di visuale. H Nievo faceva poi esperienza diretta, e non solo letteraria, dei nessi tra vita morale e politica, perché il processo per la novella déWAvvocatino (1857) gli dava a conoscere da vicino la sospettosa censura e polizia dell'Austria; se il suo a modo di scrivere nei periodici non metteva sempre lo scrittore al riparo delle autorità austriache, gli permetteva però di usare, sulla base dell'intento educativo, un tono mordace o ironico, allusivo, sferzante o fantastico, che è tutt'uno con il suo senso di giustizia, con la sua visione morale; per cui alla rico­struzione del pensiero politico del Nievo, dei cardini morali-politici della sua a poetica , gioverà accanto allo studio degli scritti politici veri e propri come delle opere di teatro ecc. , la lettura attenta e misurata di molti articoli di rivista, impegnati e seri più di quanto non si creda, e delle lettere agli amici, alla madre, alla Bice nelle quali egli sovente esprime con franchezza e senza compromessi i suoi intendimenti ed anche le sue speranze per 11 futuro della patria ce italiana , e non lombardo-veneta soltanto. 11 Giussani, ad es., ospitando le liriche nieviane suT Alchimista (satiriche, impegnate in senso civile), aveva visto giusto, fin dall'inizio (cfr. le lettere da noi pubblicate in Orien­tamenti liberali del giornalismo lombardo-Veneto, Venezia, 1966, p. 123 e sgg.), circa le a qualità umane del Nievo e ne registrava alcuni aspetti: ce Ne' versi ch'Ella mi spedì (...) vedo l'espressione di un'anima che comprende la società contemporanea nelle sue intime cause di bene e di male, vedo lo scrittore che conosce l'officio suo verso la società, vedo uno di que* pochi caratteri onorevoli, in cui l'intelligenza è in armonia col cuore, e pe' quali la volontà forte ed illuminata diventa una potenza instancabile, operosa, pieghevole solo per ottenere quél poco di bene che le circostanze e i tempi per­mettono. Signore, io la ringrazio di nuovo della confidenza ohe in me ripone, La ringrazio perché trovo in Lei molte di quelle idee che mi passavano per la mente e che deside­ravo mettere in carta, perché Ella vede gli uomini e le cose, la realtà e la poesia, nel modo medesimo che apparvero agli occhi miei. Avere almeno uno che dia ragione alle nostre convinzioni è un conforto (Giussani al Nievo, 4 dicembre 1853).
Scrivendo al Cassa o al Magri, al Rosari, al Fusinato o alla madre, negli ultimi anni prima del '59, il Nievo lascia intendere (o intravvedere, secondo i casi) i problemi che lo assillano e lo opprimono nel campo della letteratura, degli affetti, delle speranze politiche, da un lato affermando che l'attività loro, come scrittori, era condannata a sciuparsi in lettere e ciarle, e dall'altro ribadendo per conto suo il superamento della pigrizia e dell'impotenza proprio attraverso la grande tensione creativa e sentìmen-