Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO MASSIMO TAPPARELLI D' BIBLIOGRAFIA; AZEGLIO MASSIMO TAP
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1982
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Libri e periodici
l'altro si può dire che la perfetta organizzazione dell'archivio Sella o meglio dei tanti fondi in cui l'archivio Sella si divide ha permesso, attraverso una serie comunque non semplice di controlli incrociati, di risolvere nella maniera più convincente quasi lutti i dubbi, si che alla fine sono solo 9 le lettere di cui non si fornisce il destinatario, e sono anche di meno quelle per cui non è stato stabilito, insieme con l'anno, almeno anche il mese della stesura. Come si vede, si tratta di cifre irrisorie rispetto alla massa dei documenti riprodotti. Anche le difficoltà di lettura, dovute in genere a cattiva conservazione dell'originale e più frequenti nella parte iniziale del volume, risultano del tutto ininfluenti con l'eccezione di un solo caso, quello della lettera n. 71 dove la mancata decifrazione di parecchi brani compromette in parte Fintellegibilità del testo. Un altro pregio di questa edizione è poi costituito dalle note, sempre puntuali e precise, che non di rado, pur nei limiti imposti dallo spazio, ospitano brani e a volta intere lettere dei corrispondenti di Sella, lettere che quindi escono per la prima volta dai fondi del ricchissimo carteggio sei* liano: e la cosa mi sembra apprezzabile particolarmente per le due lettere nelle quali P. C. Boggio riferisce l'8 e il 13 settembre 1865 sul suo viaggio a Roma e sui colloqui avuti con il cardinale Antonelli e con Pio IX.
Questa considerazione ci introduce ad un esame non più esteriore di questo Epistolario e ad una prima, rapida valutazione dei suoi contenuti. Anche qui sarà bene partire da qualche cifra. Può essere per esempio degno di nota il rilevare come su 659 lettere 142 appartengono al periodo 1842-59 e 517 al periodo 1860-65. Apparentemente si è di fronte ad una grossa sproporzione, e certo colpisce il fatto che per un anno come il 1859 sia stato possibile reperire solo 9 pezzi, nessuno dei quali risalente ai mesi storicamente importanti di giugno e luglio. Questa relativa povertà deWEpistolario si spiega in qualche misura con un elemento messo in rilievo dai curatori, ossia l'assenza della maggioranza delle lettere alla moglie Clotilde Bey, le quali, conservate in parte a Torino presso la figlia Sita (altre erano state distrutte per disposizione testamentaria), si perdettero per un bombardamento aereo durante la seconda guerra mondiale (p. V); ma, a mio parere, ulteriori chiarimenti sulle cause di questo squilibrio si possono fare scaturire da una conoscenza del carattere di Sella, asciutto, stringato e non portato alle divagazioni, fossero pure quelle occasionali di una lettera, e soprattutto dalla constatazione che Sella nasce politicamente nel 1860, al tempo della sua prima candidatura al Parlamento, quando non aveva ancora compiuto trentatre anni; ed è sorprendente come parallelamente al suo esordio nella carriera politica si verifichi in lui un repentino mutamento, qualcosa di diverso da una vera maturazione questa si registrerà più tardi ma che comunque comporta un cambiamento di prospettiva. Perché sorprendente? Perché nel passato, a parte la descrizione delle scene della rivoluzione parigina del 1848 e qualche altra breve notazione sulle cose viste in Germania e su quella sorta di regime di vero socialismo (p. 131) che ha ammirato nello Harz, non c'è granché d'altro, solo un giovane piemon tese che legge Balbo, Gioberti, Azeglio, si infervora alle lezioni torinesi di Scialoja, non si mostra molto entusiasta della politica di Carlo Alberto ma neanche ha gesti di clamorosa ribellione, e quindi si avvia a costruirsi un futuro accettando di recarsi in Francia per tre anni a specializzarsi come ingegnere minerario; intorno a lui una figura lontana come quella paterna (non è la prima volta che i padri dei padri della patria ci appaiono piuttosto sbiaditi, confinati nel ruolo di semplici finanziatori dell'educazione dei figli), i fratelli, ai quali ha spesso qualcosa da insegnare nonostante la minore età, lo zio, la madre, e il lanificio, una presenza che col suo peso escluderà presto ogni interesse che non sia quello professionale per le pietre e i cristalli, la sola passione , questa, capace di dargli qualche conforto (p. 141) nei periodi di lontananza dalla famiglia
Le lettere della prima parte risentono perciò di una certa aridità intellettuale: più si fa lontano 11 '48 con le sue lezioni, i cui contenuti sono per Sella notoriamente antirivoluzionari e antifrancesi, e più si assopisce nel Biellese il bisogno di guardarsi intorno. Invano si cercherebbe nelle lettere del decennio 1849-59 un qualche cenno all'evoluzione politica e sociale del Piemonte o una qualche impressiono sul mutar dei tempi e dello opinioni; i soli problemi che tengono desta l'attenzione di Sella sono quelli della sua professione da una parte e quelli della ditta dalPaltra; né sulle sue idee ci è doto sapere qualcosa di più del generico consenso espresso alle posizioni del cavaliere Ernesto Ricnrtli,