Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO MASSIMO TAPPARELLI D' BIBLIOGRAFIA; AZEGLIO MASSIMO TAP
anno
<
1982
>
pagina
<
482
>
482
Libri e periodici
Buoi infatti esprìme sin dall'inizio apprensione per le attese che la politica balcanica della Russia poteva suscitare tra gli slavi del sud, con conseguenze fortemente negative per la compattezza del Vielvólkerstaat asburgico. Questa interrelazione tra crisi internazionale e problemi interni è sottolineata acutamente dalla Schop Soler, anche se nelle sue pagine, come pure in quelle della prefazione di Baumgart, appare troppo accentuata e sforzata l'analogia che si vuole proporre tra la situazione del 1853 e quella, profondamente diversa e caratterizzata da un ben più avanzato stadio di sviluppo delle nazionalità soggette d'Austria, del 1914.
Ma ancora più che all'importante, ma circoscrìtto, problema sud-slavo i governanti austriaci guardano con angosciato timore all'eventualità di una ripresa dell'iniziativa rivoluzionaria, stimolata dalla crisi europea e da possibili mutamenti dell'equilibrio continentale. Se un rapporto da Torino, già pubblicato da Valsecchi, descrive le speranze destate dalle prime complicazioni in Oriente negli ambienti dell'emigrazione lombarda in Piemonte, ancora più grave è il timore suscitato da una possibile ripresa dell'agitazione nazionale in Ungheria. La decisa volontà di arginare e contrastare la propaganda e l'azione delle forze rivoluzionarie, di qualsiasi segno esse fossero, costituisce l'autentico filo conduttore di tutta la condotta politica e diplomatica austriaca nel corso della crisi. Questo motivo, che ricorre con grande frequenza nella documentazione pubblicata, emerge con particolare pregnanza da una suggestiva lettera di Francesco Giuseppe a Federico Guglielmo XV di Prussia del 15 luglio 1853: è certo auspicabile scrive l'imperatore d'Austria un prossimo trionfo della croce sulla mezzaluna, ma non si deve dimenticare che la rivoluzione, e non l'impero ottomano, costituisce il più grave pericolo per la cristianità.
Dal dicembre 1853 i documenti austriaci mettono in evidenza un marcato, anche se non totale, avvicinamento asburgico alle posizioni delle potenze occidentali, determinato dalle difficoltà che incontrava l'azione di mediazione diplomatica di fronte all'intransigenza russa, dalla necessità di adeguarsi alla linea del Deutscher Bund e dal nesso posto dalla diplomazia francese tra politica austriaca in Oriente e politica francese in Italia.
Al momento della dichiarazione di guerra dei paesi occidentali alla Russia Buoi raccomanda un immediato intervento in guerra dell'Austria contro l'impero zarista, con un atteggiamento che la Schop Soler ritiene motivato da quella stessa preoccupazione per il mantenimento dell'equilibrio che aveva guidato la precedente condotta del ministro austriaco. Nella decisiva conferenza dei ministri che esamina il Vortrag di Buoi viene però deciso, sulla base soprattutto della scelta in tal senso espressa dall'imperatore, il mantenimento della neutralità. Questo contrasto di opinioni, già conosciuto attraverso le ricerche di Paul W. Schroeder e del quale viene qui offerta la documentazione completa, potrebbe aprire la strada a interessanti riflessioni sul meccanismo dei processi decisionali in materia di politica estera nella monarchia asburgica e dimostra il rilevante peso politico della volontà personale dell'imperatore. Francesco Giuseppe è motivato nel suo atteggiamento da moniti provenienti dagli ambienti militari sullo scarso grado di preparazione dell'esercito austriaco, ma soprattutto dal timore per una decisione che avrebbe isolato la monarchia asburgica dagli Stati germanici.
Dalle fonti pubblicate in questo volume ed è forse questa la più importante precisazione interpretativa che la lettura del libro suggerisce risulta quanto profondamente l'atteggiamento austriaco durante hi crisi d'Oriente sia stato condizionato dal problema dei rapporti con la Prussia e con gli altri Stati tedeschi. Questa dimensione germanica della politica asburgica nel corso della guerra di Crimea è sottolineata opportunamente anche nel saggio introduttivo della curatrice, il cui merito consiste non solo nell'accuratezza dell'edizione, ma anche nel suggerire una chiave di lettura dei testi fine e intelligente e quasi sempre persuasiva.
ANGELO ARA