Rassegna storica del Risorgimento

HEGEL GEORG WILHELM FRIEDRICH; MOTI DEL 1820-1821
anno <1983>   pagina <4>
immagine non disponibile

4
Vincenzo Pirro
come giacobini pericolosi, e intervenire con le armi là dove i moti costituzio­nali minacciano di reintrodurre il liberalismo alla francese, il liberalismo astratto o atomistico, che rende precarie le istituzioni e ingovernabili i popoli.5)
A suggerire allo Hegel politico questa interpretazione antiliberale e restaura-zionista dei fatti storici è pur sempre lo Hegel filosofo, il cui atteggiamento verso la politica del suo tempo non è separabile dalla critica da lui mossa al liberalismo e alla rivoluzione. Tale critica si inserisce in un quadro concettuale molto ampio e articolato, in cui Vhistoria rerum è sollevata al piano dell'asso­luto e tradotta in termini di filosofìa della storia .
Considerata sub specie idearum, l'Europa moderna appare allo Hegel distinta in due gruppi di Stati, quello dei paesi germanici e quello dei paesi romanici . I paesi germanici sono passati attraverso la Riforma e sono entrati nel regno della libertà, che è armonia di Religione e Stato, concilia­zione di morale e politica. I paesi romanici, invece, sono rimasti entro la vec­chia chiesa e pertanto conservano nella più remota profondità dell'anima la scissione e la soggezione , ovvero continuano a separare l'interesse reli­gioso da quello mondano, i doveri morali dai bisogni materiali, alienando in un principio esteriore la volontà personale. Grazie alla riforma protestante spiega Hegel , le nazioni germaniche hanno eretto a criterio di condotta l'obbedienza alle leggi dello Stato, eliminando ogni conflitto tra libertà e auto­rità, Chiesa e Stato. Al contrario, le nazioni romaniche, legate al cattolicesimo, vivono l'opposizione della coscienza alle leggi dello Stato, ed oscillano tra l'obbe­dienza passiva e il rifiuto dell'autorità, il dispotismo e il radicalismo.
Stando così le cose, secondo Hegel gli Stati germ anici-protestanti conoscono la stabilità politica, che deriva dal possesso dello spirito, dalla conciliazione dell'individuale con l'universale, della fondazione sicura dello Stato sulla reli­gione del dovere. Mentre gli Stati latino-cattolici sono in preda alla rivoluzione, che è il portato estremo della cultura intellettualistica, del pensiero astratto, della libertà individuale. La rivoluzione interviene in questi Stati perché in essi Costituzione e leggi non sono fondate sul diritto verace ed eterno; là, invece, dove regna la libertà della chiesa nuova , c'è tranquillità, perché è avvenuta la pacificazione della religione col diritto, del fine individuale col fine sta­tale.
Tra i paesi che hanno compiuto la rivoluzione con la Riforma e perciò godono di una tranquilla esistenza, Hegel colloca prima di tutti la Prussia; mentre tra i paesi agitati e infelici pone l'Italia, e ricorda come abbiamo già visto i moti del '20-21, per ribadire che questi sussulti estremi della Rivo­luzione francese dovevano fallire come in effetti fallirono, perché non accom­pagnati da innovamenti di religione . Per innovamento religioso Hegel in­tende quél processo spirituale di laicizzazione e mondanizzazione del divino, onde viene eliminato il contrasto tra l'eticità della Chiesa e la politicità dello Stato, tra coscienza sacra e diritto mondano. Questo processo, a suo parere, si è realizzato nei paesi protestanti e segnatamente in Prussia, dove la monarchia degli Hohenzollern incarna la libertà dello spirito, l'accordo armonioso della coscienza con il mondo. Non si è attuato, invece, nei paesi cattolici, come l'Italia, dove l'ulxbertà politica dipende dalla servitù religiosa, la violenza dello Stato è correlata alla violenza dell'individuo.
5) Ibidem.
6) Ivi, pp. 177-218.