Rassegna storica del Risorgimento

HEGEL GEORG WILHELM FRIEDRICH; MOTI DEL 1820-1821
anno <1983>   pagina <6>
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Vincenzo Pirro
ogni tempo della storia. Grazie alla nuova cultura storica o religiosa, conclude il Croce, il sentimento nazionale, operante poco o nulla nel moto costituzionale del '20-21, si riafferma, sostenuto dalla coscienza di un dettato divino, col carat­tere di una missione che al popolo italiano toccava di adempiere a gara con altri popoli o a guida di essi. 10>
Il filosofo, è evidente, trae partito dal pensiero hegeliano, ma utilizza anche spunti di origine mazziniana. È Mazzini, infatti, che si pone in termini espliciti il problema di oltrepassare i principi del 1789 e di fondare 1'* avve­nire sulla fede , la rivoluzione sul pensiero religioso. È Mazzini che rompe esplicitamente con la linea politica del 1820-21, quando dichiara che non c'è paragone tra le insurrezioni repubblicane della Giovine Italia e i moti monar* chici del '21, anzi tra quei che vorrebbero sommovere le moltitudini al grido di Dio e il Popolo e gli uomini illogici e timidi che dimenticavano Dio e tremavano del popolo, corre una immensa diversità .in II profeta del Risor­gimento italiano partecipa della stessa temperie culturale del filosofo Hegel, e con lui condivide l'idea di superare il momento della forza o della politica e di investire la coscienza religiosa di un popolo. Egli interpreta in Italia quel ruolo del riformatore religioso, del liberatore delle coscienze, che Hegel auspi­cava, ma che non riusciva neppure ad immaginare, dati i suoi pregiudizi sul carattere degli italiani.12)
Mazzini conferma e insieme smentisce le tesi hegeliane. Conferma la tesi che non vi può essere vera rivoluzione senza riforma religiosa, ma nega che i giochi della storia siano ormai fatti, che Dio abiti nella Germania di Lutero e di Hegel, e abbia abbandonato i popoli latini. Ribadisce che ogni ordinamento politico è sterile, se non è preceduto e sostenuto da un'opera ri generatrice, ten­dente a migliorare moralmente gli uomini, ma respinge l'idea che la moralità si incarni nello Stato. Riprende, infine, la critica all'individualismo settecente­sco e alla dottrina dei diritti, in nome dell'associazionismo e dell'etica dei doveri, ma non condivide il pensiero che il protestantesimo sia la religione universale, capace di iniziare l'Epoca nuova, di proclamare l'Umanità.
Croce, nel brano citato, non va col pensiero solo al Mazzini, ma anche e soprattutto al Gioberti e allo Spaventa, e più in generale al cattolicesimo liberale, purificato del veleno gesuitico, restaurato e conciliato con l'idea di progresso, coi frutti della rivoluzione e coi bisogni dei tempi, e all'idealismo filosofico, celebrante la ragione storica e immanente, liberato dagli antiquati principi illuministici e pacificato con la tradizione nazionale. In verità, il pen­siero spiritualistico e idealistico modificò la concezione e la pratica della poli­tica, non più giacobina e neppure costituzionale-municipalistica, ma nazionale, col Culto della nazione congiunto alla fede nella Provvidenza divina o nella Ra­gione storica.,3* Ora, non c'è dubbio che spiritualismo e idealismo siano tribu­tari alla filosofia tedesca, da cui hanno derivato, attraverso la Francia della Restaurazione, i concetti romantici di nazione, popolo, tradizione, Stato.
Li particolare, Gioberti e Spaventa devono a Hegel la scoperta del genio latino e del primato italiano. L'uno, infatti, trae le conseguenze dall'equa­zione hegeliana germanesimo-protestantesimo romanesimo-cattolicesirao, per af­fli) Ivi, pp. 223-224.
li) G. MAZZINI, Fede e avvenire, in S.E.I., voi. YI, p. 319 n.
) G. V. F. HBCBL, op. cU., PI. 179-180.
u> B. CROCE, op. ci*., p. 224.