Rassegna storica del Risorgimento

AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
anno <1983>   pagina <10>
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Raffaele Colapietra
Ovviamente, la nostra attenzione è colpita piuttosto dal brusco revirement sabaudo del Cappelli, che lo avrebbe sospinto ben presto in una carriera diplo­matica estremamente ortodossa e lealista, scala a più alte fortune, mentre il Persicbetti avrebbe ondeggiato ancora a lungo su linee protestatarie generica­mente anti-unitarie, prima di approdare anch'egli ad un confortevole assesta­mento notabilare.
E comunque, anche dalla cronaca del Rivera, i due più giovani amici (non si parla del modesto Pasqualucci) appaiono assai più sbiaditi del Nostro, e forse non soltanto a causa della sprezzatura caratteristica con cui egli li tratta, ma proprio per una riservatezza ed una incertezza di fondo circa le sorti della dinastia borbonica, che il Rivera si sente viceversa di abbracciare con fermezza e costanza, pur non celandosi la profonda disgregazione etico-civile che ne ratifica già storicamente la condanna.
È questo infatti, a nostro avviso, il risultato critico più considerevole che scaturisce dalla lettura di un testo che il Nostro volle, forse proprio per questo, serbare gelosamente presso di sé, facendolo confluire pressoché anonimamente nella biblioteca del nipote Luigi, senza che il Moscardi riuscisse ad averne sentore.
L'ambiente borbonico a Roma è quello torbido del Cosenza, corrotto del De Pascale, fatuamente borioso del Ricciardi, e questo a non parlare della me­schinità deprimente delle deputazioni provinciali e della stessa mediocrità pet­tegola e faccendiera che traspare da certi rendiconti ecclesiastici pur nell'atmo­sfera trionfalistica del Concilio.
Nulla di più istruttivo in proposito che affiancare l'ironico e spésso mor­dace commento del Rivera alla cerimonia del battesimo della principessa, che è un pò* il culmine, non soltanto scenografico, di tutto l'episodio, col resoconto commosso di Pietro Cala Ulloa3> pur tutt'altro che indulgente, com'è ben noto,4) nei confronti dell'emigrazione legittimistica.
Non crediamo, anche per non sottrarre troppo spazio alla rivista, di doverci soffermare ulteriormente nell'illustrazione di un testo che, come si suol dire, si commenta da sé, tanto nei suoi risvolti politici quanto soprattutto in quelli psicologici e di costume.
L'ambiente patriarcale ed arcadico della cospirazione , dell'indirizzo d'omaggio, del viaggio a Roma, la presentazione di quest'ultima, tradizionalisti­camente antiquaria ed al tempo stesso domestica e quasi paesana, la religiosità abitudinaria ed alla buona anche presso ambienti d'indiscutibile fervore catto­lico, le macchiette pungenti dei vari personaggi e l'atmosfera misteriosa che avvolge alcuni di essi ed alcuni episodi, come il convegno a Bocca di Leone e la gita a S. Paolo, gli interni familiari dei caffè, dei teatri, delle rosticcerie, e quelli agghiaccianti e scostanti dei grandi palazzi aristocratici di rappresen-
3) Un re in esìlio - La Corte di Francesco li Roma dal 1861 al 1870, Bari, Laterza, 1928, pp. 210-211: a La solennità del battesimo è riuscita magnifica, superando le nostre speranze e rendendo attonita la corte romana ... Ciò che rendeva splendida la solennità era il concorso di oltre 200 gentiluomini, accorsi di Napoli, e 52 dame, tre sole delle quali dimorano in Roma... E dire che il Re non ha voluto che fossero invitati i napoletani re­sidenti a Roma. Se lo avesse fatto, le stile di Palazzo Farnese non sarebbero state capaci a contenerli . Si direbbe che l'Ulloa ed il Rivera descrivano due episodi diversi!
4) Si veda in merito largamente e finemente l'introduzione di Gino Dona all'op. cit.