Rassegna storica del Risorgimento

AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
anno <1983>   pagina <13>
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G. Rivera e i borbonici aquilani 1
centro motore d'ogni azione, che pur facea premura d'aver persone di qualche riguardo. Colà si approvò la mia scelta e il Re medesimo per sua clemenza die segno di piacere ncll'esserne informato.
Gli altri scelti a tal uopo furono: Nicola Persichetti, Raffaele Cappelli e Augusto Pasqualucci.
Nicola Persichetti nato in Aquila nel 1849 dal cavalìer Eduardo, lasciò la patria in età puerile e fu ad educarsi in Napoli, pria particolarmente, poscia nel Real Collegio sopra S. Carlo alle Mortelle diretto dai PP. delle Scuole Pie.
Tornato nel 1863 compiè in Aquila il corso de' suoi studi e, deciso ad abbracciar la carriera forense, fu di bel nuovo nel 1868 a Napoli, donde tornò nelle ferie autunnali del seguente anno 1869. Profittò A.L. della breve perma­nenza che far dovea in Aquila il Persichetti per parlargli della circostanza, ed avutane accettazione promise fargli saper per lettera il momento in cui sareb-besi dovuto trovare a Roma. Rimaso in tale appuntamento tornavesene il Persi­chetti a Napoli verso la fin d'ottobre alla continuazione de' suoi studi.3)
Raffaele Cappelli nato in S. Demetrio ne* Vestini nel 1848 dal cavalier Luigi e da Ludovica de' baroni Franchi, venne fanciullo in Aquila ad educarsi, pria nel pubblico collegio diretto dai PP. Gesuiti, poscia nel Seminario e par­ticolarmente. Ebbe nel 1868 la licenza liceale a Napoli, e nella fine del medesimo anno andiè a Roma allo studio del dritto.
Tornato nelle ferie, stiè a S. Demetrio, e poco prima di riandare a Roma fermossi per pochi di ad Aquila in sulla fin di novembre 1869. In questa breve dimora fu richiesto da A.L. e, dato il suo consenso, ebbe istruzioni pel come e da chi dipendere a Roma.4)
3) Il Persichetti era stato alunno esterno delle scuole del seminario, avendo per in­segnanti il Franceschelli e l'Aloisio fino alla chiusura disposta nel 1865 dal ministro Natoli, che lo aveva indotto a proseguire fino alla licenza liceale un corso privato d'istru­zione. Laureato in giurisprudenza a Napoli nel 1870, autore nel 1875 di un Dizionario di pensieri e sentenze che andrebbe opportunamente rivisitato , fu nominato nel 1889 ispettore per i monumenti degli scavi d'antichità nel circondario di Cittaducale, il che Io spinse al una collaborazione intensa alle Notizie degli scavi e soprattutto ad una impor­tante attività di topografìa storica nella zona (La via Salaria viaggio archeologico, 1892; Alla ricerca della via Caecilia, 1898; La via Salaria nel circondario di Ascoli Piceno, 1904). Promotore fin dagli anni ottanta dell'erezione del monumento a Sallustio, presidente della Giunta di vigilanza dell'Istituto Tecnico, socio nel 1904 e deputato di storia patria nel 1910, morì a Roma il 29 gennaio 1915.
*) Dopo la a parentesi borbonica, il Cappelli, a differenza dei suoi colleghi nel­l'episodio di cui stiamo occupandoci, abbracciò senza riserve la causa sabauda. Addetto alle ambasciate di Londra e di Vienna, e segretario in quella di Berlino, deputato della natia S. Demetrio ininterrottamente dal 1880 al 1919, per meno di un mese, nel giugno 1898, ministro degli esteri nell'ultimo gabinetto Di Rudinì, vicepresidente della Camera nel 1909 e senatore nell'ottobre 1920, il Cappelli legò il suo nome all'affare Nasi, in cui fa relatore, e soprattutto alla presidenza della Società Geografica e di quella degli agri­coltori italiani, che lo condusse a presiedere l'Istituto internazionale dell'agricoltura ed a stendere nel 1910 un'apprezzata relazione sull'Abruzzo e Molise nell'ambito dell'inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e nella Sicilia. Mori a Roma, nel palazzo di famiglia a Ripelta a cui ai accenna anche nel nostro testo, nel
giugno 1921.
5) J)i famiglia originaria di Barete, con Filippo trasferitasi all'Aquila a metà Set­tecento, e precisamente nella grande casa con arco dei Ricci di Montereale, integrata e strutturata da Massimo Vastarini e Domenicantonio Colantoni, il Pasqualucci non ha sostanzialmente più parte nelle vicende pubbliche aquilane tra Otto e Novecento. Di lui,