Rassegna storica del Risorgimento
AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
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1983
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pagina
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15
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G. Rivera e i borbonici aquilani 15
nascere una Principessa? Vi si dovea pensare, e perciò, modificando il già detto, ne formai un altro a ciò adatto, che è questo:
Sire, il fausto avvenimento della nascita della Real Principessa ha colmato di gioia i cuori de' fedelissimi sudditi del 2 Abruzzo Ulteriore. Maria Cristina la Beata non potea non essere esaurita dall'Eterno. Ella ha pregato ed è stata concessa a suo figlio una bambina, la quale, come l'aurora precede il giorno, precederà il Reale Erede al Trono. Sire, le pene del decenne servaggio sono state raddolcite dall'annunzio del Real nascimento. È questo un preludio di una nuova felicità per l'Augusta Casa, di pace e prosperità pel Nostro Paese. Iddio ci die tristi giorni ma par che ora placato voglia consolarci; incomincia dalla concessione della Real Prole per ridonarci la nostra autonomia, le nostre leggi, il nostro Re. Sì, Iddio vive, e vive per la protezione de' buoni e per la punizione de' malvagi. Se la nequizia par trionfi temporaneamente, non avrà certo il trionfo. S'affretti l'ora del disiato riscatto onde i sudditi ormai affranti ecc. ecc. .
Concertate in tal maniera le cose, si attendeva il momento. Notizie varie venivano da Roma, ora si faceva vicinissimo, ora si credeva ben lontano. Il Cappelli partiva pe* suoi studi attendendo là ogni accordo, io restava in attenzione.
Intanto, per non dar sospetti con improvvisa partenza, spargeva voci di partir per Roma in occasione del Concilio Ecumenico Vaticano che aprir do-veasi a' di 8 Dicembre. L'ora sempre più accostavasi, ed il sig. L. mi dava istruzioni del come comportarmi nella missione.
M'indirizzava innanzi tutto al Barone A.C. da cui dovea in tutto dipendere. Ninno però dovea conoscere la mia conoscenza di questo tale, ne de' miei colleghi di spedizione ne degli altri che in Roma conoscessi e vedessi. Esternamente far conoscere di dipendere dal sig. Luigi de Pascale.6)
Era questo un uomo nato in umilissimo stato in Prezza, distretto di Sulmona. Avviato agli studi, batté la carriera legale e divenne patrocinatore. Dotato d'ingegno insieme e di perversità, seppe con mezzi leciti ed illeciti acquistar qualche fortuna. E, credendosi uomo di riputazione, pretendeva nel periodo costituzionale del 1848 esser eletto a Deputato del Regno. Compromessosi perciò, dovea ricever condanna nel cambiamento politico che seguì. Ma la protezione di Niccolò Dommarco intendente della Provincia gli ottenne grazia sovrana. Mostrandosi così grato e ligio al Re ottenne di poi l'impiego di consigliere d'intendenza. E ostentava attaccamento al Governo col tiranneggiare i suoi nemici paesani e dare sfogo a vendette private. Caduto il Borbone nel 1860, egli fu costretto ad esulare non per politiche faccende ma perché processato per truffe. Ritrovatosi a Roma ed immischiatosi con la emigrazione politica, seppe tanto maneggiarsi da esser tenuto per uno de' capi e de' più considerati di questa. Il Re lo tenea in buon concetto (almeno così mostrava), gli avea affidato
6) Si tratta senza dubbio del barone Achille Cosenza, torbido organizzatore di una insurrezione borbonica a Napoli nella primavera 1862, in carcere dall'aprile dello stesso anno all'ottobre 1863, allorché riuscì ad evadere ed a rifugiarsi a Roma, dove aveva ripreso la trama di complotti più o meno immaginari, in contatto tra l'altro, fra i personaggi del nostro testo, col duca di Popoli, e subendo, nell'aprile 1864, un clamoroso furto nella suo abitazione di via Felice (l'odierna via Sistina, da tenersi presente per successive indicazioni del Bivera) ad opera di suoi concorrenti e rivoli nella squallida atmosfera della emigrazione borbonica.