Rassegna storica del Risorgimento
AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
anno
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1983
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pagina
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16
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Raffaele Colapietra
1 incarico di ordinare la biblioteca, e lo avea spesso a suo fianco. Egli si spacciava come barone, non so se per concessione del Re o per essersi fatto creder tale.
Avea di più vissuto per lo addietro vita lasciva; avuto commercio con la donna di un suo compare per nome Loreto Yillapiana, avea dato occasione a ricorsi alle autorità civili ed ecclesiastiche. Stabilitosi a Roma chiamo a sé la sua amasia che fé creder sua sorella; ed il povero compare la seguì per essere condannato a continuo oltraggio. Uomo di tal sorta, degno di tenersi lontano da ognuno, era avuto in tanto pregio da stare a fianco di ragguardevoli persone.
) Di Luigi De Pascale o Di Pasquale, un'altra figura ancora più caratteristica della degenerazione etico-politica dell'emigrazione borbonica, forniamo una tarda ma significativa biografia apparsa nella Gazzetta di Aquila 28 ottobre 1882 in occasione delle prime elezioni generali a suffragio allargato.
UN AGENTE ELETTORALE Avventurosa Prezza!
Sia superba di avere dato i natali a Luigi di Pasquale alias Barone di Villapiana, che in questi giorni instancabile ed irrequieto percorre tutte le città, tutti i comuni, tutti i villagi del secondo collegio della nostra Provincia per schizzare tutto il suo veleno contro l'onorevole commendatore Benedetto Capponi! Ne inventò di tutti i colori. Si disse da alcuni che fosse un invitato dell'Angeloni e del Tedeschi, di cui glorifica i nomi, ed esalta le candidature; ma noi non possiamo credere che il di Pasquale, quel vecchio arnese di reazione, aia stato chiamato a tale ufficio da chi si dice liberale e progressista per sovrappiù.
Ma perché gli elettori non si stieno sotto l'incubo delle parole di quest'uomo, vale ben la pena di ricordare loro chi sia costui, che colla sua bava vorrebbe, ma invano, insudiciare il nome intemerato di Benedetto Capponi.
Non parleremo delle sue prime tresche perché le sono cose a tutti note; né parleremo neppure del grande compiacimento di una perla di marito, il quale dopo essere stato bene acconcio della pelle, che poco mancò non se ne andasse ad ingrassare le rape, ai ebbe la sventura e l'onta di vedersi cacciato dall'egregio D. Gigetto dal letto nuziale, ed involato ben anco il titolo di barone; taceremo di una quietanza di dote sottratta da D. Gigetto dalle casse di un defunto, per cui quella dote dovette essere nuovamente pagata, reclamandone D. Gigetto la partecipazione ; ma tacere non possiamo delle sue prodezze, di cui egli stesso fece ampia esposizione al signor Gaetano Caputo giudice della R. Corte Criminale di Aquila, quando il giorno 14 gennaio 1855, creduto liberale, Luigi de Pasquale era detenuto in carcere.
Affrettiamoci però a dire che di quel peccato fu tosto riconosciuto innocente, che il Longobardi allora ministro di grazia e giustizia di quella bell'anima di Ferdinando II colla data di Napoli 10 maggio 1854, spediva il seguente rescritto al Procuratore Generale del Re presso la R. Corte criminale di Aquila.
a Sua Maestà (D.G.), in data degli 8 corrente da. Caserta, si è degnata comandare che ria abolita l'azione penale contro D. Luigi de Pasquale, imputato di reati contro lo Stato presso codesta Gran Corte. Nel Real nome lo comunico a Lei per lo adempimento, attendendomi riscontro di recezione .
Ma come mai questo fiore di borbonismo potè credersi fosse impeciato di liberalismo?
Per una lettera che egli aveva scritto il 30 marzo 1848 e che venne poi pubblicata il 29 aprile seguente sul giornale costituzionale dell'Intendenza L'Aquila.
<c verissimo, dice D. Gigetto, nel suo interrogatorio, che io scrissi la lettera esibitami, e poiché tutto il mio carico poggia sulla interpretazione data alla stessa, cosi credo di non potere meglio chiarire il vero senso òhe rannodandola a tutti i fatti della mia vita politica .