Rassegna storica del Risorgimento

AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
anno <1983>   pagina <17>
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G. Rivera e i borbonici aquilani 17
Questo era incaricato di presentare la nostra deputazione al Re; e benché io dovea conoscere il Barone A.C. al cui parere uniformarmi, pure, dovendo restar occulta questa conoscenza anche al medesimo De Pascale, dovea far mostra di stare ai detti di questo come gli altri soci inviati.
Venne finalmente l'avviso preciso, e fissai la mia partenza pel di 11 di­cembre. Mi concertai col Sig. L. riguardo al come dovermi comportare durante il viaggio, mi congedai con gli amici e giunsi al giorno stabilito.
E tutti i fatti della sua vita politica ei consacrò in un'autobiografia di 22 pagine di­visa in cinque paragrafi.
Nel 1, discorre della sua condotta e dei servizi resi prima del 1848; nel 2 della sua condotta e dei servizi interessanti da lui resi dal 29 gennaio 1848 fino al fausto ritorno del desiderato antico regime (sic). Questo 2 paragrafo è diviso in due periodi, nel primo dei quali parla di sé nei fatti anteriori al 15 maggio e nel secondo dei fatti posteriori a quel giorno.
Nel 3 paragrafo espone la sua condotta ed i suoi servigi dopo il ripristinamento dell'ordine (sic)} nel 4 narra della sua perquisizione e del suo processo; il 5 finalmente è una breve conclusione.
Il De Pasquale in questa autobiografia con 82 articoli ci dimostra come fosse stato sempre spietato nemico di tutti i liberali e quanto in lui sia radicata la fede del borbonismo.
Da questa sua Autobiografia, e propriamente dal N. 32 fino al N. 46 chiaro risulta ohe egli fu l'ordinatore della famosa reazione della sanguinosa strage di Pratola dei 7 maggio 1848, di cui s'intrattenne la Camera napoletana nella seduta del 3 agosto di quell'anno stesso.
E perché le nostre asserzioni non possano menomamente essere smentite trascrive­remo le parole stesse dell'illustre barone di Villapiana, che tale vuole essere.
32. Fra i tanti che venivano a consultarmi sul da farsi nell'interesse della buona causa, eranvi dei contadini di Pratola cbe poscia furono i capi del movimento del 7 mag­gio. Lagnavansi perché vedevano vilipeso il sacro nome del re, sostituite le nappe trico­lori alle rosse, malmenati, se per poco volevano servirsi delle seconde ecc. Risposi loro che gridassero pure: Viva il Re! che si ornassero delle nappe rosse, cbe si allontanassero dal servizio della Guardia Nazionale e che nulla temer dovevano dai demagoghi .
Ed a testificare della verità di questi fatti indicava un Luigi di Ciocci a fu Silverio ed un Crescenzo Panella ambedue di Pratola.
a 33. Ai 7 maggio io mi recai in Pratola alle ore 22; buoni contadini insorsero nel vedere maltrattato un compagno sol perché andava fregiato di nappa rossa. Fuvvi un conflitto colla peggio dei Galantuomini. Circa le ore 24 festeggiato ed accompagnato da centinaia di contadini colle parole Ecco il Signor nostro! mi restituii in Prezza. Prima però di lasciar Pratola ai contadini riuniti avanti la Chiesa della Madonna della Ubera, ripetei ciò che prima io aveva fatto sentire ai suoi Capi, cioè che proseguissero a fregiarsi di nappe rosse e gridare: Viva U Rei ed a stare forti ed uniti, aggiungendo che dovevano essere memori dei benefici ricevuti da S.M. che nell'anno precedente aveva abolito il dazio sul macino e diminuito il prezzo del sale .
Ed a testificare di tali fatti invocava una lunga filsu di testimoni.
Sia lieto l'onorev. Capponi, anzi vada superbo di avere un tale denigratore della sua candidatura; ma possono gli onorevoli Angeloni e Tedeschi vantarsi di avere un Cugino e Zio rispettivo come Luigi de Pasquale a sostenitore della loro? Se così fosse bisogne­rebbe concludere che non sono certo in prospera condizione quei candidati che hanno bisogno di un puntellarsi ad un Luigi de Pasquale Barone di Villapiana...! ! !
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